Sono ventitré i capolavori degli Uffizi sfregiati con un ferro da un maniaco

Sono ventitré i capolavori degli Uffizi sfregiati con un ferro da un maniaco Emozione e sdegno per II gravissimo episodio di Vivenze Sono ventitré i capolavori degli Uffizi sfregiati con un ferro da un maniaco Ieri mattina il custode ha scoperto altri otto dipinti deturpati oltre i 15 del giorno prima - Sono il « Mose » di Rosso Fiorentino; « La castità di Susanna » di Gregorio Pagani; « L'incoronazione della Madonna » di Lorenzo Monaco; il « Polittico a quattro pale » di Gentile da Fabriano; il « Martirio di San Maurizio » di Jacopo Pontormo; «La Sacra Famiglia» di Lorenzo Lotto; «La storia di San Nicola» di Ambrogio Lorenzetti e «Ritratto di giovane» di Bernardino de' Conti - Quando sarebbe avvenuto l'episodio, nelle 42 sale della Galleria vi erano soltanto 9 guardiani, all'incirca uno ogni 5 stanze - La polizia sospetta un giovane fiorentino, interrogato e poi rilasciato (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 13 gennaio. Eccoli qui, uno accanto all'altro come feriti ricoverati frettolosamente in un ospedale, i capolavori degli Uffizi che ieri sono stati sfregiati dalla- mano di un folle. Li hanno raccolti tutti in un'unica grande sala, la quarantaduesima della Galleria, appoggiandoli alla bell'e meglio alle pareti come si fa durante i traslochi. Sopra, all'altezza giusta, sono appesi regolarmente altri dipinti, altri capolavori, perfetti, intatti; sotto, loro, i « colpiti ». Convocati dal Sovrintendente alle Belle Arti Ugo Procacci, giornalisti e fotografi parlano a bassa voce, proprio come si fa in corsia di fronte ai malati gravi. Qualcuno si china per osservare da vicino gli sfregi e i fori lasciati dall'og getto acuminato. Nel trittico di Ambrogio Lorenzetti la figura barbuta e maesto sa di S. Procolo è stata col pita all'occhio sinistro: tre sfregi piccoli ma profondi, cattivi, che cancellano in teramente iride e pupilla; anche l'immagine di S. Mat teo in un trittico di Bernardo Daddi, è stata deturpata alla stessa maniera; questa volta l'occhio colpito è il destro, ma la « ferita » i identica. Evidentemente da vanti alle figure imponenti dei grandi santi lo sfregia tore è stato mosso sempre dalla stessa molla perver sa: colpire agli occhi. Nei nudi femminili la natura morbosa dell'attentatore si manifesta anche più chia ramente: la donna sdraiata della Allegoria del pittore mantovano Lorenzo Leonbruno, la Leda del Pontor mo, la corpulenta Venere di Jan Lys sono colpite al l'inguine con la stessa sadica precisione. Purtroppo le opere detur paté non sono quindici co m'era stato annunciato ufficialmente ieri sera, bensì ventitré. Infatti alle nove di stamane il custode che com piva il regolamentare giro d'ispezione prima dell'apertura della Galleria, giunto di fronte al Mose di Rosso Fiorentino si è fermato di colpo col cuore in gola: il dipinto presentava uno sfre gio leggero, ma visibilissimo. Dato subito l'allarme il personale ha compiuto trepidando un accurato so pralluogo al termine del quale ha constatato che, ol tre ai quindici scoperti ieri erano stati danneggiati al tri otto dipinti e precisa mente: il Mose di Rosso Fiorentino, La castità di Susanna di Gregorio Pagani, L'incorotiazìone della Madonna di Lorenzo Mona co, il Polittico a quattro pale di Gentile da Fabria no, Il martirio di S. Mau rizio di Jacopo Pontormo La Sacra Famiglia di Lorenzo Lotto, La storia di S. Nicola di Ambrogio Lo renzetti, e Ritratto di gio vane di Bernardino de Conti. I danni riportati da que ste otto opere sono note volmente inferiori a quelli delle prime quindici, ma bastano per rendere incredi bile e forse irraggiungibile il tristissimo primato ottenuto ieri dalla Galleria de gli Uffizi. Il caso di un ca polavoro sfregiato da un maniaco non è certo nuovo nella storia dei musei ; c'erano stati i precedenti della Gioconda al Louvre, della Caduta dei dannati di