I bimbi maltrattati dai genitori

I bimbi maltrattati dai genitori Un probiemti terrificatite9 che à poco conosciuto I bimbi maltrattati dai genitori Di recente è stato pubblicato che ogni anno in Germania almeno cento bambini muoiono per le percosse dei parenti - Le ultime statistiche dicono che in Francia arrivano al migliaio - In questo 1964 negli Stati Uniti il numero dei piccoli duramente seviziati si aggirerebbe tra i 50 e i 75 mila -1 genitori brutali appartengono a tutte le categorie sociali ed economiche - Secondo una teoria psicologica non sempre padre e madre riuscirebbero a frenare gli istinti di « aggressività distruttiva » e li sfogherebbero sui figli che non sanno difendersi Abbiamo sott'occhio un'ampia documentazione scientifica, fotografica e giornalistica sui bambini più disgraziati del mondo perché maltrattati o addirittura seviziati dagli stes si genitori, o da parenti strettissimi. Le persone, da cui più direttamente dipendevano, e da cui si aspettavano amore, sono state i loro carnefici. «La Stampa > ha denunziato più volte simili infamie. Recentemente ha rivelato che in Germania, ogni anno, cento bambini muoiono in conseguenza di percosse e torture. La cifra è probabilmente assai inferiore al reale. In Francia, è apparso poche settimane fa una terrificante statistica, in cui si denunciano mille morti annui di bambini maltrattati dal genitori o da congiunti. Per l'Italia non abbiamo cifre attendibili: ma sono di questi ultimi tempi alcuni episodi dello stesso ordine. A Napoli, una bambina di 22 mesi è morta di peritonite traumatica in seguito a percosse della madre; in Piemonte, un altro bambino di due anni è stato ricoverato in gravissime condizioni a causa delle sevizie del padre, a cui è stata tolta la patria potestà; a Roma, pochi giorni or sono, è stata dichiarata « guaribile in 15 giorni salvo complicazioni » una bambina di 22 mesi gravemente malmenata dalla madre. Il triste elenco potrebbe continuare. Di là dello sdegno e dall'infinita pietà che fatti del genere non possono non suscitare, occorre chiedersi anzitutto « perché » essi avvengano. Chi sono questi individui, a cui davvero non si addicono i dolci nomi di « mamma » o di «papà. >? Da quali ambien ti provengono? Quali oscure molle determinano in loro com portamenti così inumani? L'interpretazione c socio-economica > è la prima che viene In mente: ma le inchieste l'hanno dimostrata falsa. Do po tutto, sarebbe di un certo sollievo poter ammettere che quei crudeli parenti apparten gono agli strati più incolti del la società, anche se ciò potrebbe riproporre il tema del la responsabiliià indiretta de gli e altri >, dei più civili ed abbienti, verso quelle catego rie meno fortunate. Ma, come si è detto, l'alibi non regge. Gli studi effettuati sinora permettono di conclu dere con certezza che la bru talità del genitori verso 1 barn bini può manifestarsi in qualsiasi ambiente, in famiglie appartenenti a qualsiasi categoria sociale ed economica. Una riprova di tale conclusione è offerta dalle inchieste condotte negli Stati Uniti. E' questo come tutti sanno, un paese ad altissimo livello economico. Orbene, proprio negli Stati Uniti il fenomeno del « bambino seviziato » ha raggiunto livelli paurosi. Negli ultimi dodici mesi, le piccole vittime sono state dalle 50 alle 75 mila Occorre dunque rinunziare alla spiegazione socio-economi ca e ricorrere alla psicologia. Questa c'insegna In primo luo go che l'aggressività distruttiva esiste in ogni essere umano; che la si può più o meno frenare, deviare e sublimizzare, ma non già abolire; e che certi rapporti interpersonali specie tra individui che molto strettamente convivono — so no spesso contrassegnati da una spiccata «ambivalenza», ossia dalla presenza di impulsi ostili inconsci accanto a quelli