Incidente clamoroso nei laboratori dove sai analizzano i resti di Ombretta di Guido Guidi

Incidente clamoroso nei laboratori dove sai analizzano i resti di Ombretta Nervi tesi al processo dei medico accusato di uxoricidio Incidente clamoroso nei laboratori dove sai analizzano i resti di Ombretta Un assistente del prof. Niccolini avrebbe dichiarato che l'esperimento effettuato l'altro ieri aveva dato la certezza curaro - I difensori hanno immediatamente reagito e il presidente ha smentito l'affermazione - La polemica ha reazione del perito del Tribunale che ha presentato le dimissioni, subito respinte dalla Corte - Quando il lavoro è constatare con amarezza che, per un fattore imponderabile, un importante esperimento era fallito: una giornata com della presenza del provocato però la ripreso si è dovuto pletamente perduta (lini nostro inviato speciale) Firenze, 3 dicembre. Una intera giornata dì lavoro, dalla mattina lino a notte inoltrata, completamente perduta. Per un errore, per qualcosa che non ha funzionato al di là della responsabilità di qualcuno, per quell'imponderabile clie esiste in tutte le attività dell'uomo. E' diincile dirlo, forse è impossibile. Certo è che, dopo quasi dodici ore, i chimici dell'Istituto tossicologico fiorentino hanno dovuto avvertire il presidente ed i giudici alla cui decisione 6 legata la sorte di Carlo Nigrisoli che l'esperimento iniziato al mattino non era riuscito. Bisognava ripeterlo, riprendendo le operazioni da principio: essiccamento, diluizione della sostanza in metanolo, mineralizzazione, calcinazione. E si trattava di un esperimento importante, seppure non decisivo: quello per la ricerca nelle urine di Ombretta Galefll di eventuali tracce di iodio che costituisce, con la sua presenza, una spia rivelatrice della sincurarina. Quando, alla fine della serata, si è aperta la provetta contenente un centimetro cubico di urina per aggiungervi tre millilitri di acqua bidistillata, i chimici si sono resi conto che tutto il lavoro era stato inutile: la calcinazione, infatti, non era soddisfacente. « Mi dispiace — ha commentato il prof. Niccolini nello spiegare al presidente che si era perduta praticamente una giornata — ma si tratta di un incidente normale in Questo litio di ricerche*. «Non ò responsabile nessuno: accade più frequentemente di quanto non si creda nei laboratori scientifici », ha confermato il suo avversario in questa aspra polemica scientifica, il prof. Emilio Trabucchi, consulente tecnico di Carlo Nigrisoli. E i giudici, senza aver concluso nulla, portandosi dietro soltanto una stanchezza terribile per essere rimasti in piedi da questa mattina di buon'ora, se ne sono tornati durante la notte, de lusi, a Bologna. Rientreranno domani a Firenze con la speranza che, questa volta, il prof. Niccolini sia più fortu nato nell'esperimento. Non avere raggiunto alcun risultato non significa che nulla sia accaduto. Anzi, semmai, la giornata di oggi ha fornito l'indicazione esatta dell'importanza che tutti annettono agli esperimenti disposti dalla Corte. Ed c una importanza che ha finito per spezzare i nervi di ciascuno: degli avvocati e degli stessi sperimentatori, che in questa polemica scientifica hanno impegnato il loro prestigio professionale. Se si trova o non si trova il curaro nelle urine di Ombretta GalefTi qualcuno deve pur avere sbagliato: o il perito d'ufficio, che sostiene di averla individuata in notevole quantità, o i suoi critici. E questo nervosismo è esploso a metà della giornata nelle dimissioni clamorose da perito d'ufficio che il prof. Pietro Niccolini ha presentato alla Corte. Non ha alcun valore che poi il presidente abbia confermato la fiducia sua e dei giudici nel tossicologo fiorentino, il