Rubens, a Monaco, dello Sposalizio della Vergine a Brera. Probabilmente le cronache museografiche avranno registrato anche casi di due, di tre dipinti sfregiati. Ma che un vandalo, in pieno giorno, in uno dei musei più noti del mondo, al centro di una città che è considerata una delle culle della civiltà umana, riesca tranquillamente, impunemente a deturpare ventitré quadri è avvenimento senza precedenti che lascia increduli e allibiti. Increduli e allibiti rimasero anche i custodi Ruggero Bisanzi e Vittorio Bertelli alle 13,15 di ieri quando, entrando col solito passo lemme lemme nella sala n. 4 della galleria riserva ta ai trecentisti toscani, videro lo scempio perpetrato nei due trittici di Ambrogio Lorenzetti e di Bernardo Daddi. Gridando ad alta voce, fra lo stupore dei pochi presenti quasi tutti stranieri, i due dettero l'allarme. Pochi minuti dopo, mentre tutte le porte venivano sprangate precipitosamente, l'intero personale, guidato dalla direttrice della galleria, dottoressa Becherucci, correva affannosamente di sala in sala con la stessa ansia di chi, in occasione di un terremoto, si precipita a constatare quante e quali siano le vittime. Le sale attigue, dove sono conservati alcuni dei maggiori capolavori della galleria, erano intatte: le opere di Giotto, Duccio, Cimabue e la famosissima Annunziata di Simone Martini non presentavano fortunatamente segno alcuno. Il gruppetto sostò un istante, tutti sperarono per un attimo che i danni fossero limitati alla sala n. 4. Ma la speranza andò ben presto delusa. Ecco la Madonna in trono di Memling sfregia ta, ecco l'Allegoria di Leonbruno danneggiata anche maggiormente. La interminabile corsa del gruppetto lungo le quarantadue sale della galleria riprese con affanno sempre crescente. Il pazzo sembrava avere agi¬ to senza alcun criterio: alcune sale erano state « trascurate » completamente, altre invece erano state oggetto di particolare ferocia. Alla fine della corsa il primo frettoloso bilancio — che purtroppo, come abbiamo visto, non doveva essere quello definitivo — era impressionante : quindici opere sfregiate. Il particolare più sorprendente era costituito dal fatto che lo sfregiatore, a differenza di tutti i suoi predecessori, non si era limitato a colpire in un punto preciso, per poi darsi precipitosamente alla fuga, ma aveva imperversato a piacimento per tutta la lunghezza del museo — complessivamente le quarantadue sale superano di gran lunga il mezzo chilometro — come se non avesse assolutamente nulla da temere. Nel frattempo era giunta sul posto la polizia che, fermati tutti i presenti, aveva fatto il punto della situazione. Era così risultato che il personale del museo era composto di trentadue elementi, di cui dodici addetti ai servizi e venti ad detti alla guardia delle sa le. Questi ultimi però sono suddivisi in due turni, così che di norma le quaranta due sale degli Uffizi sono vigilate soltanto da dieci guardiani. In quel momento uno dei dieci si era allontanato e quindi la pattuglia, già sparuta di per sé, si era ridotta a nove: all'incirca un guardiano ogni cinque sale. Esaminate le matrici dei biglietti venduti, è risultato che in mattinata i visitatori erano stati poco più di trecento; ma al momento dell'allarme ve n'erano soltanto "trentotto, in grande prevalenza stranieri. Queste trentotto persone, dopo avere assistito trase colate alla affannosa corsa dei guardiani attraverso le sale, si resero facilmente conto dell'accaduto e si mi sero volonterosamente a disposizione della forza pubblica, aprendo borse e borsette perché gli agenti potessero esaminarne il contenuto. Alla polizia interessava soltanto una particolare categoria di oggetti: quelli che erano forniti di una punta purchessia. Risultato della perquisizione: una pinzetta tagliaunghie, un fermacravatta, un cerchietto di perle di quelli che le signore portano sul bavero dei tailleurs, assoluta mente innocente all'appa