Sartre prima del '45 e dopo di Remo Cantoni

Sartre prima del '45 e dopo Sartre prima del '45 e dopo Ha ormai rinnegato l'opera precedente, impegnandosi nella mediazione fra il marxismo e il pensiero più moderno Ma i libri migliori sono quelli scritti fino alla fine della guerra, seguendo la sua vocazione di anarchico e di ribelle Sartre à sempre alla ribalta in ogni discussione sull'uomo moderno e sul valore della libertà. Proprio in Questi giorni un minuscolo e grazioso teatro milanese, « La Piccola Commenda >, ha. riaperto la sua stagione — ed è un atto coraggioso in questi tempi difficili per il teatro — con Porta chiusa, «no dei primi drammi di Jean-Paul Sartre. Huis Clos venne rapprrsentato la prima volta nel maggio 191,1,, al Thédtre dit Vieux Colombier. Sono trascorsi più di venti anni da allora. Molte cose sono mutate nel mondo di tutti e in quello personale di Sartre. Ma i primi testi letterari sartrlani, quelli scritti fra il 1031 e il 1945, quando il futuro Premio Nobel era un modesto professore di liceo, sono, a mio avviso, i suoi lavori più originali e ricchi di pensiero II Sartre più vivo è l'autore di Le Mur (1937), La Nausee (19381, Lea Mouches (19.'i3), L'afte de raison (191,5), Le Sursis (191,5). E non è un caso che a quegli anni tormentati e lontani appartengano anche le opere filosofiche più geniali, /'Esquisse d'une théorie dea émotions (19.19), L'Imaginaire (191,0), L'otre et le ncant. (19ì,3). Non intendo dire che la produzione letteraria e filo¬ sofica di Sartre dopo il 191,5 sia una produzione minore, scadente o di minor impegno. Lo scrittore ha dato sempre prove eccellenti della sua vena e del suo talento. Ed è rimasto fedele a se stesso anche nelle sue svolte politiche e filosofiche, che sono state molte e clamorose. Ma negli anni della sua fama e del suo trionfo, culminanti nel Premio Nobel, vinto e rifiutato, Sartre non fa che divulgare, sviluppare, approfondire, e qualche volta ripetere 0 deteriorare, motivi e temi che sono germinati schietti nei suoi anni giovanili, quando Sartre à più solo con se stesso e obbedisce alla propria vocazione irrefrenabile di ribelle e di anarchico. La sua passione per la libertà assoluta, la sua lotta aspra contro ogni conformi smo di destra e di sinistra. 1 suoi appelli, un po' enfatl ci, alla coscienza umana che inventa o sceglie i suoi v.alori nelle situazioni più penose e diffìcili, sono l'origine r la fonte di ogni sviluppo futuro La missione sociale che Sartre assegna a se stesso negli anni più recenti quella di grande interlocu tare e arbitro nel colloquio tra il marxismo e gli aspetti di avanguardia del pensiero moderno — 6 un tentativo di cimentare se stesso e la propria filosofia nella più ardua delle prove, fi tentativo assomiglia a un arco teso che continuamente rischia di spezzarsi. Ne si può dire unì tentativo riuscito. * * Sartre scrive, un po' am- ! biguamente, di se stesso, nel suo ultimo e autobiografico, libro Les mots (1964) — prò-] prio ora apparso anche in traduzione italiana (Le parole, Il Saggiatore, novembre 190',): « Sono cambiato... da quasi dieci anni sono un uomo che si sveglia guarito di una lunga, amara follìa, e che non si rimette e che non può ricordare senza ridere 1 suoi vecchi errori, e che non sa più che fare della sua vita » La lunga e amara follia, i vecchi errori, che hanno avuto nell'infanzia il loro avvio, nono In sua ostinata e morbosa educazione libresca, il suo voluttuoso culto delle parole, l'infatuazione quasi religiosa per la letteratura, l'idealismo estetizzante che alle cose reali e prosaiche, in fondo temute, preferisce una loro aerea sublimazione che le trastorma in innocui simulacri, il considerare la libreria un tempio e la professione dì scrittore un sacerdozio. I tipici vizi del letterato e del decadente insomma. Certamente l'uomo e lo scrittore Sartre sono oggi cambiali. Il nuovo Sartre, l'autore di Critique de la raison dialectique, non tuoi più confondere le cose con i loro nomi, vuole immergersi sen za infingimenti nella realtà e nella storia dì tutti avverte la vanità e io presunzione della religione delle lettere è meno anarchico e individualista, rivela propensioni per la sociologia e per il mar xismo, studia la ribellione nei gruppi sociali e non nelle singole coscienze di eroi anticonformistici. Può ritenere, in buona fede, di avere ormai alle spalle il suo vecchio individualismo e la filosofia anarchica e libertaria di ieri. Ma individualista, anarchico e libertario e rimasto, in ultima analisi, anche oggi. Nel mondo collettivo e organizzato di oggi, che rischia sempre di diventare inerte, meccanico e confezionato in serie, Sartre vuole trasfondere /incora una volta valori anticonformistici e libertari che furono il vessillo dei suoi anni giovanili. * * Cosa potrebbe rinnegare oggi Sartre del suo vecchio dramma Porta chiusa? Quel dramma, come à noto, e una rappresentazione simbolica dell'inferno veduto con gli occhi di un ateo moderno. La dannazione, ieri come oggi, non consiste, per Sartre, nel fuoco eterno, nelle eterne torture corporali. L'inferno 6 la vita stessa quando sia pri vota, di quei valori che la rendono libera, comunicativa e umana. L'uomo dannato c l'uomo che non può rinnovarsi, l'uomo costretto, sotto lo sguardo impietoso degli altri, a rimanere bloccato in una situazione irrimediabile che non trova presso gli altri giustificazione e comprensione. Porta chiusa e, in superficie, una raffigurazione fantastica dell'ai di là; nella sostanza è una meditazione sul disagio morale dell'uomo che perde il supremo bene, la libertà interiore, ed è costretto a non poter vedere nel prossimo che il testimone crudele della propria colpa. Il tormento infernale è la tortura psicologica di ritrovarsi eternamente impigliati nella rete inestricabile di una. situazione senza sviluppo e senza libertà. Questo incubo della ripetizione e della incomunicabilità è l'inferno come lo immagina Sartre, un luogo pietrificato e senza divenire ove i dannati sono l'uno per l'altro, inesorabilmente e a turno, carnefici e vittime. L'esistenza non può non essere, per dirla in termini esistenzialìstici, coesistenza, vita con altri. L'uomo è se stesso, ma vive in società con altri uomini e .oli altri possono essere per lui l'inferno o il paradiso, la salvezza o la dannazione. allspcnGGlSTcssacsiZi problema, ieri come oggi, e uscire dalla porta Cfttusa| dell'isolamento e della, incomunicabilità, ritrovare gli altri senza, smarrire se stesso. Oggi Sartre, direbbe che il problema è quello di inserirsi in. un gruppo mobile e vivo che non, abbia l'inerzia, e l'opacità di una massa. Ma il tema, di fondo e ancora la. libertà umana, la. coesistenza, civile in cui il singolo non debba, abdicare a se stesso. Remo Cantoni