quale non ha potuto rinunciare al suo incarico, come aveva chiesto. L'episodio, sintomatico, indica chiaramente in quale atmosfera si stanno svolgendo queste operazioni scientifiche da cui dipende la sorte di Carlo Nigrisoli. Tutto quello che ha caratterizzato la giornata di oggi ha origine nell'esperimento preliminare compiuto ieri: i risultati della prima prova biologica su retto di rana, nella quale erano stati iniettati 0,05 millilitri di urina grezza di Ombretta Gaietti. La reazione aveva indicato la presenza di una sostanza tossica sulla cui natura è impossibile per il momento pronunciarsi: potrebbe essere sincurarina, potrebbe essere un qualsiasi altro veleno organico. Alla difesa l'accertamento non era parso degno di rilievo o comunque tale da suscitare una preoccupazione. Per l'accusa, invece, la indicazione ha assunto grande importanza. Un anno fa il prof. Pietro Niccolini ha eseguito un identico esperimento, ma sul muscolo frenico diaframmatico di cavia, che è molto meno sensibile di quello del retto di rana, e ha avuto la medesima reazione ottenuta ieri. Se si tiene conto che quella indicazione è stata poi suffragata dal ritrovamento del curaro, come sostiene il perito d'ufficio, non è diffìcile rendersi conto dei motivi per cui gli accusatori abbiano tratto buoni auspici per gli eventuali successivi risultati dei prossimi esperimenti. Nella realtà le conseguenze da trarre dall'operazione eseguita ieri sera erano molto più generiche, il presidente della Corte aveva chiesto al prof. Niccolini, con la prima prova biologica, una risposta a due quesiti molto vaghi: 1) se nello urine allo stato grezzo di Ombretta Galefll era identill- cabile una sostanza tossica; 2) se si fosse ritenuto che questa sostanza era sincurarina, quale potesse essere la sua concentrazione. E la risposta era stata altrettanto vaga: 1) è stata rilevata una sostanza tossica identica a quella riscontrata un anno fa dal prof. Niccolini, e questo prova che la reattività delle urine era rimasta intatta nonostante il trascorrere del tempo; 2) se dovesse trattarsi di sincurarina, questa sostanza sarebbe in una concentrazione di 100 gamma per ogni centimetro cubico (soltanto nella serata di oggi una lettura più attenta dei diagrammi ha portato il perito d'ufficio, il consulente tecnico della difesa prof. Trabucchi e quello dell'accusa privata prof. Bolletti, a ritenere che la quantità di tossico è superiore a 100 gamma per ogni centimetro cubico: ma l'accertamento non ha alcun valore apprezzabile per le eventuali conseguenze). Questa dunque la premessa. Oggi poco dopo mezzogiorno è accaduto qualcosa che si collega a queste premesse e che stava per fermare improvvisamente il cammino, già avanti, del processo. I giornalisti ieri erano stati tenuti fuori della porta dei due laboratori in cui si stanno svolgendo gli esperimenti. Uno soltanto fra loro era stato ammesso a seguire le diverse operazioni assieme ai giudici, al Pubblico Ministero, agli avvocati, ai consulenti e ai ricercatori, con l'impegno di riferire ai loro colleghi ogni dettaglio. Questa mattina, invece, ciascuno di noi è potuto entrare, sia pure con discrezione, là dove i chimici stavano preparando le urine di Ombretta Galefll per sottoporle all'indagine sul¬ ■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii lo iodio e alla prima prova cromatografica. Alcuni giornalisti hanno parlato con un assistente del prof. Niccolini. € Cosa può dirci?-», e stato chiesto al prof. Beani. « Per conto nostro — avrebbe risposto il chimico — è stata già trovata una sostanza ortocurarica ». Un'affermazione, questa, decisamente importante, e un collega ha voluto averne una conferma rivolgendosi all'avv. Roberto Landi, uno dei difensori del dott. Nigrisoli. Senza volerlo, è stata questa la scintilla che ha fatto scoppiare l'incendio. ( 11M L1111111111111L11 ! M1111 i 11LI ! I : ! ! 