Ferdinando IN eri di Francesco Bernardelli

Ferdinando IN eri Ferdinando IN eri Filologo sottile e critipoesia e, nell'opera Dieci anni fa moriva Ferdinando Neri, filologo insigne, critico impeccabile: un maestro. I lettori de La Slampa lo avevano familiare perché, elzevirista principe, al nostro giornale aveva dato decine di articoli lemlagcuch'erano tra le cose sue più leimmediate, più vive, nelloIfstile asciutto fragranti di «freschezza. Chi lo ha ama- pto, e ne ha sentito da Vicino vil fascino intellettuale, gli damici, i discepoli riconosco- no ancor oggi la sua pre- qsenza persuasiva: è una tmemoria fertile, sottile e lu-|cminosa. Viviamo in tempi jzpmruvtipicamente anti - letterari, vogliamo dire che la 'etteratura è più che mai sospinta a rinunciare a se stessa: nella letteratura si cerca di convogliare tutto,!lideologie, psicopatie, pole miche politiche, scoperte scientifiche, • la sociologia, Ldtl'antropologia, la « proble-1 nmatica»; si crede di esse-]nre così più attuali, più ade-ìbrenti alla realtà. Quale real-j ftà? La realtà della lettera-ÌStura si esaurisce tutta nel | igran flusso di parole — im-\tlcdsmagmazionc e poesia, intuizione e linguaggio — che nei secoli ha dato un volto riconoscibile, umano e divino, alla civiltà. Oggi si parla di una ■<; scienza » della letteratura, di una letteratura concreta, di una critica marxista o anti-marxista; è la letteratura-azione, che si fa sempre più arida e scostante, priva di quel « bello stile >-■ che non è, come credono le facili avanguardie, ornamento caduco e fatuo, ma la forma stessa della « fantasia » quando coglie e rammemora e trasfigura la vita. Sainte-Beuve, iniziando il suo corso su Chateaubriand (era l'ottobre del 1848), incoraggiava a discernere nello studio della letteratura, al di là delle conoscenze positive, la dolcezza del sentire e dell'esprimere, la commozione alta e generosa, quello charme che si propaga dall'autentica ispirazione e ne è la gloria ineffabile. Qualunque sia il destinoj ddel mondo, aggiungeva, -pericoduqpmp«rrpddscctzdvquanto gravi e decisivi pos sano apparire gli avvenimenti, che cosa ne rimarrà, che senso avrà quest'angoscia, e tanta minaccia e speranza, se la memoria poeti-' ca non discioglierà il caos, per trarne figure e immagini immortali? Era questa la dsTcsavreligione della letteratura, idi cui Sainte-Beuve fu deli-1bpcaccscato sacerdote Alla nobile tradizione Ferdinando Neri appartenne. Neri credeva nella « poesia », nei personaggi, nelle voci, nelle consolazioni della «poesia»; tutta la sua!uesistenza di filologo, di professore, di ricercatore e commentatore dell'arte, fu una « meditazione poetica ». Nell'indagine precisa qualcosa lo soccorreva, gli nasceva dall'anima, schiudeva il suo discorso, rapido e secco, ad aperture di paesag-i gio e di sogno, ad analogie! folgoranti, a metafore ad-| densate in un baleno, a sot-| tolineature che tracciavano! scie di luce nella mente del lettore. Vi era sempre nella sua critica un che di remoto: chi seppe definire meglio di lui l'incanto tutto letterario e tutto germinativo e creativo dei poeti veri, degli scrittori che intravidero in se stessi il mistero della vita? Se si scorre la sua bibliografia, si ammira in quelle quattrocento «voci» la varietà e larghezza degli interessi; ma chi poi quelle « voci :■> conosce, ancor più si meraviglia della coerenza intima, della continuità di gusto, di percezione, di vibrazione dello studioso e del critico. Provenzali, francesi, spagnuoli, inglesi, romanzieri e lirici, Maria di Francia o Racine, Cervantes o Walter Pater o Conrad, Petrarca, De Sanctis, Valéry, dalle arcate snelle dei suoi saggi sempre brilla la stessa trasparenza, un'eguale nitida visione. Certe sue raccolte sono un piacere acuto, veloce e] senza posa: // Chialirera C| la Pleiade francese, Il Maggio delle fate, Saggi di letA tcratura italiana francese] inglese, Storia e Poesia, Poe-] sia nel tempo. Neri toccai appena la pagina e la pagi-! na diventa immagine, sfio-' ra lo scrittore e lo scritto S: | re Si leva personaggio, al-ì co di impeccabile erudiz d'arte, scorgeva l'intim lucie a una figura rettoricale la figura si fa misteriosa- mentc mitica. Anche il eie-ilo di Ronsard è una volta iazzurra, «ma vi si agita JZ gesto di una gran deità \ confusa ». Chi è Amleto? è\un protagonista trepidante je inquieto, un eroe che, di fronte al proprio destino,| « mentre è ancora in suo potere di imprimervi la sua volontà, sente la vertìgine di una vita immaginaria ». Cosi scriveva Neri, con j questa sicurezza di scoper-1 ta, con nitore di gemma incisa. C'è una punta di preziosismo che non è tuttavia punta di vizio intellettuale, ma approfondimento nel giro rapinoso e allusivo di un'immagine