La sposa di Varese avrebbe ucciso il marito versandogli stricnina in un piatto di gnocchi

La sposa di Varese avrebbe ucciso il marito versandogli stricnina in un piatto di gnocchi i Ss in ses in carcere respinge le accuse; a Sona innocente!» La sposa di Varese avrebbe ucciso il marito versandogli stricnina in un piatto di gnocchi Il fatto accadde nel settembre scorso - L'uomo, trentaduenne, fece una fine tremenda - Spirò gridando: «Muoio, muoio! Non mi posso più muovere! » - Si pensò che fosse stato stroncato da una bevanda ghiacciata - La donna ha 29 anni: il giorno prima del delitto avrebbe avvelenato il proprio cane - E' stato uno dei fratelli della vittima a denunciare la cognata, ora imputate, di omicidio aggravato dal veneficio (Dal nostro inviato speciale) Varese, 15 gennaio. Una donna di ventinone anni ò stata arrestata per ordine della magistratura sotto l'accusa di avere ucciso il marito avvelenandolo con la stricnina. Si chiama Rosalia Toaldo, è di Castclbelforte (Mantova). Piccola e magra, porta gli occhiali e un busto perché da anni si lamenta di dolori alla schiena. Chi la conosce la descrive bruttina, di carattere chiuso e altero. ' Il marito, pare fosse il contrario di lei: simpatico, gioviale, forte, aitante. « Un gran lavoratore t, dicono i vicini di casa. Era di Vicenza, si chiamava Tullio Feltrin e aveva trentadue anni. Per molto tempo ha lavorato come « stagionale > in Svizzera, ma da qualche mese si era impiegato in una fabbrica di Giubiano, vicino a Varese. L'uomo è stato avvelenato con una forte dose di stricni na che gli è stata versata in un piatto di gnocchi a. mezzo giorno dell'11 settembre scorso. Ha fatto una fine tremenda, mordendosi le labbra, cercando invano di disserrare i denti, gridando «Muoio, muoio! Non mi posso più muovere! ». Ha urlato per venti minuti; poi, mentre il parroco gli dava l'assohizionc, è spirato nella cucina dell'alloggio dei suo ceri, al pianterreno d'una casetta all'estremo limite d'una frazione di Varese che si chia ma Bobbiate, in via Bezzecca n. 12. - In quella casa Tullio Feltrin era andato ad abitare nel 19S6, quando si sposò con Ro salia Toaldo. Per anni sembrò un matrimonio come tutti gli altri: marito e moglie parevano andare d'accordo, forse anche perche lui aveva cominciato a fare lunghe assenze per il suo lavoro in Svizzera. Ora la gente pensa che avesse deciso di stare lontano da casa perche la moglie non gli si mostrava molto affettuosa. Ma sono cose che si dicono adesso, quando tutto sembra chiaro. Prima, la gente si era abituata a quello strano ménage, strano perché ne faceva parte anche una terza persona, Olga Gandini di hh anni. che a Bobbiate chiamano « Olga la bionda ». Altro tipo singolare. Vive sola (un fratello è in sanatorio) in via Daverio Ufi, cioè proprio sull'altro lato della grande piazza della frazione. Fra la casa di Olga e quella di Rosalia c'è un vasto prato e una chiesa finita da qualche anno che domina gli edifici bassi allineati intorno alla piazza. In quella chiesa le due andavano spessissimo insieme. Quando uscivano si recavano a casa di Olga, oppure a spasso, a Varese a far compere, al cinema. Due amiche. Olga Gandini, una donna rtaijmodi energici, dai capelli roi.-\sicci, il volto magro, lavorava in un calzaturificio di Varese. La Toaldo non faceva nulla a causa del mal di schiena. Ma il marito guadagnava'bene; ùltimamente si era compralo l'auto — una «.600 » — per andare e venire dal lavoro. Il 10 settembre scorso, quattro mesi fa, gli muore improvvisamente la cagna, di nome « Lupa ». Lui non c'era. Una vicina di casa, la signora Udinella Novcnta, vede Rosalia Toaldo dar da mangiare alla bestia alle 10,30. Alle 11 sente il cane che abbaia disperatamente. Esce nel cortile, scorge la bestia che si dibatte a terra davanti alla cuccia. « Lupa » si morde le labbra. Gli ultimi guaiti le muoiono in gola, non possono uscire dai denti stretti, inchiodati. La donna si impres- stona, ma la morte d'uti cane si dimentica presto. Il mattino successivo, poco dopo mezzogiorno, la Noventa ode altissime grida scendere dal primo piano di fronte, do ve abitano i Feltrin, proprio sopra l'alloggio della famiglia Toaldo. Esce nel cortile, c'è gente sui balconi, la voce di Tullio Feltrili è la più forte di tutte: sono gemiti paurosi. La Noventa corre fuori a cercare aiuto. Da un negozio vicino, una panetteria, si telefona al medico. Non c'è. Ne chiamano un altro, il dottor Castellino Viene avvisata anche la « Croce Rossa t e di l'i a qual che minuto arriva un'ambu lanca. Agonizzante, il Feltrin viene portato nel cortile e mentre stanno per caricarlo