Il patrimonio artistico dell'Italia affidato a una esigua schiera di custodi mal pagati

Il patrimonio artistico dell'Italia affidato a una esigua schiera di custodi mal pagati Un tempo i nostri musei erano ben sorvegliati Il patrimonio artistico dell'Italia affidato a una esigua schiera di custodi mal pagati In tutto sono 1815 e guadagnano in media 60-70 mila lire al mese - Non pochi di essi, reclutati subito dopo la guerra, si sono dimostrati impreparati al delicato incarico - Se si vogliono risparmiare alle nostre opere d'arte nuove dolorose lacerazioni, occorre affidare i nostri musei ad un personale più numeroso e meglio selezionato (Nostro servizio particolare) Roma, 14 gennaio. Milleottocentoquindici persone formano l'esiguo esercito di custodi ai quali é attualmente affidato il patrimonio artistico dell'Italia, dalle gallerie ai musei, dalle pinacoteche alle zone archrologiche e monumentali. Questo personale, dipendente dalla Direzione generale per le antichità e le belle arti, è articolato in una gerarchia che dà sufficientemente l'idea dell'inadeguatezza di un servizio cosi delicato e spiega le circostanze che hanno accompagnato gli sfregi ai ventitré capolavori della Galleria degli Uffizi a Firenze. 1 tesori d'arte, che appartengono allo Stato e costituiscono uno dei patrimoni essenziali dell'Italia, sono vigi- lati in lutto il territorio nazionale da quindici custodi capo, ottanta custodi principali, trecentosettanta primi custodi, milletrecentocinquanta custodi e guardie notturne. Non si tratta, come ognuno vede, di un personale ragionevolmente proporzionato alle funzioni che deve assolvere. Inoltre non sono ben pagati: in media non superano le 70 mila lire quando non sono 60. Un tempo i musei e le gallerie erano vigilati sufficientemente ed ogni tentativo di furto, di manomissione, di sfregio, poteva essere, nella (laggior parte dei oasi, prevenuto o stroncato. I custodi avevano un livello culturale medio, parlavano alla meglio qualche lingua straniera, sentivano l'importanza del compito loro affidato, sapeva no imbastire conversazioni con i visitatori. Avevano una divisa piena di dignità, un ber retto, fregi secondo i gradi risvolti di velluto amaranto alla giacca, guanti bianchi Tutto questo finì con gli sconquassi della guerra. Musei e pinacoteche si chiusero; molti capolavori furono asportati dai nazisti: altri vennero na scosti in rifugi sicuri; perfino i cavalli della Basilica di San Marco a Venezia presero la via delle Marche e finirono in una grotta ad Arquata del Tronto. Terminata la guerra, quan do il nostro patrimonio arti stico fu riorganizzato, si dovettero reclutare nuovi custodi. Le preferenze andarono a feriti, mutilati, invalidi e re duci. Altro personale fu tro voto fra uscieri e commessi di ministeri che vennero smobilitati, come quello dell'Africa italiana, o di enti che non avevano più ragione di sopravvivere. Ne risultò un manipolo di custodi non preparati all'enorme responsabilità che dovevano sostenere e caratterizzati da una'coscienza del proprio compito piuttosto scarsa. Con questo non si vuol dire che il personale dei musei sia in generale degno di biasimo. Tutti cercano di migliorare sotto lo stimolo dei sovrintendenti; camminano regolarmente su e giù per le sale o per gli altri locali cui debbono badare; ma a poco a poco prendono troppa dimestichezza con le statue, i quadri, gli affreschi, i monumenti; finiscono per considerarli famigliarmente, come oggetti di casa propria. Comunque vadano le cose, i custodi, che esplicano le loro finizioni disarmati, non bastano, per il loro così scarso nu\mcro, ad un'efficiente difesa doa dei nostri tesori d'arte. Se così non fosse, l'altro giorno, alla Galleria degli Uffizi, non sarebbe stato possibile lo scempio di tanti quadri disposti in un numero ragguardevole di sale, ove il guastatore ha potuto agire indisturbato col suo arnese di metallo. La Galleria d'arte moderna di Roma ha sessantasette sale e dieci custodi, dei quali due 0 tre quotidianamente assenti per disturbi e malattie dipendenti dalla loro invalidità. In pratica ogni custode deve sorvegliare dicci sale ed è nell'impossibilità di badare a quanto fanno i visitatori, i quali in alcuni giorni entrano senza pagare il biglietto. La Galleria Borghese ha un custode per ogni paio delle sue ventisette sale. La Galleria degli Uffizi con una cinquantina di sale di spone di ventidue persone, comprese lineile addette alla vendita dei biglietti e al'.: toilette. I custodi fanno sette ore di lavoro, ma si assentano generalmente a turno per una rapida refezione. Questo accade proprio nell'ora critica dei musei, fra mezzogiorno e le due, quando i visitatori sono pochi e gli eventuali guastatori possono essere spinti dalla scarsezza del pubblico a compiere 1 loto atti vandalici. Adesso il personale di sorveglianza si sta battendo per ottenere sei ore di lavoro, come gli impiegati. Se questo accadrà, potranno forse essere eliminati la refezione e i pericoli che. essa comporta. Recentemente è stato bandito un concorso dal ministero della Pubblica Istruzione per il reclutamento di nuovo personale, in seguito alle continue segnalazioni, le preoccupazioni e — si potrebbe dire — i presaci dei sovrintendenti. Si à richiesta per titolo di studio la licenza elementare. Sono slati cosi immessi nei musei duecento nuovi sorveglianti, un'altra pattuglietta dell'esiguo esercito di cui s'è detto. E' augurabile che i nuovi custodi, tutti giovani, non siano contagiati dall'atmosfera di lassismo che può rendere la loro categoria scarsamente efficiente. Ma soprattutto è doveroso che le autorità provvedano a tutelare il nostro patrimonio artistico affidandone la custodia ad un numero sufficiente di sorveglianti, a gente valida, reclutata con esami rigorosi, dotata di un minimo (ti cultura che la metta in grado (li assolvere i pro.pri compiti con dignità e conisapevolezza. Se si vogliono risparmiare alle nostre opere d'arte nuove dolorose lacerazioni, occorre insomma che con nuovi reclutamenti esse siano affidate ad un personale più numeroso e selezionato. Arnaldo Geraldini

Persone citate: Arnaldo Geraldini

Luoghi citati: Africa, Arquata Del Tronto, Firenze, Italia, Marche, Roma, Venezia