Un custode ideale della Costituzione di Vittorio Gorresio

Un custode ideale della Costituzione Un custode ideale della Costituzione Roma. 28 dicembre. Le previsioni più liete, che hanno potuto apparire poco probabili in qualche momento della lunga votazione, si sono finalmente avverate con l'elezione di Giuseppe Saragat alla presidenza della Repubblica. L'attesa estenuante delle giornate trascorse è ripagata dal grande valore politico del risultato, di eccezionale importanza per la democrazia italiana, che ha in Giuseppe Saragat uno dei più sicuri difensori della libertà. Va dato merito al Parlamento di essere riuscito a ricomporsi in una sostanziale unità, ponendo termine ai conflitti di parte per eleggere a Capo dello Stato chi è ben degno di rappresentare, nei confronti del Paese e verso l'estero, l'unità stessa della Nazione. Non pesano su Saragat ipoteche di alcuna natura, vista l'ampiezza delle convergenze determinatesi sul suo nome nello scrutinio risolutivo. Leader di una delle formazioni politiche numericamente minori nello schieramento parlamentare italiano, Saragat risulta di fatto più libero di quanto riuscirebbe ogni esponente di un più grosso partito. Appare quasi il simbolo democratico delle minoranze, esprimendo il diritto dei pochi a non venire schiacciati dai grandi schieramenti di massa. Consente il sopravvivere di una fiducia confortante nel destino dell'uomo singolo, del combattente isolato, che può ugualmente sostenere la sua battaglia ed affermare le proprie idee anche senza subire il conformismo delle moltitudini. Un uomo dell'integrità morale e della formazione intellettuale di Saragat dà garanzia di poter essere il custode ideale della Costituzione italiana, che è un documento non privo di ispirazione umanistica, nella sua aderenza ai tradizionali valori della nostra cultura. Ma è in pari tempo uno degli uomini politici più moderni che abbia l'Italia, dei pochi non ristretti ad una concezione provinciale dei problemi del tempo nostro, La sua stessa carriera politica ne è prova. Saragat è l'uomo che nel 194/ ha indicato la strada che il socialismo italiano doveva percorrere per conservare una sua funzione nello Stato democratico di oggi: sganciarsi dai comunisti, rinunciare per sempre alle fallaci prospettive del fronte popolare, avviare le masse lavoratrici non tanto alla conquista ed al sovvertimento dello Stato, ma alla diretta partecipazione alla vita dello Stato. In nessun Paese del moderno mondo libero occidentale i socialisti sono rimasti ad una concezione puramente negatrice delle strutture cosiddette borghesi. Divenuti abbastanza forti per migliorarle e condizionarle, i socialisti di ogni Paese hanno rifiutato l'espediente del fronte popolare e con ciò stesso hanno operato l'effettivo sganciamento dal comunismo. E' questo un dato obbiettivo che non muta per il fatto che voti comunisti siano confluiti sul nome di Saragat, che fino a ieri l'Unità indicava ancora nel suo titolo a piena prima pagina come « bloccato dall'ipoteca dorotea ». La presunta ipoteca non è stata ritirata, visto che la de ha insistito nel suo sforzo per soste¬ nere la candidatura di Saragat, secondo il volenteroso proposito di Moro e l'impegno di Rumor: ciononostante i comunisti hanno ritenuto buon consiglio di favorire la vittoria del più probabile vincitore, Messe da parte le impossibili ipoteche (non vale quella dorotea come non vale la comunista) è piuttosto da dire che la de si è conquistata un titolo di merito nei confronti dell'intero Paese, avendo rinunciato a ritenere di propria esclusiva spettanza la più alta magistratura dello Stato. Con l'elezione di Saragat, esponente di quella che può chiamarsi l'Italia laica, il partito dei cattolici italiani ha dato un contributo risolutivo al superamento di un conflitto che non ha più, obbiettivamente, ragioni di ssere. Come nessuno potrebbe porre preclusioni di principio al fatto che lo Stato italiano, nato dal Risorgimento antipapale, sia retto da un cattolico militante (stanno a provarlo le elezioni di Gronchi e di Segni) non meno assurdo sarebbe stato eccepire una uguale preclusione a danno di chi non fosse militante nel partito dei cattolici. L'elezione di Saragat ha pertanto un valore positivo sul piano politico, sul piano sociale, non meno che sul piano che non è illusorio riconoscere storico. E' un grande passo avanti che il Parlamento italiano, dopo così lungo e faticoso travaglio, ha fatto compiere alla nostra democrazia. Nonostante molte apparenze in contrario, peraltro ingigantite da certe propensioni qualunquistiche, il Parlamento italiano ha reso un effettivo eccellente servigio alla nazione. Le facilissime ironie che in questi giorni hanno avuto corso, oltre che in Italia anche all'estero (pensiamo in particolare all'atteggiamento della stampa gollista : « L'Italie en est à l'heure de la quatrième République ») sono state smentite. Senza alcuna jattanza, in un'Europa che continua ad essere turbata da ricorrenti tentazioni autoritarie, l'Italia dà un esempio dignitoso di fede conservata nei valori tradizionali di libertà e democrazia, impersonandosi in Giuseppe Saragat un nobile campione dei civili ideali. Vittorio Gorresio

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