Democristiani e socialisti si preparano a rivedere le posizioni delle correnti di Michele Tito

Democristiani e socialisti si preparano a rivedere le posizioni delle correnti Dopo la lotta per l'elezione del Capo dello Stato Democristiani e socialisti si preparano a rivedere le posizioni delle correnti Per il prossimo congresso della de, che si terrà dopo l'Epifania, si delineano nuove alleanze e nuove opposizioni tra i quattro gruppi di morodorotei, sindacalbasisti, fanfaniani e scelbiani - Nel psi Nenni intende*<*vincere l'opposizione dei lombardeschi e pare sia propenso a riprendere la segreteria del partito - Contrasti in seno al pei tra le fazioni di Amendola e di Alicata Moro r.nvia a fine gennaio il rimpasto del governo: il problema più difficile rimane la sostituzione del ministro degli Esteri (Dal nostro corrispondente) Roma. 30 dicembre. Si comincia a veder più chiaro nelle conseguenze pratiche della lunga battaglia per l'elezione del Presidente della Repubblica. Tre partiti, il democristiano, il socialista e il comunista, devono affrontare un riesame delle cose al loro interno. Il governo, per conto suo, deve affrontare il proble- i ma, che può essere rinviato isolo di qualche settimana, di un limitato rimpasto. Niente'verrà deciso prima della metàjdi gennaio, quando si riuniran-| no 11 consiglio nazionale de-|mocristiano e il comitato cen-j frale socialista. La fase di rias-i sestamento politico avrà inizio i soltanto allora. Ma le manovre j sono già in corso, e si profì- slano, sia pure indistinti, gli'orientamenti. !Prima di tutto la democrazia;cristiana. La direzione del par-!tito è assediata da esigenze!contrapposte, difficilmente con- ciliabili. Non sorretta da tinaisolida maggioranza (i morodo-|rotei, di cui soltanto è com-Jposta, dispongono della mag-!gioranza relativa), essa è co- stretta, in questa fase a te- nersi sulla difensiva. Ma se' ce una sicura intesa operativa tra Moro e Rumor, non c'è più l'antica compattezza nel grup- i po doroteo: messo alla prova1 , ,, dalle successive fasi della bat-i♦„„.i,. ,...n=^^,i«i.. o«„ uoìtaglia presidenziale, esso ha rivelato incrinature. Nel suo seno stesso si contano gli sconfitti e i vincitori. Al tempo stesso, esso ha bisogno di nuo-!ve alleanze per affrontare ia stretta del consiglio nazionale. Sono alleanze difficili perché, oggi come oggi, le altre tre correnti del partito (scelbiani, fanfaniani e sindacalbasisti) minacciano un'azione offensiva contro la segreteria. I più decisi sono i sindacalbasisti due esponenti dei quali, DonatjCattin e De Mita, sono stati colpiti da sanzioni disciplinari!per aver votato scheda bian-!ca e indebolito la posizione ;dell'on. Leone. Riunitisi oggi.jessi hanno indetto un conve- gno per il 7 gennaio e giùlhanno fatto intendere, in un comunicato, che ritirano il lo-1ro appoggio alla Direzione: la|Direzione, così, è virtualmen-'te in minoranza. (Ma un'azione severa minac- ciano anche gli scelbiani. che non approvano no l'imposta- zione né la conclusione della battaglia presidenziale (all'in- terno degli scelbiani, Gonellapromuove un'azione per loscioglimento delle correnti: è una solida piattaforma di lotta ai dorotei). Infine i fanfa- mani, la cui opposizione allaSegreteria è ormai antica. La Segreteria non può ave-re tutti contro. Lo stesso go- verno ne sarebbe alla line mi- nacciato. Non può sperare di guadagnalo l'alleanza degli scelbiani: c'è un contrasto diI principio sul centro-sinistra, Deve così scegliere tra sinda- calbasisti e fanfaniani. Le con-dizioni che pongono i primi sono rigide e una parte deidorotei non è disposta ad ac cettatle perché ne teme la ca- pacità di «forzare» il senso della formula di centro-sinistra. E' molto probabile che i provvedimenti disciplinari a carico dei sindacalisti verranno ritirati, per il resto, però, niente è sicuro, in realtà, si tratta, alla fine, di valutare la posizione, e il ruolo e le possibilità di Fanfani. C'è nei dorotei una forte tendenza che vorrebbe superare ie difficoltà attraverso un'intesa, non si sa a quale prezzo, con Fanfani. C'è una altra