La rassegna si apre domani all'Accademia delle Scienze

La rassegna si apre domani all'Accademia delle Scienze La rassegna si apre domani all'Accademia delle Scienze / favolosi ori antichi dei Perù in una mostra eccezionale a Torino Sono esposti circa 350 schere funerarie, monilscontro con quelle med L'episodio, notissimo ai lettori del romanzo d'avventura, Iiare uscito da un racconto di Salgari, ed è invece accolto come realtà storica anche dai più autorevoli studiosi del Perù precolombiano. Quando l'ultimo imperatore luca, Atahualpa, incalzato a Ca.iamarca il 15 novembre 1532 dai conQiiistddores di Francisco Pizarro — ed erano in tutto 144 soldati di fanteria, 36 uomini montati a cavallo, più 3 frati, che abbattevano, cavalcando animali ignoti a quegli indigeni e impugnando armi che portavano « la folgore e il tuono », vino sterminato impero di 11 milioni d'abitanti disseminati fra l'attuale Bolivia, l'Ecuador, il Perù, il Cile settentrionale, l'Argentina nord occidentale — propose il suo riscatto, queste erano le condizioni offerte a quegli avventurieri rapaci ch'eran mossi nel gennaio 1531 da Panama con tre vascelli. L'infelice «Figlio del Sole », che poco dopo doveva finire strangolato, avrebbe dato tanto oro quanto poteva contenerne all'altezza della sua persona una stanza del palazzo imperiale lunga 22 piedi e larga 17. Probabilmente l'espressione « vale un Perù » si riconnette a questo favoloso tesoro ch'era un indice della quantità d'oro lavorato in mille guise per diversi usi, esistente da secoli presso i popoli che avevano formato il Tahuantinsuyu, cioè i < Quattro cantoni » dell'impe ro preincaico. Ma il visitatore della grande e suggestiva mostra che in unica edizione italiana «Tori no Esposizioni », con la valida collaborazione della soprintendenza alle Antichità del Piemonte, presenta da domani a Torino, col titolo « Gli ori del Perù », nelle sale del Museo d'Antichità situato nel palazzo gliariniano dell'Accademia del le Scienze, non deve associare 10 straordinario spettacolo a un tipo di civiltà — la cultura luca — che rappresenta sol tanto un periodo della Storia del Perù precolombiano. E difatti dei 346 oggetti d'oro e d'argento, spesso arricchiti di perle e di varie gemme grezze, che, con l'aggiunta di 20 esemplari interessantissimi del la mirabile produzione cerami ca allticoiperuviana, compongono la rassegna, solamente una ventina documentano il cosi detto « periodo imperialista » luca (e togliamo la denominazione dal libro II Perii precolombiano di G. H. S. Bushnell ristampato tre anni fa dal « Saggiatore » di Milano). Dunque identificare gli «ori del Perù» coi leggendari tesori degli Inca sarebbe collocarsi in una prospettiva storica cronologicamente inesatta, ili quanto la dinastia Inca, cioè dei « sovrani », iniziatasi a Cuzco col mitico personaggio di Manco Capac verso il 1200 e terminata con la conquista di Pizarro, non comprende che gli ultimi tre o quattro secoli della storia precolombiana del Perù. Nella mostra viceversa figura un paio d'orecchini d'oro con incrostazioni di turchesi che risale agli anni 1000-500 avanti Cristo, vale a dire al tempo della cultura Chavin di Huantar; e seguono le esemplificazioni delle culture Paracas, Nazca, Tiahunaco, Mochica, Chinili. L'ultima è la grande civiltà degli Inca, che il catalogo, spostando la data sopra accennata del Bushnell, colloca, per i dodici sovrani da Manco Capac ad Atahualpa, fra il 1340 e il 1532. Particolarmente importante per la lavorazione dell'oro fu la cultura Chinili. Singolare, conturbante civiltà dei cui caratteri più propriamente etnici (che qui il fondamento etnografico non si disgiunge mai dalla manifestazione estetica) si dovrà — ci sembra — tener conto nel considerare da un punto di vista rigorosamente artistico questi oggetti aurei che appartengono tutti, e non ne sono che una parte, alla collezione d'inestimabile valore conservata in una camera blindata nel parco della sua villa a Lima, dal signor Miguel Mujica Gallo; 11 quale nel