Nell'immensa periferia agreste delle città si ha la misura vera del «boom» americano di Alberto Ronchey

Nell'immensa periferia agreste delle città si ha la misura vera del «boom» americano IL DENARO VA IN CAMPAGNA, ARCADIA SERVITA DALLE AUTOSTRADE Nell'immensa periferia agreste delle città si ha la misura vera del «boom» americano Le metropoli sono «macchine per lavorare»; l'immenso ceto medio abita ormai nei «suburbia», quartieri residenziali tra i campi - New York ha perduto più di un milione d'abitanti in dieci anni; in centro vivono i poveri, i negri, gli immigrati, oppure i ricchissimi - Al posto dei benestanti, sono giunti gli assistiti: così il bilancio municipale avrà nel 1965 un deficit di oltre 200 miliardi di lire - In campagna sono sorte cittadine fresche e serene, tutte boschi e giardini e immagini di benessere: i più celebri negozi di lusso vi hanno aperto con successo le loro succursali (Dal nostro inviato speciale) New York, dicembre. Il vero spettacolo del boom americano è alle spallo di New York, Chicago, Boston, al di là dei grandi centri urbani. E' teatro di boom soprattutto il suburbio residenziale,, il retroterra delle metropoli, che non è città e non è campagna, ma un misto delle due cose. Là s'è trasferita negli ultimi decerni la maggioranza della popolazione. Nelle metropoli vivono gli immigrati recenti, gli assistiti, le famiglie senza tìgli o gli snobs ricchissimi; ma il nerbo dell'economia americana c nell'immenso ceto medio che ha ripudiato le città o le ha degradate a * macchine per lavorare ». Dal 1950 a oggi New York ha perduto un milione e 200 i 1111111 a 1111 f ( 11111 « 111 j 111| i 1111111 )■ I ) F111111J111111111 ■ 1 mila residenti, quasi rutti cittadini di medio reddito che muovono verso i suburbia; i vuoti vengono colmati da negri e portoricani, clic costituiscono ormai un quarto della popolazione di New York. Al posto dei contribuenti arrivano gli assistiti: e così il bilancio del sindaco Wagner subisce un tiessivo cronico. Park Avenue è una delle più. belle strade del mondo, New York midtown c glittering. scintillante, ma l'intera New York non è midtown e mostra i segni d'un deficit che ha raggiunto 350 milioni di dollari nel bilancio preventivo del 1965. Diversa è la condizione dei suburbia. Ho trascorso alcuni giorni andando in giro per la contea di Westchcster, il Connecticut e il New Jersey: 111111111} 1111111 ■ 1 14 111 > 1111111 II 11111111 If ho visto solo due fabbriche vecchie. Tutto sa d'investimenti freschi, dal quarlier generale delle industrie elettroniche Ibm, appena inaugurato nel Westchestcr. ai bacini per l'allevamento delle trote sotto le montagne delta Pennsylvania. Le metropoli affastellano insieme il vecchio e il nuovo, i quartieri congestionati e quelli abbandonati. Invece la nebulosa residenziale, la economia decentrata delle grandi marketing areas mostra l'opulenza più omogenea, consolidata dall'ultimo boom. Dovunque comunità prospere, villaggi che odorano di vernice fresca, incastonati fra laghi, fiumi, canali e boschi; popolazioni che si regalano collettivamente paesaggi delicati e li tutelano al prezzo d'ogni spesa. Si pub dire che il countryside è l'idillio agreste dell'America jeffersoniana più il conforto delle autostrade fa centinaia, larghe come piste da jets/, la logistica dei combustibili liquidi e gassosi, la mondanità dei country clubs e il giardinaggio di massa. A questo modo di attutire gli affanni dell'esistenza il boom ha contribuito con la più vasta profusione di cai/itale sociale fisso che si ricordi. Per quanto sia costoso, si vive in campagna con i costumi della città e il denaro va in campagna. Ormai tutti i celebri negozi della