parte che, a torto o a ragione, ritiene che sia il caso a; cogliere l'occasione per sanzionare la aconfltta deflnitiva delrex presidente del Consiglio Quasi certamente, le due tendenZe SOno troppo anibiziose La forza dei sinda „ nQn consente un.intesa dJ d , f niani, e Fanfani probabil- mente ancora così forte da . , , non permettere che lo si re¬ , * leem in una opposizione sterile. Anche se lo si nega, è di Fanfani, tutto sommato, che cl 31 Preoccupa in questo mo mento. Si ignora cosa egli possa chiedere, si ignora se egli sia disposto a venire a patti, e si ignora se ai dorotei può essere consentito di non affrontarlo direttamente. Ma si parla, e si parla con insistenza, della prospettiva di un ritorno dei fanfaniani al go- verna Mol'« vi sarebbe contrario in linea di principio: 15 invece dubbio che sia posslDlle affidare allo stesso Fanfani 11 sol° dicastero che egli Pot,'f;bbe. accettare, quello de S" Lsteri. E' lma questione aperta. Su di essa si deciderà, in concre10> la partita: l'arma di riserva dl Fanfani è un'azione, maBavi a lungo termine, per la conquista della segreteria del Pai'tito attraverso un gioco di aIleanze che attualmente è difficile ai dorotei. Non è una prospettiva accettabile per i non fanfaniani. 1 socialisti. Devono affroncare il problema della loroeompattezza e dei lombardiani. Nenni sembra avere un piano preciso: superare le rise,'ve lombardiane. e superare così le difficoltà interneattraverso un rilancio concre <*> della formula di centro-si nistra. A questo fine rispon| deva, si dice, l'intervento che egli fece ieri in Consiglio de'ministri perché si proceda suj bito al varo della programma zione, della legge urbanisticale della legae sulle pensionl Nenni vorrebbe profittare de]relativo disorientamento de ! lombardiani. che si oppongonoial governo ma constatano ohe ia loro azione non ha sbocchi e prospettive. Un rilancio concreto dovrebbe poter consentire un rientro dei lombardiani al governo. Si dice anche che a questo fine, Nenni sia disposto a lasciare la sua carica nel ministero per dedicarsi esclusivamente alle cure del partito. Ma il problema, per i socialisti, è di tempo: si tratta di vedere se al comitato centrale del partito (che si riunirà certamente dopo il consiglio nazionale democristiano) Nenni potrà presentarsi con qualcosa in mano per vincere l'ostilità lombardiana e offrire ai lombardiani una possibilità accettabile di uscire dalla difficile posizione attuale. Il discorso sull'unificazione socialista rilanciato dai socialdemocratici dovrebbe facilitare le cose: si dice che esso verrà concretamente ripreso nel prossimo comitato centrale del psi. Infine, i comunisti. Il pei si è trovato diviso in più tendenze durante la battaglia presidenziale. La più vivace era quella, guiciata dall'on. Alicata, favorevole a Fanfani. L'esito della battaglia ha segnato un successo di Amendola. Ma il successo di Amendola non siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii gnifica l'affermazione della linea di fondo, moderata, dnl leader napoletano. Significa soltanto che, ora, il pei si trova senza la risorsa delle operazioni milazziane che Alicata tentava con Fanfani. Inoltre, esso ha provvisoriamente perso il collegamento col psiup. Non ha, cioè, allo stato dei fatti, una strategia da attuare. La conseguenza sembra inevitabile: il delicato equilibrio che si era stabilito al vertice dopo la scomparsa di Togliatti è ora messo a dura prova. La scelta si impone, la fase di attesa nella tregua tra i gruppi di vertice è passata. In tali condizioni, il governo, investito dall'esigenza di un rilancio della formula, si trova costretto ad agire con estrema prudenza. Il rimpasto di cui si parla non potrà certamente limitarsi all'assegnazione del dicastero degli Esteri (il candidato più quotato rimane Taviani) e del dicastero dell'Interno. Per questo, la tendenza del presidente del Consiglio è di rinviare il rimpasto a dopo che all'interno dei partiti siano intervenuti tutti i necessari chiarimenti. Michele Tito

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