11111 b 1111 b 11111 i 1L La difesa infatti ha immediatamente reagito. « Signor presidente — ha osservato subito Perroux — che un assistente del prof. Niccolini, perito d'ufficio, abbia fatto tale affermazione è molto grave. Innanzitutto non è esatto che sia stata trovata una sostanza ortocurarica nell'esperimento compiuto. Ma c necessario che il prof. Beani sia allontanato dalle ricerche scientifiche che si .sanino facendo». Nel laboratorio chimico l'atmosfera è diventata tesa. Il presidente dott. De Gaetano ha replicato pronto: * Posso] ! Il ! 1111L ; i 111 ! J111111W11 k h 11 1111 ! M M i i M11 i 111 [ i I [ T11 dare atto che la. dichiarazione attribuita, al prof. Brani non ha alcun fondamento». Come dire, cioè, che, comunque, l'esperimento non aveva dato come risultato il ritrovamento di una sostanza ortocurarica. Ma la polemica si è subito interrotta: il prof. Beani. infatti, era assente. E' stata ripresa di li a poco, quando il prof. Niccolini si è presentato ai magistrati, mostrando loro una lettera: intendeva dimettersi. I motivi erano da ricercarsi nell'iniziativa assunta nei confronti del suo assistente. tNelVeseguire — egli ha spiegato sostanzialmente — le delicatissime ricerche affidatemi dalla Corte, mi trovo in una situazione priva di assoluta tranquillità. Io non godo evidentemente di alcuna reputazione e mi sembra delittuoso da parte mia mantenere un incarico di tanta delicatezza e responsabilità in una posizione di piena sfiducia ». II caso ha dovuto essere subito preso in esame. Le dimissioni tiA perito d'ufficio, oltre che clamorose, significavano l'interruzione brusca del cammino del processo in un momento cosi importante. Il pubblico ministero dott. Leoni ha osservato che il prof. Niccolini aveva perfettamente ragione, perché non gli si consentiva di agire con « serenità ». Il prof. Niccolini ha insistito però nella sua decisione: «Ho bisogno di lavorare tranquillamente — ha detto — ?>m la sensazione di non avere lo stato d'animo tranquillo non è soltanto legata a quanto avvenuto oggi, ma a tutto un insieme di circostanze ». Pubblico Ministero (interrompendolo) — « Un buon motivo per non mollare ». Prof. Niccolini — «Io insisto però nelle mie dimissioni ». I giudici si sono ritirati in una stanza vicina, dopo che i consulenti dell'accusa e della difesa avevano confermato la loro « stima incondizionata » nel prof. Niccolini. Dopo mezz'ora la Corte ha comunicato il suo parere. Conclusione: le dimissioni del perito sono state respinte. I soli ad essere puniti sono stati i giornalisti: non potranno più assistere agli esperimenti, non potranno più circo lare nei corridoi dell'Istituto di farmacologia della università 1 [ ] 111 i JI [ 11L i 111J111111 i 111 ! J111 i I i 11111J11 [ J11 ! L111 ! [ 11:1 fiorentina e per avere delle informazioni dovranno attendere lineile fornite loro dal collega ammesso nel laboratorio. Conclusosi cosi l'incidente, sono stati ripresi gli esperimenti. I chimici sono andati a controllare quello che era accaduto nella stanza dove in un apparecchio si stava prepara ndo il materiale per la ricerca dello iodio e anziché ut risultato qualunque, come tutti attendevano, hanno fornito una notizia desolante: la prò va era fallita. Per colpa del destino: la calcinazione, infatti, non era avvenuta in modo perfetto. Domani ricominceran no ogni cosa daccapo. Guido Guidi La professoressa Franca Buffoni assiste il prof. Niccolini, perito del Tribunale, ierdurante la prova cromatografica all'Istituto di Farmacologia (Tel. «Associated Press»)

Luoghi citati: Bologna, Firenze