Quinta Avenue o di Park Avenue hanno le loro succursali fra le comunità del Nord Est, come i negozi di Chicago si prolungano nelle contee prospere del Middle West. Anche i teatri viaggiano (almeno all'uso del summer stock, la tournée estiva) e così i parrucchieri di Manhattan, i ristoranti sofisticati e le gallerie d'arte si trasferiscono al centro delle zone di sviluppo residenziale. Fra i milioni di abitanti del retroterra che ancora lavorano a "New^York; nessuno frequenta più i grandi magazzini della città. Gli shopping centers delle comunità suburbane sono più accessibili, offronto vasti parcheggi, e la loro merceologia è proporzionata al mercato imponente che deve soddisfare. Persino negli shopping centers rfi villaggi che non figurano sulle carte geografiche, come Mount Kisco n Kensico, si entra superando porte di cristallo che si aprono da sole, a cellule fotoelettriche, simili a quelle in uso nei grandi aeroporti europei. In questi empori nobilitati e ingentiliti, il catalogo ha migliaia di voci: dalle bistecche di tre libbre (un dollaro e 58 centsJ ai gioielli, veri gioielli di Cartier, e ai libri, ai grammofoni stereofonici, ai giocattoli, alle canne da pesca, all'autentico caviale russo. Sono siato sfida- iiiiiiiiiiiit iiitiiiticititiiiiiiiiiiitiiiiifiifiiji to a immaginare un oggetto che mancasse in quel limbo merceologico: non ci sono riuscito. Lungo le ferrovie si allineano stazioncine di tipo svizzero, renano e inglese (non l'Inghilterra nera delle midlands, ma quella del Kent 0 del Surrey). Sui treni, chi va a lavorare in città si abitua inevitabilmente a dedicare ogni giorno almeno due ore alla lettura, di libri e giornali: e poiché Mike Spillane e le fotografie a colori vengono a noia dopo un po' anche all'uomo più spento, soprattutto quando ha raggiunto una collocazione sociale, si sviluppa pure il boom della buona informazione. Osservando la campagna dal treno o dalle autostrade, stupisce soprattutto la, profusione di asili per l'infanzia, scuole elementari, colleges, campi sportivi. I giovani spesso vanno in bicicletta, come nelle cittadine universitarie inglesi, con i libri e la racchetta da tennis, vestiti a modo loro in quella tenuta che gli adulti usano solo per il weekend e si chiama casual. Ce un'atmosfera costante da villeggiatura di montagna, una tranquillità senza tranquillanti che contraddice l'immagine convenzionale dell'America. Non è cosi solo nel Nord Est; spesso ho trovato la stessa atmosfera in California, in Arizona, nel Te.vas, La campagna americana è all'avanguardia della prosperità, proprio mentre in altri paesi il retroterra rurale si s/iopola e decade, come in Italia, o resta alla retroguardia pur essendo popolato, come in Russia. Per noi la campagna è soprattutto agricoltura; per l'America e anche agricoltura, ma considerando la produzione agraria come un'iyidustria a catena, circoscritta nei suoi luoghi e integrata in uno sviluppo complesso del vivere extrau rbano. Ecco perché in America, c-/ii si. fermi nelle, grandi . cifri) non vede che alcuni aspetti del boom. Un'econo- ' mia fondata sulle città non avrebbe consentito la vendita di quasi S midolli di automobili solo nel '63 all'interno degli Stati Uniti. L'esistenza di 9 milioni di famigle che in America posseggono almeno due automobili presuppone già la dilatazione o < vaporizzazione > delle città tradizionali in aree vastissime, ossia la nascita di una società mediatrice fra città e campagna. E così l'esistenza di .)00 mila case con piscina, o il censimento lungo le coste di 7 milioni e 600 mila battelli a motore non commerciali, che si moltiplicano ancora al ritmo di 300 mila ogni anno. Mentre questo avviene alle