catalogo ricorda quanto attestava nel 1645 il francescano Diego de Cordova: « E' assolutamente certo che i tesori d'oro, d'argento e di pietre preziose posseduti dagli Inca superavano di gran lunga tutto ciò che i sovrani del mondo intero hanno potuto riunire ». E a distanza di secoli questa mostra splendente n'è ancora conferma. Vasi, maschere funerarie, ornamenti da naso e da orecchie, grossi rocchetti d'oro che gli aristocratici « Orejones » si infilavano nel foro del lobo auricolare appositamente dilatato fin dall'infanzia; vasi in forma di teste umane, coppe, orecchini, bracciali, pettorali lanciadardi, spille, fibbie, scettri, corone, pendenti, collane con smeraldi, ametiste, topazi, cristalli, madreperle, turchesi variamente adattati al metal to martellato; idoli antropomorfi ma anche in figure di serpenti, uccelli, giaguari, puma, od infine un gran numero di pinze depilatorie sia per il rssssdnimpd«tec pezzi, tutti appartenenti ad una sola collezione privata - Vasi, mai, idoli e altri oggetti testimoniano una civiltà che non ha alcun riiterranee - Già dieci milioni di visitatori nelle principali città europee ammiratrice di Picasso andrà in visibilio per questi monili perfettamente «alla moda». E come stupirsene, se sul principio del nostro secolo l'arte europea si mise alla scuola di un'arte esotica «primitiva» che finallora s'era ritenuto « barbara»? Scopriremo dunque ancora una volta la « bellezza » di questi idoli truci dai ceffi orridi o grotteschi, di queste maschere funerarie che paiono sbalzate da scultori memori di esperienze cubiste. Sorsero da una civiltà che offriva vittime umane al dio Sole (ci sono qui i coltelli d'oro sacrificali) e nel contempo conosceva l'intervento chirurgico della trapanazione del cranio (e una vetrina accoglie alcuni scalpelli d'oro). Che giungeva a straordinarie raffinatezze decorative, e prediligeva nelle alte caste i matrimoni tra fratello e sorella per conservare la purezza del sangue; e rappresentava l'atto sessuale, anche fra animali, in modi costantemente innatu rati. Un fascino arcano, strana mente contraddittorio, si spri giona da questa mostra ecce zionale che ha avuto in varie città europee e americane 10 milioni di visitatori. Marziano Bernardi Idolo mochica in oro con orecchini e pendente al naso La vernice della mostra e gli orari per il pubblico rituale della pubertà maschile sia per mantenere il corpo assolutamente glabro come il costume di quei popoli esigeva; sono nella mostra espressione di un orizzonte culturale che non ha contatti apparenti con i prodotti delle coeve civiltà mediterranee. E tuttavia sul catalogo il prof. Carlo Carducci, ricordando la sua magnifica mostra « Ori ed argenti dell'Italia antica » e la perfetta semplicità e purezza delle forme del mondo classico, nota che i barocchismi dell'esasperata ricerca dell'ornato riscontrabili In al cune manifestazioni dell'orefi ceria peruviana possono essere avvicinati all'horror vacui che l'influenza orientalizzante sol lecito in certi prodotti analo ghi dell'arte etrusca; ed aggiunge poi che se gli ori an ticamente lavorati dai popoli dell'area Andina sono lontani dal gusto di tradizione grecoromana e rinascimentale, in essi si scorgono sorprendenti affinità con motivi plastici pre diletti dall'età nostra. E' la pura verità. Non v'è dubbio che più di una signora La vernice della mostra degli Ori del Perù si è svolta ieri mattina nel Palazzo del l'Accademia delle Scienze. Erano presènti autorità, studiosi e rappresentanti della stampa ch'erano stati ricevuti dal presidente di Torino-Esposizioni cav. del lavoro Soffietti. La mostra rimarrà a Torino sino al 10 gennaio. Sarà aperta da domani, ogni giorno (salvo il lunedi) col seguente orario: 9,30-12,30; 15,30-23. Prezzo del biglietto 300 lire. Ridotti 200 (per comitive), e 150 per scolaresche. iiitiiiitititiiitiiiiiiiiiitiìiiiiiitiiiittiiiitii iiiiiiiiitiiiiiiiii iiiiiiifiiiiiiii:iir»iiJEt<iiiiii ii[iiitiititiiiieiiiiifii(iiiiti[iiiiiii[i[iii]ttiiitii]ii f SULLO SCHER