Un nuovo libro sulla Resistenza

Un nuovo libro sulla Resistenza Presentarlo ieri a Dogliani Un nuovo libro sulla Resistenza Mario Giovana ha parlato ieri, davanti al pubblico che affollava la biblioteca "Einaudi", del suo volume "Storia di una formazione partigiana" Commossa presentazione di Franco Antonicelli DAL NOSTRO INVIATO Dogliani, lunedi mattina. La Resistenza come tema di un libro di tipo nuovo, vent'anni dopo: è ancora un avvenimento possibile nella cultura italiana? E' utile fissare ancora una volta un aspetto particolare della guerra partigiana, mentre si allontana nel tempo il ricordo diretto, mentre la polemica si trasferisce dai protagonisti ai giovani, a quelli che non l'hanno vissuta? Mario Giovana, storico e giornalista, ma anche attore della Resistenza, afferma di si. Ieri ha presentato a un pubblico folto, il solito pubblico di Dogliani che la biblioteca Luigi Einaudi in appena un anno dalla sua fondazione ha saputo raccogliere intorno a sé, il suo libro Storia di una formazione partigiana, un volume di 400 pagine pubblicato dall'editore Einaudi in cui viene narrata la lotta di un reparto partigiano famoso nella storia della Resistenza, la seconda divisione alpina GL. Si tratta di una storia, ha detto Franco Antonicelli che ha introdotto con calde parole l'autore e il suo libro, che si inserisce in un filone di letteratura di guerra partigiana che reca come titoli illustri i libri di Dante Livio Bianco, di Giorgio Bocca, di Nuto Revelli, e che nello stesso tempo va di là da quella esperienza storico-memorialistica. « Giovana — ha aggiunto Antonicelli — ha il grande merito di avere approfondito i temi altrove appena toccati, di essersi posto come obiettivo quello di scendere più a fondo in un determinato settore della guerra partigiana e di assumerlo come " campione", come esempio che pub essere universalmente dilatato, come base di partenza per risalire da una analisi fredda e documentata di tutti gli aspetti della vita di una formazione partigiana, al disegno generale di tutta la Resisten za, che dappertutto ebbe ca ratteristiche simili a Quelle descritte da Giovana nel suo libro, problemi, rapporti, difficoltà, esperienze analoghe » Giovana, ha ancora detto Antonicelli, ha individuato esattamente, e li spiega al lettore, i legami che univano partigiani combattenti alle popolazioni delle vallate alpi ne (e soprattutto nelle Valli Varaita, Maira e intorno a Sa luzzo, in cui operò la II divisione alpina GL): legami che non erano sempre amichevoli, sempre fraterni; ci furono dubbi, ci furono remore provocate dall'eredità di un pas sato ormai lontano, come quel la che influenzò il comporta mento di liberali e cattolici di Dronero, antifascisti da sem pre, ma che non diedero loro rappresentanti al Cln locale, quando la cittadina fu libe rata. Essi in qualche modo vedevano nella repubblica par tigiana qualcosa che infrangeva un ordine costituito, qual cosa di rivoluzionario, che lisciva dagli schemi ideali di un'Italia giolittiana quale era rimasta, per loro, la vera patria per cui valeva la pena di non piegarsi al fascismo. In ogni modo da quei rapporti, sia pure di varia natura, ma fondamentalmente pieni di solidarietà, uscì una immagine nuova di un popolo, che per la prima volta prendeva coscienza di sé, che dopo vent'anni di dittatura riscopriva i valori dell'autogoverno — sia pure sulla scala ridotta delle piccole repubbliche autonome che man mano si andavano costituendo per vivere una vita spesso breve, ma intensa, eroica — e della dignità nazionale; tutto questo nelle sofferenze di una guerra di tipo nuovo, una « guerra delle ombre » che i tedeschi e i fascisti conduce vano illudendosi talvolta di stroncarla, ma trovandosi sempre di fronte alle bande che mai riuscivano a stringere e ad annientare. L'autore della Storia di una formazione partigiana ha quin di esposto i motivi per cui ha deciso di scrivere questo libro. Innanzitutto il desiderio di tracciare in certo modo uno schema valido per ricostruire veramente in profondità il fe nomeno della Resistenza: esa minare la vita di una divisio ne partigiana, scendendo fino al ricordo personale degli uomini che la comandavano, di quelli che ne facevano parte, per restituire in primo luogo il ritratto vivo di una comunità di combattenti di varie provenienze sociali, ideologiche, poliiche, « gli operai di Pavese, i contadini di Fenoglio, gli studenti, i militari (Quanto diversi da quelli che avevano abbandonato miseramente i resti dispersi della IV Armata...) gli appartenenti alla generazione divenuta adulta fra il '30 e il '1,0 e che più aveva sofferto il trauma del distacco netto dai miti del fascismo ». Quegli uomini, vent'anni dopo, sono tornati ideologicamente lontani fra loro, ma l'unità di quei due anni di lotta antifascista è rimasta in loro con un sedimento di affetti e di reciproca stima che non potrà cadere. Essi testimoniarono allora — ha detto Giovana —- i loro ideali in un modo che si può considerare valido per capire tutta la parte positiva della Resistenza: cioè il legame che allora si stabili fra le élites delle classi e delle ideologie più diverse, e che si intrecciò strettamente con la rivolta popolare. Rispondendo poi alle domande del pubblico, Giovana ha ancora precisato che egli ha compiuto il lungo lavoro di documentazione sulle testimo¬ nianze orali, sui documenti, editi o inediti, in tre anni di intenso lavoro; dopodiché ha scritto questo libro anche con l'intenzione di dedicarlo ai giovani, che si affacciano ora ai problemi posti dalla Resistenza — e che sono i problemi attuali della società italiana, pur nel mutare delle circostanze e nella caduta di molte speranze che alimentarono l'entusiasmo dei partigiani nei giorni dellh. lotta antifascista con intento critico, con atteggiamento a volte scettico, con l'ansia c di giudicare non tanto quello che abbiamo fatto quanto quello che non abbiamo fatto ». La manifestazione si è chiusa con un intervento di Detto Dalmastro, il commissario politico della II Divisione Alpina GL e uno di Carlo Levi, Giuseppe Del Colle

Luoghi citati: Dogliani, Dronero, Italia