spalle delle città, l'economia e l'aspetto medesimo dei grandi centri oscillano fra zone di boom e crisi di equilibrio. Quest'anno sono itati in Manhattan decine ili nuovi grattacieli, stupefacenti per eleganza di linee; il tetto del Pan-American Building diviene un eliporto; nell'area occidentale di Manhattan, già stagnante, sta nascendo un intero «quartiere della cultura», il Lincoln Center; Brooklyn e Statuii [sland sono state unite dal 7111010 ponte Verrazzano. Fin qui è boom; ma la metropoli nel suo complesso mostra anche le contraddizioni del boom. L'urto degli interessi commerciali che ri si concentrano approfondisce il divario fra zone di miseria e blocchi di benessere, e inoltre « una bella città — cime dice l'architetto Edward Durell Stane — può essere solo il risultato d'una tirannia »: nonostante i piani regolatori, nessuno ha ottennio ancora in America poteri tirannici sulle città come Luigi Napoleone li ebbe su Parigi e Pietro il Grande su Pietroburgo. Al centro di Manhattan 1 terreni raggiungono il primato dei prezzi al metro quadrato, mentre in Harlem le arce degli slumlords respingono 1 capitoli. Spesso la ricchezza c l'abbandono convivono a distanza di pochi isolati. Queste città sano quasi senza piazze e senza fontane, poiché nessuno ne ha mai avuto bisogno: non dònno tregua. 1 loro monumenti, ancorché imponenti da togliere il respiro, sono cose utili, come la struttura d'acciaio del Washington Bridge. Qui ia città non fu mai castello 0 * salotto », non vi c nella coscienza pubblica un culto storico della città. Oltre che dalle polveri industriati, l'aria è inquinata dalle esalazioni dei motori, sebbene venga applicata alle nuove automobili la positive crankoase ventilation, l'apparecchio che riduce la diffusio¬ ne di gas. sì vive fra acciaio e plastica: basta sfiorare un oggetto per sentire la corrente elettrica. Qui sotto terra risuonano i treni della Metropolitana a tre livelli, gl'immobili vibrano a causa di centinaia di ascensori che corrono come tram, sia pure in verticale. Dai tombini delle strade vengono nuvole di vapore, poiché nel suo seno la città animata d'acciaio accumula il calore d'un vulcano. Le mura sprigionano echi e tonfi, in ogni ora del giorno e della notte in cui funzionano 1 tubi del riscaldamento e degli incenerators. Su sette milioni di persone che lavorano in Manhattan, cinque milioni abitano fuori città e ne tengono lontano le famiglie. Urbanisti e sociologhi affermano che il vero problema americano non risolto dal boom (a parte le regioni depresse) è quello delle città: si deve decidere se continueranno a essere solo « utensili da lavoro > e centri di rapjiresentanza delle grandi corporations industriali e finanziarie. Ma la maggioranza della popolazione americana ha già deciso: ha scelto la nuova Arcadia servita dalle autostrade, conservando le città come stazioni o porti della logistica, suhurbana. Nell'Ovest, dove tale processo è più rapido, lo stesso concetto di città c già svuotato di contenuto: quella che si chiama Los Angeles è una regione residenziale e il suo vero centro urbano è una piccola area designata come Downtown. A mille anni dallo sviluppo delle città feudali europee, nell'America della democrazia di massa il rapporto egemonico fra economia urbana e contado si rovescia definitivamente a favore di quella che fu la « plebe rusticana posta fuori le mura*. Ogni boom favorisce tale processo; l'America covava ciuesta sita rivoluzione da 65 anni almeno, da quando inventò le automobili in serie e poi le autostrade, che hanno abolito le distanze. Alberto Ronchey

Persone citate: Cartier, Edward Durell Stane, Luigi Napoleone, Mike Spillane, Washington Bridge