renza ma dotato di un fer maglio particolarmente acu minato, un gemello da polsini, un quadratino di marmo che poi è risultato essere una tessera di mosai co, e infine un piccolissimo cacciavite. L'attenzione de gli agenti si concentrò par ticolarmente su quest'ulti mo oggetto che però, a quanto sembra, non presen tava tracce di vernice. Alla fine delle perquisizioni le trentotto persone vennero lasciate libere con l'avver timento di tenersi a dispo sizione per ulteriori accertamenti. Naturalmente la notizia che un vandalo aveva profanato gli Uffizi si diffuse rapidamente in tutta la città e alle 17 di ieri la direttrice della Galleria, d'accordo con le autorità, permise a un folto gruppo di giornalisti e di fotografi di constatare i danni subiti dal museo. Anche nel corso di questo secondo sopralluogo, che si protrasse abbastanza a lungo, nessuno si accorse che i quadri danneggiati non erano quindici, ma ventitré. Cosicché stamattina, quando si è scoperto che vi erano altre opere danneggiate, molti hanno romanti camente pensato che lo sfre giatore fosse tornato nottetempo sul luogo del delitto per scrivere il secondo capitolo del suo assurdo romanzo. Una specie di Fan tomas del sadismo. Ma la ipotesi non reggeva: il mu seo era vigilato, i portoni sprangati, nessuno sarebbe potuto entrare. Evidentemente l'emozione che aveva pervaso un po' tutti duran gqvzzte 1 primi sopralluoghi e lascarsa rilevanza degli sfre- gi patiti dagli ultimi otto quadri, avevano impedito di valutare il danno nella sua completezza. Passato lo sbigottimento del primo momento, la reazione degli organi responsabili è stata di speranza. Spe ranza non tanto nella punizione del colpevole, quanto nella possibilità che lo scem pio odierno serva almeno da campanello d'allarme per le autorità governative « Speriamo che l'episodio odierno possa svegliare chi dorme » ha detto coraggio samente il sovrintendente alle Belle Arti Ugo Procacci. E la direttrice Becherucci di rincalzo: «Abbiamo sempre segnalato anno per anno a quali infiniti pericoli sia sottoposta la Galleria degli Uffizi. Abbiamo ottenuto solo l'installazione di un impianto antincendio. Ci manca ancora un impianto antifurto e non abbiamo una sirena d'allarme ». Le indagini per la ricerca del colpevole, sino a questo momento, sembrano in alto mare. Sono state perquisite anche le abitazioni le camere d'albergo dei trentotto visitatori che ieri alle 13,15 si trovavano agli Uffizi, ma senza risultati di rilievo. E' stato trovato un secondo cacciavite che, pre sentando sulla punta tracce di materia non facilmente identificabile, è stato inviato a Roma per un esame analitico. Gli inquirenti hanno interrogato oggi per circa due ore un frequentatore della Galleria degli Uffizi. Si tratta di un italiano residente a Firenze, le generalità del quale non sono state rese note. Nel lasso di tempo in cui sarebbero avvenute le deturpazioni, e cioè fra le 12,30 e le 13, il « fiorentino » è stato visto aggirarsi nelle sale dove erano esposte le opere deturpate; non si trovava, invece, nel gruppo delle persone bloccate nell'interno del museo quando la direttrice, dottoressa Becherucci, ha dato ordine di chiudere la porta d'accesso e d'uscita degli Uffizi. Indosso al « fiorentino » è stato trovato un chiodo arrugginito e che potrebbe ritenersi idoneo a produrre le deturpazioni operate dal l'ignoto vandalo. Dopo l'in terrogatorio, tuttavia, l'uomo ha potuto lasciare la questura e tornare a casa. Non potrà, però, lasciare Firenze senza il permesso della questura. Gaetano Tumiati Il sovrintendente prof. Procacci accanto all'opera del Lotto «Testa di giovane» anch'essa danneggiata (Telef.) Il «San Giovanni» di Gentile da Fabriano danneg giato dallo sconosciuto maniaco a Firenze (Telefoto) ldc Una figura di Santo, opera del Daddi, sfregiata all'occhio destro nella Galleria degli Uffizi (Telefoto)

Luoghi citati: Fabriano, Firenze, Monaco, Roma