Una gara che è fine a se stessa

Una gara che è fine a se stessaUna gara che è fine a se stessa Si è persa l'occasione dì provare dei giocatori italiani utili per il futuro (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 4 dicembre. L'incontro internazionaU che si disputa domani a Bologna ha un carattere tutto suo particolare. Più amichevole di cosi non potrebbe essere. Per tante ragioni, ma prima di tutto per il modo in cui ad esso si è giunti. Si doveva giocare contro la Russia. E allora la posta sarebbe stata davvero importante: per il nome dell'avversario e per le circostanze, non dimenticate, in cui dai sovietici noi eravamo stati eliminati dalla Coppa Europa delle Nazioni. E' stata la Russia stessa a rinunciare alla partita. E non era stata cosa facile il trovare un sostituto per la data già fissata in calendario. Né il Belgio, né la Svizzera, né la Francia avevano potuto o voluto accettare. E allora si era combinato con la Danimarca, men tre questa era di ritorno da •una partita ufliciale con la Grecia e da un'altra amiche vole con Israele. Ed i danesi perduta la prima delle due ad Atene, hanno vinta la seconda à Jaffa, sulla via del ritorno si sono fermati in Italia. A Bologna essi sono arrivati ieri sera affamatissimi, ad ora relativamente tarda. Perché da quei turisti che essi sono prima di tutto, avevano dato la preferenza a una visita a Venezia e alle sue attrattive, piuttosto che alle necessità dell'incontro. Sulla strada fra Venezia e Bologna avevano poi trovato la nebbia, con tutte le conseguenze del caso. I danesi hanno svolto oggi una breve seduta di allenamento, essenzialmente palleggio, sul campo di Casalecchio sul Reno, non essendo disponibile il terreno dello stadio. A Bologna la comitiva nella quale sono più numerosi i dirigenti e i giornalisti che non i giocatori, diciannove in tutto, si è precipitata a tavola e poi è corsa a riposare subito. Della formazione stessa in cui essa scenderà in campo faranno parte qualcuno degli uomini che giocarono a Torino il 28 novembre '63 nella rappresentativa olimpica contro la Romania, ad esempio quel centrattacco che piacque tanto e. che risponde al nome di Had sen, e si trova fra essi quel l'Enoksen che aveva fatto gola a parecchie società italiane dopo le Olimpiadi di Roma. Come i finlandesi che giocarono contro di noi a Genova un mese fa, così questi danesi sono dei dilettanti veri e propri. Giocano quando vogliono e quando possono. Ed essenzialmente non danno al risultato degli incontri che essi disputano quell'aspetto addirittura drammatico che noi siamo soliti loro conferire. So no giovanotti semplici, alla buona, simpatici, che hanno mantenuto al gioco del calcio il suo significato primitivo e originario: quello di un passatempo salutare. La loro efficienza tecnica non è in questo momento eccezionale: superio re certo a quella dei finlandesi, ma non speciale. Veramente forti i danesi lo erano una cinquantina di anni or sono quando disputavano il primato con gli inglesi, o più tardi, nel 1948, alle Olimpiadi di Londra, quando ci batterono nell'unica occasione in cui con gli azzurri essi s'incontrarono, e quando le nostre società, dopo di avere gridato allo scandalo, si assicurarono tutti gli Hansen, e i Nielsen e i Soerensen che fu loro possibile di accaparrare. Nemmeno da parte nostra vi è stata una messa in scena o una preparazione eccezionale. Si sono lasciati a disposizione delle società buona parte degli elementi che avevano impegni di carattere internazionale, e si sono mandati a casa i feriti e gli invalidi. Si è messa insieme cosi una formazione che, a dire il vero, ha un poco di raccogliticcio o di provvisorio. L'occasione non è di quelle da suscitare tragedie sulla composizione della squadra. Il perché già è stato detto, e consiste essenzialmente nella considerazione non eccessiva che si ha del valore dell'avversario, ma non si può fare a meno di pensare che dell'occasione stessa si sarebbe potuto approfittare per mettere alla prova qualche giocatore che avesse potuto realmente servire per le gare veramente serie che ci attendono in avvenire. Di questo sistema di riempile dei vuoti o di dare dei < contentini >, non vorremmo ci si dovesse pentire in un prosieguo di tempo. Per il prossimo 1965 vi c sempre la prova con la Scozia che incute, non diciamo spavento, ma certamente rispetto. La squadra nostra che comprende quattro elementi del Bologna e altri quattro del Milan non si trasferirà nemmeno a Bologna precedentemente .'!' .all'incontro. Dal centro di Co' verciano, dove essa è attual! mente ancora concentrata, es! sa non si muoverà che doma' ni sabato per consumare il pasto di mezzogiorno sull'Autostrada del Sole e poi trasferiri si direttamente sul campo di gioco. La fatica non e di un tipo impervio per i rappreseli-1tanti dei nostri colori. Non j vorreramo, comunque, che es-|si prendessero l'impresa trop- j po alla leggera. Di qualunque | saffare esse siano, le partite di icalcio si vincono esclnsivamen-j te sul campo, lottando per il risultato. Il tempo a Bologna oggi è stato bello e non dovrebbe mutare prima di domani, L'arbitro della partita sarà il signor Malica, della federazione tedesca, Vittorio Pozzo L<ì discussa formazione azzurra annunciata per oggi. In piedi (da .sinistra a destra): Robotti, Rivera, Janich, Facchetti, Negri. In ginocchio: Di Giacomo, Mora, Bulgarelli, Lodetti, Trapattoni e Pascutti (Telefoto)