Un impressionista francese e un gruppo di giovani ticinesi

Un impressionista francese e un gruppo di giovani ticinesi Un impressionista francese e un gruppo di giovani ticinesi Il nome di Alexandre Urbain non è certo sconosciuto in Italia, dove il pittore francese (1875-1953) espose nel 1928 e nel '30 alla Biennale veneziana. Nato quando la pittura impressionistica iniziava la sua grande battaglia, egli si inserì naturalmente nel movimento ormai passato dalla fase polemica ad una condizione storica della cultura europea, ed il pacifico possesso di questa è visibile nella serie di bellissimi acquerelli ora in mostra alla galleria «Caver». Il tocco lieve, rapido, elegante, tipico di una tecnica che si basa essenzialmente sul gioco della luce intomo alle forme, è nei fogli dell'Urbain portato a un livello di maestria che giustifica i suoi successi ai Saloni degli clndépendants » e «d'Automne». Accanto a queste fresche vedute della Costa Azzurra la galleria presenta alcune estrose litografie originali di Jean Cocteau tratte dai disegni per la nota {decorazione della cappella di Villefranche-sur-Mer, e qualche gustoso smalto su lava di Jean Marie Aulon, in cui la preziosità della materia è sufficiente al piacere visivo, anche se una precisa figurazione è il più delle volte assente. Fernando Bordoni, Pleur Mombelli, Sergio Piccaluga, Giancarlo Tamagni sono i giovani pittori ticinesi, tutti inferiori ai trent'anni, ospitati dalla galleria « L'Approdo ». Tolta la ventiquattrenne Mombelli che riduce l'esperienza informale ad una quasi impercettibile stesura di bianchi e di grigi sulla tela, nulla più che un brivido di estenuato colore, gli altri sembrerebbero tendere a un ricupero di figuratività ondeggiante fra i limiti di un espressionismo alla Bacon e certi recenti compromessi fra realtà ed astrazione. La tendenza è esplicita, l'esigenza morale della riconquista appare sincera, particolarmente nelle piccole tempere del Tamagni, che sono le cosa migliori della mostra. Ci domandiamo allora perché questi giovani non abbiano, come volgarmente si dice, il coraggio delle loro opinioni. Perché si arrovellino a truccare, a nascondere, a ingannare in un ti vedo e non ti vedo la verità che gli sta a cuore. Perché vadano, sofisticando la forma fra con-l tndmstslmBrB t ARTI ED ARTISTI > torcimenti e rachitismi che non hanno neppure la vitalità del grottesco, quando la forma naturale è là, splendida e suscettibile di mille interpretazioni, che attende un loro schietto impegno. Gioielli di gusto squisito nell'arditezza delle loro forme moderne presenta lo scultore Bruno Martinazzi nella galleria « Il Punto » ad iniziativa degli «Amici dell'arte» e del « Centro di arti figurative » di Biella; e, più che lavori di oreficeria, pur nel rispetto di una rigorosa tecnica, sono appunto opere di scultura ridotte a proporzioni minuscole: ciò che gli conferisce una particolare originalità. Nipote di Lorenzo Viani, il quarantenne viareggino Rolando Viani, romanziere pubblicato da Einaudi e da Lerici oltre che pittore, conferma con quanto espone nella galleria «Viotti» il giudizio di Mario De Micheli: «E' una pittura rude, immediata, e al tempo stesso frutto di una conoscenza acuta degli oggetti, dell'aria, della vita del mare». In alcune figure profilate con sommarietà sembra di trovare una parentela sentimentale coi « vàgeri » dello zio. Sia Ignazio Berardo, che riunisce nella galleria «Bottisio» un gruppo di pacate, simpatiche vedute alpine con altre della campagna piemontese, sia Adolfo Rolla che fedelmente ritorna con le sue nevi e placidi paesaggi italiani e francesi alla galleria «Fogliato», appartengono a quella categoria di pittori oggettivi, cordialmente descrittivi che trovano sempre calde adesioni in un largo pubblico; e le qualità di entrambi giustificano il consenso. Alla «Conchiglia» una personale del pittore Salvatore Scognamiglio. mar. ber.

Luoghi citati: Biella, Italia