Ergastolo all'assassino di Casale Il pubblico ha applaudito la sentenza

Ergastolo all'assassino di Casale Il pubblico ha applaudito la sentenza Uccise a coltellate per gelosia una ragazza di 14- anni Ergastolo all'assassino di Casale Il pubblico ha applaudito la sentenza Accolta la richiesta del P. M. che aveva sostenuto la premeditazione del delitto - L'imputato, dopo la requisitoria, aveva detto «mi affido al vostro buon cuore» - Ascoltando la condanna ha chinato il capo - I difensori ricorreranno in appello (Dal nostro inviato speciale) Casale, 14 gennaio. « Ergastolo » aveva detto oggi il P. AI. dott. Domenico lannelli, concludendo la sua requisitoria contro Giuseppe Randazzo « Ergastolo » ha detto questa sera il dottor Porta, presidente della Corte d'As ergenoucdidoRnusise di Casale, leggendo la Sen-'sltenza. Nel suo recinto, tra una \ discorta rinforzata di carahinie adi ro ne a, a a ti di a, s b o un a sa a ni to ri, Giuseppe Randazzo ha abbassato il capo e ?io)i ha avuto nessun'altra reazione, nemmeno al grido «bravo» e all'applauso partito dal pubblico. Ha ascoltato immobile il resto della sentenza. La giornata si era iniziata coti l'arringa dell'avv. Vittorio Beveria, patrono di parte civile di Luigi De Bello, marito della vittima Rosa Ancona. Egli aveva tracciato anzitutto la figura di Giuseppe Randazzo definendolo uomo manesco e incontrollato. « Quella ragazza finirà col mandarmi in galera », dice Randazzo ad Anna Fasullo. E' più d'un presentimento o d'una profezia, quello ò un proposi to. Lui sa benissimo che finirà in galera perché ucciderà Ro sa. Il 5 settembre, va nella casa degli sposlni sperando di trovare anche il marito, perché il suo piano e di uccidere tutti e due. Ma lei c sola, e unicamente contro di lei sfo ga il suo (iuore. E' un delitto prettamente premeditato, aveva affermato l'oratore, cioè deciso e organizzato in precedenza. E il motivo è nella concupiscenza da cui il suo animo è acceso. L'avv. Boverio aveva concluso per l'affermazione della responsabilità le gale dell'imputato, per la con danna alle pene di legge e al risarcimento dei danni. Lo aveva seguito il Pubblico Ministero dott. Domenico lannelli. Per due ore egli ha martellato la causa in tutti i suoi elementi. «Randazzo — ha cominciato il rappresentante della pubblica accusa — è violento, è manesco, è propotente. Lo affermano tutti coloro che hanno avuto che fare con lui. Contro questa figura abbietta di criminale si staglia quella mite e innocente di Rosa:». Il magistrato ha poi tracciato le altre figure del dramma: la madre Anna Fasullo che non volle recarsi a vedere il cadavere martoriato della figlia, e lo stesso De Bello che non ebbe il coraggio di ribellarsi a Randazzo, di affrontarlo per difendere la tranquilli tà della ragazza che aveva scelto a compagna della vita. « Perché Randazzo ha ucciso Rosa Ancona? » si e chie sto il dott. lannelli. Pazzo non e, anche se la difesa chiederà la perizia psichiatrica. La pri ma risposta al perché la dà lui stesso non rispondendo alla domanda. «Perché hai ucciso Randazzo, dimmelo e ti farò valida la risposta. Se veramen te, in questo delitto orrendo, ci fosse stata una causale, la vittima doveva essere Luigi De Bello che gli portava via la ragazza, non Rosa. Ma la causale è inconfessabile, ecco perché egli la tace. Anna Fa sullo la conosce, Vincenza Randazzo la conosce, ma tac ciono. Perché la causale i questa: è la passione di Ran dazzo per Rosa, la sua gelosia per il matrimonio, l'ira per le sue ripulse. Risulta da tutte le testimonianze degli Ancona attendibili perché hanno rac- CcomvadpZadqtupsappfe6ielaPagcdvctvrRdb1qslapppsistpsscolto le confidenze della povera Rosa. E ancora una volta devo additare due persone Luigi De Bello sapeva: perché non intervenne? Anna Fasullo sapeva: perché non interven ne? Se entrambi si fossero ribellati, se avessero agito come era giusto