perfetta polivalente insostituibile. E l'aura della Gerusalemme Liberata, « a grandi fasce di ombra e, di luce vaporosa, tra le quali le creature urna ne trascorrono la loro giornata più inquieta, e più dubitosa, e più soave»; è la farsa delle Fourbcrics del Scapin, là dove « il Molicrcl intende a suscitare una ver- tiginc della fantasia in cui la sua maschera preceda, in\corsa sempre più veloce, j/jdiletto del pubblico, che l'in-]segue ridendo ». Sono gli j della grande critica dell'Occidente, dall'antico al mo- occhi « vigili ed intrepidi » di Pascal: due aggettivi, e un individuo è in piedi. Accenniamo dunque a quello che è forse il suo capolavoro: Un ritratto immaginario di Pascal, di cui proprio in questi giorni la « Bottega d'Erasmo » ha curato opportunamente una ristampa anastatica. Da un perfetto apparato filologico, dalla decisiva analisi dei documenti, si sale, attraverso l'accorgimento psicologico e l'accertamento stilistico del testo, alla storia interiore, fantastica e vera, di tutto un uomo, anzi di tutto l'uomo; perché i grandi scrittori sono, ognuno, tutto l'uomo. E questa, senza impaccio di ideologie e di astrattezze è poi anche la storia della coltura universale, della « realtà » poetica, della grande arte e derno. Ferdinando Neri è vissuto per anni e anni tra noi, passava modesto per le vie di Torino, col volto lievemente chiuso e assente, con lo sguardo straordinariamente acuto e gentile, se ne andava dalla sua casetta in col ima all'Università, alle oiblioteche, seguendo sottili pensieri; e un'immedicabile commozione ci riprende ora a pensarlo così, a ricordarlo così. Cosi discreto e così ricco di sapere, di dottrina, e soprattutto di spirituale ur^ni:tà Anche per Neri, come per Sainte-Beuve, la letteratura pensiericommoza pensarcosì. Cosco di sasoprattuur^ni:tà AncheSainte-BLIl labuIl ritoburisti hdel tuttodi due lettore sfare amvata cuno dellaziosa >: sino briin due vso La Nrismo - di Ralppresso Sono duse, per storica stazionequesto, felicemeIl lavodosi infnon del te addiinfluenz dere poverso il secoli dalla «ridella seed alle che essagere denecessalismo La cdal grtrasformre non pari gtento fudella clviolentospirazio La "rivoluzion Il laburismo ha le sue or ] | A ] ] i ! ' Il ritorno al potere dei laburisti ha coinciso, forse non del tutto a caso, con l'uscita di due opere che offrono al lettore italiano tli che soddisfare ampiamente la rinnovata curiosità per il fenomeno della «rivoluzione silenziosa >: la Storia del sociali sino britannico di Max Beer in due volumi, tradotta presso La Nuove. Italia e II laburismo - Storia di una politica di Ralph Milliband, tradotta presso gli Editori Riuniti Sono due opere molto diverse, per ampiezza dimensione storica abbracciata ed impostazione generale; proprio per questo, però, si completano felicemente Il lavoro del Beer, occupandosi infatti del socialismo e non del solo laburismo par: te addirittura dalle «prime influenze cristiane », per scen | dere poi rapidamente aura verso il Medioevo ed i primi secoli dell'età moderna, sino alla «rivoluzione economica > della seconda metà del '700 ed alle conseguenze decisive che essa ha avuto per il sorgere dell'industrialismo e. In necessaria antitesi del socialismo La crisi sociale derivante dal grandioso processo di trasformazione delle strutture non poteva non essere del pari grandiosa II malcon tento fu dapprima, da parte della classe lavoratrice assai violento: moti di piazza, co¬ spirazioni, le gesta dei « ludì diti » (coloro che distrugge¬ ione, credeva nella a verità dell'uomo era religione. E della reli giosità egli aveva l'essenziale distacco e la penetrazione ardita.. E spiegava che la crisi religiosa non era stata in Pascal una conversione come quella del Manzoni, ma anzi un'adesione più profonda alla sua propria fede: grido appassionato, testimonianza di fuo co, presenza totale. E per ciò, si può dire che nessun moralista abbia sentito, « più alt,ero e convinto il d'istacco dagli altri uomini, iltasi nei loro sogni », mentre per lui, per il cristiano Pascal, solo grandeggiava il fatto ultimo e radicale della natura umana in se stessa, com'è, che cos'è, vie elitre deux, roseau pensant. Intorno si inabissa il silenzio degli spazi infiniti; scevro da ogni vanità, Pascal si accingeva con l'intrepida angoscia a ritrarre un'immagine eterna dell'uomo, e il critico elegante, l'esegeta sottile, Ferdinando Neri, concludendo, si dimostrava a. sua volta ben degno di in tendere dall'alto di una ma linconica saggezza non solo \e rime dei cari poeti della vita e dell'amore, ma un pensiero estremo ai confini della morte e del mistero. Francesco Bernardelli Riprodott

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