Elio e Dante

Elio e Dante La tradizione e l'avanguardia Elio e Dante Il più audace dei poeti moderni guardò a Dante come all'unico maestro: aveva dato voce ad un'epoca ed indicato una compiuta visione della società cristiana L'anno scorso la presidenza del Comitato nazionale per !e celebrazioni del . VTI centenario della nascita di Dante ' rivolse a T. S. Eliot l'invito ad aprire le manifestazioni, con una conferenza da tenere a Firenze. Sarebbe stato il saluto della poesia mondiale ad uno degli spiriti più universali che mai siano stati. Al vate che come nessuno seppe fare della parola uno strumento di conoscenza del reale e dell'invisibile sarebbe andato l'omaggio del poeta che in un'opera ardua, vincolata al suo tempo e insieme tesa verso l'assoluto, ha dato voce all'angoscia, alla disperazione, alla difficile speranza dell'uomo d'oggi. Eliot, a quanto mi consta, non declinò l'invito. Rispose che non osava guardare tanto in là, ad una distanza di oltre dodici mesi; la sua salute non avrebbe probabilmente retto fino a quella data. Un conoscente che un mese fa lo visitò nella sua casa di Chelsea, mi riferì d'averlo trovato in buone condizioni ; poi, lunedì notte, la fine improwi sa. Eliot non andrà più a Firenze, città che, strano a dirsi, non aveva mai visi tato. Quale sarebbe stata la sua ultima parola su Dan te? Sono trascorsi quarantacinque anni dal giovanile saggio dantesco accolto nel , Bosco Baerò, trentasei dal l'opuscolo sulla Commedia e sulla Vita Nuova, apparso nella serie Poets on the Poeta. In un incontro con Raffaele Calzini nel dicem bre del '49, alla domanda « Quale periodo preferisce dell'arte italiana? », Eliot rispose: « Certamente il ro manico, lo stile cosiddetto lombardo; la cattedrale di Modena, ver esempio. Tra i pittori, i primitivi, s'intende; e particolarmente i ferraresi Roberti, Cossa, Co smé Tura ». « E della poe sia ? » « Dante; e poi Dante; e poi Dante. Nessuno ha avuto tanta influenza su di me quanto Dante. C'è som pre qualcosa da scoprire, nella "Divina Commedia" Da giovane ebbi altri amo ri poetici; ma con l'andare degli anni li tradii. A Dante, alla sua poesia, sono sempre ritornato ». In un discorso su Goethe, tenuto ad Amburgo nel 1955, affermò ancora che Dante, Shakespeare e Goethe grazie alla loro durata e universalità, alla dovizia ampiezza unità delle loro opere, sono i soli autori degni della qualifica di Grandi Europei. * * E' naturale che specialmente tra le due guerre, e in seguito, secondo l'evoluzione del suo spirito, sempre di più, Eliot si accostasse a Dante, come all'autore che aveva realizzato il compito supremo del poeta: dare voce a un'epoca. Nel difficile cammino che da posizioni di negazione assoluta aveva portato l'inglese, attraverso una revisione delle idee di tradizione e di classicismo, a trovare nella consapevolezza della continuità spirituale dell'Occidente una ragione di vita per chi voglia esercitare il magistero della parola; mentre il giovanile nichilismo positivistico via via si attenuava, preludendo alla professione di fede dichiarata alla Chiesa anglicana nel 1927: Eliot doveva scoprire non solo l'importanza di Dante « come maestro — il "maestro" — per i poeti di ogni lingua, indispensabile per chiunque voglia valutare la poesia moderna », ma ammirare il genio che, sul fondamento della fede in Cristo e nella Chiesa, aveva innalzato una costruzione immane, un sistema nel quale era posto per ogni attività pensiero sentimento dell'uomo. Per lui la distinzione tra fiori e carpenteria, tra poesia e no, nel poema, era un assurdo. « Quello che deve essere inteso entro questa impalcatura è la struttura emotiva; e tale struttura è resa possibile dall'impalcatura. Essa è come una scala Ordinata di emozioni umane, la più " ordinata " pre smdvddc e sentazione di emozioni che mai sia stata fatta... Il fine del poeta è di indicare una visione, e nessuna visione della vita, che non comprenda l'articolata formulazione che della vita fanno le menti umane, può considerarsi completa. Quella di Dante lo è ». La venerazione per Dante, il posto centrale accordatogli nell'ambito dei suoi interessi spirituali sono dunque da porre in rapporto soprattutto con la « conversione » (in senso proprio), con la svolta compiuta da Eliot a un certo punto della sua vita; con il bisogno di trovare in una ricognizione personalissima del passato (di cui si possono considerare bollettini i saggi scritti durante trent'anni in una delle più limpide, asciutte, composte prose del secolo) materiali per decifrare o almeno scongiurare la demenza del presen te, colmare i suoi vuoti, da re sostanza a quella < idea di una società cristiana », formulata in un trattatello del 1939. Come questo atteggia mento si accordi con l'immagine, due volte proposta e due volte accettata, nel '20 e nel '45, di un lirico come Eliot, che in modo addirittura paradigmatico impersonava il modello disegnato dall'avanguardia continentale, non è facile a dire. Forse nella conferenza di Firenze, nell'ultimo tratto di un cammino spirituale che rimane, in ogni caso, tra i più singolari del secolo, Eliot avrebbe potuto parlare anche di questo, del suo mestiere di poeta esercitato in un tempo, in una società tanto lontani da quelli di Dante, in condizioni non si potrebbe più diverse. Ma la morte ha mandato perduta l'occasione : ed è un ulteriore motivo di cordoglio. Giorgio Zampa

Persone citate: Bosco Baerò, Cossa, Giorgio Zampa, Goethe, Raffaele Calzini, Roberti, Shakespeare

Luoghi citati: Amburgo, Firenze, Modena