Tre milioni di cittadini non ricevono la pensione

Tre milioni di cittadini non ricevono la pensione Tre milioni di cittadini non ricevono la pensione E' pronto, nelle sue grandi linee, il progetto di riforma dell'Inps - Con il nuovo schema dovrebbe essere assicurato a tutti un minimo di 10 mila lire mensili (Nostro servizio particolare) Roma, 7 gennaio. Il provvedimento per la riforma rielle pensioni della Previdenza sociale è ormai quasi pronto. Il ministro del Lavoro e della Previdenza sociale Delle Fave lo avrebbe dovuto inviare al Parlamento entro il 31 dicembre 1964, ma è stato costretto a rinviarne la presentazione di qualche settimana per le note vicende politiche e parlamentari che hanno tenuto impegnati, nel mese scorso, le Camere e il governo. Nel frattempo, com'è noto, il ministro si è fatto promotore di un decretolegge per assicurare un immediato miglioramento a tutti i pensionati, mediante la concessione di una somma pari all'assegno mensile da ciascuno percepito, a titolo di ac conto sui futuri aumenti. Il progetto di riforma, che è Ria stato impostato nelle sue linee essenziali, verrebbe esaminato in una delle pros sime riunioni del Consiglio dei ministri (quasi certamente entro gennaio) e subito dopo sottoposto all'approvazione del Parlamento in modo che pos sa essere reso esecutivo al più presto. Nonostante il riserbo dei competenti uffici ministe riali, è stato :-r.3..;bile conoscere i criteri essenziali seguiti per la stesura del provvedimento anche se alcune modifiche potranno essere ancora apportate. Lo schema prevederebbe l'istituzione di un «regime-base» e n e o a i i o a a n l o in favore di tutti i cittadini e di tre « regimi integrativi » a carattere contributivo, rispettivamente per i lavoratori dipendenti, per i lavoratori autonomi e per i liberi professionisti. Il '« regime-base » dovrebbe assicurare a tutti 1 cittadini una pensione, a quanto pare, di 10.000 lire mensili, con il gettito derivante dalla devoluzione allo Stato (fiscalizzazione) di circa il Syo degli attuali contributi pagati dai diversi settori produttivi per te pensioni. In relazione alla possibilità di istituire il « regime-base », è stato calcolato che, alla fine dei 1964, i pensionati delle varie categorie erano presumibilmente 7 milioni e 380 mila, mentre la popolazione pensionabile (considerando gli attuali livelli di età di pensionamento dei lavoratori in genere, e cioè 60 anni per gli uomini e 55 per le donne) alla stessa data ammontava a 9 milioni e 112 mila. Per determinare il numero esatto di cittadini in età pensionabile, attualmente sprovvisti di pensione, sono stati esclusi i pensionati per invalidità e per reversibilità che non hanno raggiunto l'età pensionabile, cioè 950 mila; cosi il numero totale dei pensionati di tutte le categorie che hanno superato gli attuali limiti di età è risultato, alla fine del 1964, di 6 milioni e 410 mila. Di conseguenza, i cittadini di età pensionabile privi di pensione assommano a 2 milioni 702.f J0. Se sarà mantenuto il criterio di corrispondere una pensione-base di diecimila lire a tutti i cittadini, gii oneri saranno t seguenti: 351 miliardi di lire per i cittadini privi di pensioni; 554 miliardi per i lavoratori appartenenti alle gestioni generali e speciali della Previdenza sociale (Inps) che hanno superato l'età pensionabile (in numero di 4 milioni e 260 mila); 130 miliardi per i coltivatori diretti, mezzadri e coloni (in età pensionabile); 15 miliardi per gii artigiani; un miliardo per il clero; 3 miliardi per i lavoratori dipendenti a regime speciale; 3 miliardi per i liberi professionisti; 127 miliardi per i pensionati dello Stato. Il costo totale del « regime-base » può essere quindi indicato in 1184 miliardi per tutti i cittadini. Questa cifra dovrà essere ridotta proporzionalmente a seconda che, in sede di decisione definitiva, si volesse limitare la riforma ai dipendenti privati, agli autonomi e ai liberi professionisti, escludendo cioè i lavoratori statali e le categorie che attualmente non fruiscono di pensione. Nell'ambito dei tre «regimi integrativi » le pensioni verrebbero costruite in relazione agli anni di contribuzione c all'ultima retribuzione percepita in servizio. Ad ogni anno verrebbe attribuito il valore del 2 9é, per cui dopo 15 anni di servizio la pensione sarebbe pari al 30 ?é della retribuzione e dopo 40 anni di servizio alP80 f0 della retribuzione ultima (mentre attualmente sembra che si possa raggiungere al massimo il 70 %). Non si esclude però che possa essere seguito un altro criterio di calcolo.

Persone citate: Delle Fave

Luoghi citati: Roma