Gli Stati Uniti dispongono all'estero di quasi 94 miliardi e mezzo di dollari

Gli Stati Uniti dispongono all'estero di quasi 94 miliardi e mezzo di dollari «Forza e debolezza del dollaro» in un'inchiesta A' «U. 5. News St WorldReport» Gli Stati Uniti dispongono all'estero di quasi 94 miliardi e mezzo di dollari Circa 72 miliardi sono costituiti da investimenti privati, oltre 22 da prestiti governativi - I crediti complessivi dell'estero verso gli Stati Uniti ammontano a 53 miliardi - Di questi, 26 miliardi sono in dollari convertibili a vista in oro, mentre le riserve auree americane sono di 15 miliardi e mezzo di dollari (Nostro servizio particolare) New York, 8 gennaio. Il dollaro è tuttora una moneta forte, ma si trova in difficoltà per i troppi impegni presi nel mondo. E' questa la conclusione di un ampio studio pubblicato dal settimanale < U. S. News «fe World Report », rispondendo alla domanda: « Il dollaro è forte o debole? ». I punti di forza del dollaro, secondo la rivista americana, sono: 1) Forti entrate dall'estero, come conseguenza del boom delle esportazioni che nel 1964 hanno superato di 8 miliardi di dollari le importazioni. 2) Investimenti industriali e in grandi società finanziarie all'estero, i quali fruttano annualmente notevoli utili. 3) La fiducia internazionale nel dollaro, che è accettato in ogni parte del mondo. 4) Le riserve auree degli Stati Uniti, che ammontano tuttora ad oltre 15 miliardi di dollari, il più cospicuo stocfc aureo del mondo, nonostante l'impoverimento degli ultimi anni. 5) La prosperità interna, dovuta al fatto che la macchina economica degli Stati Uniti ha il più alto livello di prò duttività del mondo. 6) La stabilità dei prezzi all'interno degli Stati Uniti, con minima perdita annua nel potere d'acquisto della moneta. Le debolezze del dollaro, sempre secondo kU. S. News 4 World Report », sarebbero, invece: 1) Deflusso di valuta, causa di un disavanzo cronico nella bilancia dei pagamenti. 2) Pressione sul dollaro per lo sforzo delle autorità centrali di far fronte al loro impegni finanziari, alle sovvenzioni ed ai crediti concessi all'estero. 3) Disponibilità di dollari, cospicue e sempre crescenti, dei Paesi esteri. Se fosse richiesta la conversione in oro di questi dollari, le riserve americane si esaurirebbero rapidamente. 4) Contrazione delle riserve auree, che dai 1954 ad oggi hanno registrato una perdita pari a 6 miliardi e 300 milioni di dollari. Quello che resta è appena superiore all'ammontare richiesto dalla legge per la copertura della moneta. 5) Le difficoltà della sterlina, che suscitano diffusi timori sulla possibilità di una svalutazione. Se questo caso si verificasse, i problemi del dollaro si aggraverebbero notevolmente. Un'eventuale sospensione degli aiuti all'estero potrebbe, indubbiamente, costituire una iniezione di vigore al dollaro, continua il settimanale ame ricano, capovolgendo la situazione della bilancia dei pagamenti. Infatti, contro un disavanzo di due miliardi di dol lari registrato dalla bilancia dei pagamenti nel 1964, stanno circa 3 miliardi 400 milioni di dollari per aiuti all'estero. Ecco le cifre complete, date dalla rivista: esportazioni: 36 miliardi di dollari; importazioni: 28 miliardi di dollari; avanzo commerciale netto: 8 miliardi di dollari. Pagamenti all'estero (che superano l'avanzo commercial*; e volgono in passivo la bilancia dei pagamenti): aiuti forniti all'estero: 3,4 miliardi di dollari; investimenti privati all'estero: 5,6 miliardi (sempre nel 1964); altri trasferimenti privati all'estero: 1 miliardo. Totale dei pagamenti all'estero: 10 miliardi di dollari Il disavanzo della bilancia dei pagamenti, per il 1964, si può calcolare pertanto in miliardi di dollari. Ed è evi dente — afferma la rivista che il dollaro si trova in diflì colta perché ha preso troppi impegni nel mondo, sia per aiuti economici, sia per sostenere gran parte delle spese per la difesa del mondo non comunista. Naturalmente, è un calcolo, questo, che non tiene conto degli altri aspetti, politici e militari, di queste spese. Ma il dollaro — conclude la rivista — rimane una moneta sostanzialmente forte e un suo baluardo è costituito dagli investimenti e dalle disponibilità finanziarie di privati e del go verno americano all'estero, come mostrano questi dati: investimenti privati Usa in altri Paesi: 71,9 miliardi di dollari; prestiti governativi Usa concessi all'estero: 22,5 miliardi di dollari; ammontare complessivo delle disponibilità, pubbliche e private, americane all'estero: 94,4 miliardi di dollari (circa 59 mila miliardi di lire). Contro questa somma stanno disponibilità finanziarie straniere negli Stati Uniti (comprese le riserve in dol¬ l5ddS6g1sddafpasdrliN lari convertibili in oro) per 53 miliardi e 600 milioni di dollari. Rimane, come si vede, un attivo netto per gli Stati Uniti di 40 miliardi e 600 milioni di dollari che, aggiunti alle riserve auree di 15,5 miliardi di dollari, costituiscono un totale formidabile di oltre 56 miliardi di dollari, sui quali la moneta americana può basare la sua forza. E' significativo, in questo panorama delle disponibilità americane all'estero e viceversa, il confronto tra i redditi degli investimenti privati americani all'estero, pari a 6 miliardi 600 milioni di dollari, e quello dei redditi ricavati da investimenti privati stranieri negli Stati Uniti, pari ad un miliardo 100 milioni di dollari. Rimane il problema delle riserve auree, che attualmente ammontano ad un valore (in base al prezzo ufficiale di 35 dollari l'oncia di fino, circa 706 lire al grammo) di 15 miliardi e 500 milioni di dollari. La somma minima richiesta dalla legge a copertura della moneta è di 13 miliardi 600 milioni di dollari. Ciò lascia disponibile oro solo per 1 miliardo e 900 milioni di dollari. Dato che le disponibilità estere di dollari convertibili in oro ammon¬ tano a 26 miliardi 100 milioni di dollari, si ha una carenza teorica di oro, nei forzieri del Tesoro americano, di 24 miliardi 200 milioni di dollari, per poter far fronte all'eventuale richiesta di conversione. La 'rivista conclude che il Congresso potrà essere invitato quanto prima a modificare la legge che regola le riserve auree americane, pur mantenendo di fronte al mondo l'impegno che i dollari sono convertibili in oro (per gli Istituti di emissione che no hanno dirli to) e che l'oro americano è disponibile per far fronte alle richieste straniere. n. c.