che agissero, la tragedia sarebbe stata evitata ». Per il magistrato non vi sono dubbi: Giuseppe Randazzo uccise per vendicarsi. Lo ha dichiarato lui stesso il giorno dopo alla polizia: t Ho ucciso Rosa per sfogare il livore che nutrivo verso di lei avendo sl,osa'o ^"'fli De Bello ed io disapprovavo il matrimonio» i Con questa dichiarazione è configurata l'aggravante dei motivi abbietti. L'altra aggravante contestatagli è quella della premeditazione. « Tutti 1 parenti — continua il dottor Zannelll — sapevano che Randazzo minacciava d'uccidere quel due ragazzi, che egli attuò il delitto come lo aveva premeditato. Scelse anche il sabato, l'unico giorno in cui poteva avere il permesso». « La decisione di ucciderli la presi il 1" settembre — confessò Randazzo alla polizia il 6 settembre. — Aspettai fino ieri perché ero impegnato nel lavoro ». «Lui decide — continua il Pubblico Ministero avviato alla conclusione —, sqeglle il giorno, sceglie le modalità per commettere il delitto. Contava d'uccidere due persone, ne trova una sola e massacra quel corpo di coltellate, senza pietà. E pietà non dovrete avere voi, signori giurati. Vi chiederanno le attenuanti generiche Randazzo non le merita. Per dodici volte colpì quella ham bina, una vita stroncata a 14 anni. Per lui la condanna è quella alla pena perpetua». Alla richiesta di ergastolo t stato aggiunto un anno di iso lamento diurno, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, la perdita della patria potestà, la pubblicazione della sentenza su «La Stampa». Di fronte a questa richiesta il compito della difesa si prospettava difficilissimo, addirit tura disperato. Tuttavia i due patroni, gli avvocati Dario Casalini e Franco Trebbi, non si son persi d'animo, e coraggio amente hanno affrontalo durissimo compito. Contrapponendosi punto per punto alla requisitoria, . essi hanno affermato che il delitto di Randazzo, per le stesse mo- il\ er si to o- il\dalità in cui fu eseguito, è da considerarsi d'impeto e non premeditato. E tale tesi hanno appoggiato con valide argomentazioni giuridiche. Analogamente si sono battuti per dimostrare che sebbene Randazzo desiderasse Rosa, i motivi per cui l'uccise non sono da considerarsi abbietti, ma passionali. E infine la loro battaglia è stata impegnata per strapparlo alla minaccia dell'ergastolo. « Vi chiediamo trent'anni, non merita di più. Il delitto è orrendo, siamn d'accordo, ma trent'anni è gin una pena che comprende tutte le colpe, e non uccide la speranza. Escludete le aggravanti, oppure concedetegli le attenuanti generiche ». E infine hanno formulato un'esplicita, rlcliirsta di perizia psichiatrica, giustificandola con lo stato psichico chiarissimamente alterato dalla forma ossessiva raggiunta dalla sua gelosia. « Randazzo, ha qualcosa da aggiungere? » Zia chiesto il presidente all'imputato. Egli si c alzato: « Mi affido al vostro buon cuore » ha mormorato. La Corte si è ritirata alle 17,1,0. Ne è uscita tre ore e mezzo dopo, avendo accolto in pieno le richieste, del P.M. lannelli. Il delitto di Giuseppe Randazzo è stato considerato aggravato dalla premeditazione o dai motivi abietti. Gli sono state negate le attenuanti generiche. Il presidente dottor Porta Ita letto: « Giuseppe Randazzo è condannato alla pena dell'ergastolo, inasprita da un anno di isolamento diurno, all'interdizione dai pubblici uffici, alla perdita dei diritti civili, della patria potestà e della facoltà di testare. La sentenza dovrà essere affissa negli albi pretori dei comuni di Casale e di Roccamena (Palermo), e pubblicata sul settimanale Il Monferrato di Casale e sul quotidiano "La Stampa" di Torino ». Sono aggiunti altri ventisei mesi per reati minori. I difensori avvocati Casalini e Trebbi hanno annunciato che si appelleranno. Giuseppe Faraci Giuseppe Randazzo, condannato all'ergastolo, mentre attende la sentenza ieri in Corte d'Assise a Casale