benevoli, più chiaramente co scienti. Non è possibile dunque pen sare (.secondo questa teoria psicologica) che vi siano geni tori i quali non abbiano « al cun > sentimento ostile verso la prole: vi sono — per buona sorte — genitori nei quali l'o stilità in questione non rag giunge gradi troppo elevati, e nei quali i sistemi di blocco e di difesa contro di essa funzionano comunque abbastanza bene. Il bambino costituisce un bersaglio estremamente facile di tale ostilità. Fisicamente egli non ha alcun modo di resistere o dì opporsi al genitore; psicologicamente e di fatto, ne dipende e non può emancipar sene; socialmente, trova prò tattorl e alleati soltanto in casi gravissimi od estremi. E', in qualunque momento, «a dispo sizione» dì chi voglia sfogarsi contro dì lui; le sue proteste e i suoi strilli vengono rego larmente fatti passare per in dici di quanto egli sia turbo lento e «cattivo»... Si può forse ritenere che questi genitori o congiunti siano degli alcoolizzati, dei ta rati, degli alienati? In qualche caso, certamente si. Ma in altri numerosi casi, la stessa metodicità « organizzata » del comportamento, il continuo ripetersi degli episodi persecutori — anche al di fuori di ogni possibile « crisi » di delirio alcoolico o di raptus demenziale — fanno pensare a meccanismi più sottili di perversione, che non possono non commuovere anche lo scienziato più freddo e più severo. Alcune ricerche compiute in America, da Kempe, Silverman e collaboratori, hanno mostrato che molti genitori crudeli sono individui psico¬ lsVettoreiddrmctaoi logicamente immaturi, impulsivi, egocentrici, ipersensibili. Varie volte, fu trovato che essi stessi erano stati maltrattati da genitori brutali. In una poderosa opera, uscita recentemente («The fear of being a woman » « La paura di essere donna », Grune e Stratton, New York, 1964), il dottor Joseph C. Rheingold dedica interi capitoli alla crudeltà verso 1 bambini, e amaramente scrive: «Non possiamo sfuggire alla conclusione che una gran parte dei metodi educativi e degli atti ed atteggiamenti dei genitori e orientata sull'odio... I bambini vivono nel terrore di ciò rhe il genitore " potrebbe " fare, persino certi genitori moderati ispirano al bambino telegasoamsustmpnè dsggtovlulllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIllllMIIMllii terrori che si manifestano nelle sue fantasie e nei suoi sogni... ». Sappiamo bene che simili affermazioni sono destinate a sollevare le proteste: ma chi abbia assimilato gli insegnamenti eli Freud sulla natura e sulle vicende degli impulsi distruttivi nell'uomo, non se ne mostrerà né adontato, né sorpreso. In effetti, solo 11 riconoscimento graduale di ciò che è latitante in noi — per sgradevole che sia — può farci sperare di esercitare a suo riguardo una più oculata sorveglianza, e qualche costruttiva trasformazione. Quel che abbiamo or ora osservato assume anche un valore profilattico, sia pure a lunga scadenza. Ma in attesa liil iimiiimiimiiiiii i ■ i • J > r 1 che l'uomo, conoscendosi meglio, si controlli più adeguatamente, sembra doveroso additare il problema del « bambino martirizzato » sia alle autorità civili, sia — e ancor più — a quei cittadini (conoscenti, vicini di casa, ecc.), che avendo qualche fondato sospetto, o addirittura qualche certezza, su ciò che si svolge accanto a loro, abbiano sinora preferito far finta di nulla, e nascondersi dietro i comodi paraventi del « non t'immischiare » e del t bada ai casi tuoi ». No: in casi del genere « badare ai casi propri » significa semplicemente viltà, o addirittura complicità nefasta, tanto più delittuosa quanto più consapevole. Emilio Servadio 111111111111 ■ ■ 1111111 i ■ 1111111111 f 11111111 111111111 ■ 111

Persone citate: Emilio Servadio, Freud, Joseph C. Rheingold, Kempe, Silverman