sul l'auto giunge il prete. Il pove ro Feltrin si dibatte negli ul timi spusimi, è violaceo, si stra zia le labbra. Il parroco dice: «Non vedete che sta finendo? ». Lo benedice e Tullio Feltrin muore. Il corpo viene riportato in casa. Arriva il dott. Castellino. Nella camera ci sono le co- gnate Maria e Vittoria, i cognati Edo e Vittorino, ci sono anche due donne pietose che si sono offerte di vestire il morto. Ma la moglie non c'è E' seduta in una stanza vicina e non vuole vedere il ma rito. Ripete: «Potessi morire anch'io ». Ma adesso i testimoni ricordano che non una lacrima usciva dai suoi occhi Il medico guarda il cadavere, vede che è violaceo. Ripete: « Non capisco, non capisco » Lo visita a lungo. Gli viene detto che il Feltrin aveva be vuto dell'acqua ghiacciata pre sa dal frigo, che forse era sta- jr0 quello a fargli male, a pro\VOcargli una congestione. La visita dura a lungo. Si tenta anche di aprire la bocca del morto, ma nessuno ci -riesce. La. fine viene attribuita, a pa ralisi cardiaca. Quando il medico esce, il ca dovere viene vestito. La mo glie, nuovamente invitata vederlo, si ferma sulla soglia della stanza e rifiuta di entrare. Anche questo viene, notato, ma si pensa che la donna sia talmente scont;o»a da non a a l a a ni contro di lei. avere il coraggio di guardare quel letto. Il giorno dopo si fanno i funerali: c'è molta gente e naturalmente anche i parenti del Feltrin, che abitano presso Luino, a Germignaga. Il padre di Rosalia Toaldo, Giovanni, che voleva bene al genero come a un figlio, si avvicina a uno dei fratelli del morto, Bruno, e gli dice: «Poveruomo, l'altro giorno il suo cane e ieri lui, allo stesso modo! :». Questa frase sconvolge il giovane che ne parla coi suoi e scrive un biglietto al Procuratore della Repubblica di Varese: «Ieri è mancato mio fratello, il giorno prima era morto il suo cane ». Il biglietto dà il via a una discreta indagine: il dottor Bagnato, sostituto Procuratore della Repubblica di Varese, assume personalmente l'iniziativa dell'inchiesta e chiama a collaborare con lui il dottor Falzone della questura e il maresciallo Ste fano della squadra di polizia giudiziaria dei carabinieri. Viene interrogata Rosalia Toaldo, che ripete la versione dell'acqua ghiacciata. E' an che interpellata la vicina di casa, che aveva visto morire il cane e il giorno dopo il Feltrin: i sintomi che la donna descrive sono impressionanti per la loro identità. Non ri mane che esumare i resti del Feltrin dal cimitero di Masnago, dove fu sepolto, e quelli della bestia. Il prof. Bossi, dell'Istituto di medicina legale di Varese, fa l'autopsia: stricnina — dice — stricnina in dose massiccia, sia per l'uomo che per l'animale. Una dose simile non viene prescritta da ?iessun medico per un malato: si fanno ac certamenti, si scopre che uno della famiglia Toaldo aveva acquistato un veleno contro i topi a base di stricnina in un emporio di viale Magenta: do veva servire per ripulire la stalla dai roditori, invece era finito nella zuppa per il cane e nel piatto di gnocchi per Tullio Feltrin. La scoperta accelera l'inchiesta. Lunedì Rosalia Toaldo viene portata in gran segreto a Varese in stato di fermo, La gente di Bobbiate comincia a sospettare qualcosa, ma nessuno parla ancora. Ieri pomeriggio anche Olga Gandini è convocata per essere sentita da! magistrato. Alle 20,30 i dott. Bagnato spicca il mandato di cattura contro Rosalia Toaldo sotto l'accusa di omicidio aggravato dall'uso del veleno. La donna nega, ha sem pre negato e continua a negare anche se le prove sembrano vldqm Stamattina verso le 11 a va a Bobbiate la Gain l'avevano lasciata uscire, dentementc aveva detto quello che sapeva. Si c in casa (da qualche fi^p* con lei anche il fratell.ig messo dal sanatorio) e nefj ..e verso mezzogiorno per salire su un'auto guidata da una dolina: pare che la destinazio- ne fosse Milano. Di lei non s'è più saputo nulla qui a Varese: anche il fratello è partito con lei. In casa dei Toaldo è inutile andare a bussare. Sono brava gente, contadini che lavorano duro, padre, madre e sei figli (due donne sposate, due ragazze e due uomini, più la Rosalia in carcere con (niella tremenda accusa) che non sanno rendersi conto di una cosa del genere. Sembra loro impossibile che quel matrimonio, nato da un incontro in una sala da ballo di Grantola, sia finito con Rosalia in carcere e suo marito morto avvelenato coni" Tino Allevi, la vittima del bitter, e come la sua povera cagna lupa. Giuseppe Del Colle Rosalia Toaldo, accusata d'aver avvelenato il marito Olga Gandini, amica della donna arrestata (Tel.) Tuliio Feltrin, la vittima