La battaglia di Arbasino di Arrigo Benedetti

La battaglia di Arbasino COME DEVE ESSERE LA LETTERATURA 9 La battaglia di Arbasino «Certi romanzi» è una scintillante polemica per l'avanguardia, ma colpisce molti mulini a vento Gli avanguardisti sperimentali si riunirono a Palermo un anno fa, si sono rivisti a Reggio nelle scorse settimane. Dal di fuori possono essere scambiati per un partito. Nei raduni, non leggono solo le loro composizioni, sostenendo il principio d'un'arte aperta, in quanto provocatoria di volta in volta d'effetti nuovi; questo, lo potrebbero nei salotti dove sono accolti volentieri. Discutono problemi. Paiono dei cospiratori che vogliano trovare il mezzo per snidare Moravia e gli altri dai posti di potere che detengono. Come i pittori italiani dopo il '30, si direbbero pretendere una legge che gli riservasse spazio, anziché sulle pareti dei palazzi novecenteschi, nelle case editrici (dove però sono già), sui giornali. Ma non è così, o non soltanto. Saltimbanchi dell'anima, disprezzano la carta stampata: la sentono come un limite da superarsi nei teatri, magari negli stadi. (Al solito, viene in mente lo spettacolo organizzato verso il '30, in uno stadio fiorentino, di cui protagonista era un camion della prima guerra mondiale). Eppure, di qui a qualche tempo, si distingueranno sempre più uno dagli altri; le individualità si staccheranno, via via che saranno stampati i loro libri. La riuova collana, riservatagli da Feltrinelli, « Material' », è già un avvio; anche se i volumi indicano, per certi accorgimenti tipografici, di volere essere armi, cartel- le d'appunti, anziché un testo cui uno scrittore si consegna. Avanguardia e sperimentalismo di Angelo Guglielmi, raccoglie pezzi usciti in riviste, lettere e note d'interlocutori, come Calvino, Moravia, Chiaromonte, Quinzio. Guglielmi dice: « Il formalismo dell'avanguardia è un formalismo strumentale... E' un messo non una decorazione ». Lotta per sottrarre il reale alla schiavitù delle idee. Anche Alberto Arbasino, autore del secondo volume apparso nella stessa collana, Certi romanzi, è tormentato dal problema d'una lingua idonea all'accaparramento d'una porzione sempre più vasta della realtà. Per lui, che si prelievino « i materiali linguistici dal cofanetto dei gioielli o dal bidone della spazzatura, o anche dalle lingue straniere », conta poco rispetto all'utilizzazione finale. Infastidito dalla « restaurazione naturalistica » (il naturalismo è un fantasma continuamente evocato per amor di polemica), e dall'evocazioni del passato che oggi serve solo a « commuovere le mogli dei dentisti di provincia che comprano il bestseller per ragioni di " carineria " », ci ammonisce con Gadda. Il solitario scrittore è confrontato a una montagna « in mezzo, a un territorio piatto », un antidoto al Gattopardo, romanzo « anacronistico in realtà quanto un Tintoretto eseguito nella Belle Epoque... ». All' espressionismo verbale di Gadda si dà il compito di scrostare le parole. Come se esistesse una lingua primigenia, tradita. Arbasino cominciò a farsi notare sul Mondo. Con L'Anonimo Lombardo non chiarì le sue doti narrative; con Fratelli d'Italia frastornò i lettori con un eccesso di leziosaggini; però svelò l'impegno a trasferire in un libro grandi porzioni di realtà. Un romanzo discusso, e, fatto insolito in Italia, a chiave. Certi romanzi, che cos'è? In apparenza, un pamphlet. un manifesto. Vi s'esprimo no gli odi dei nuovissimi, e vi si rivela la natura d'Arbasino, il quale, per lo più incantato dai chiacchiericci, depreca con vigore i petrarchini della memoria, rivendicando il realismo molieresco del salotto dei Guermantes, la tensione drammatica d'Albertina scomparsa. Per estrema contraddizione, avremo, un giorno, un altro realista lombardo? PzgdsddssiiuCvCdhlBlseoBsglfccKtdangpansatvJFstcMz Potrebbe darsi per disperazione, dopo l'assalto a giganti che spesso sono solo dei mulini a vento. In Certi romanzi, il sospetto che tra le centinaia di nomi citati ve ne siano di falsi, è irresistibile. Quasi s'approva che l'autore mistifichi i lettori, prevenendo il tiro che potrebbero fargli i colleghi inventando magari un critico conosciutissimo a Cambridge, Mass. e, — che vergogna, — ignorato da Cassola. Eppure lo sfoggio di informazioni cosmopolite ha una giustificazione. Quello che per noi fu salotto Bellonci, e oggi sono i salottini di Canova, per Arbasino è lo spazio tra gli Urali e le Montagne Rocciose, via ovest. Erede di Casanova, di Bianconi, e dei viaggiatori settecenteschi, da cui trasse gli sfondi per Fratelli d'Italia, nei classici Ricciardi, frequenta il mondo. Quando porta gli amici a cena da Ranieri, gli mette contro magari Schlesinger, Kissinger, storiografi, strateghi, consiglieri di presidenti, colleghi suoi (egli è assistente di diritto internazionale ) ; però i personaggi prestigiosi venuti, per lo più dal Massachusetts, che avrebbe eccitato Malaparte, non accendono sul serio la sua immaginazione. Vivono ai margini d'un mondo fantastico, in cui invece si muovono, agevolmente il dottor Johnson e il dottor Leavis, Flaubert e Viktor Shlovskij, Coleridge e Musil, Plutarco e Blanchot, infine Luchino Visconti, Gramigna, Moravia, Starobinski, i Finzi Contini, Bube, Charlus, Butor, Lévi-Strauss... Non ci si lasci distrarre dal moralista odiatore del decennio di De Gasperi, fustigatore dei critici dimezzati che lavorano per le case editrici e scrivono per i quotidiani. E neanche ci porti fuori strada il critico. Anche se dice cose talvolta accettabili, critico non lo è. I giudizi azzeccati su Flau bert hanno una diversa spie gazione. Bouvard et Pécuchet anticipano Gadda (e Arbasino ) ; Emma Bovary, vittima dei libri, sorella di don Chisciotte (idea ripresa da Blanchot, però più vecchia) anche. Gli avanguardisti veri credono in un mondo esterno, materiale, spasimano d'identificarvisi. Contemplano e soffrono, mentre lo zen che hanno leggiucchiato gli darebbe la beatitudine. Per Arbasino, la creazione è libresca, però, viene sfatta e ricostituita felicemente dalla fantasia, di contìnuo, senza requie. Già gli Edmund Wilson, le Mary Mac Carthy sono personaggi d'invenzione, almeno come Amadigi di Gaula. Arrigo Benedetti Alberto Arbasino sta per Gadda contro « Il Gattopardo»

Luoghi citati: Cambridge, Cassola, Italia, Massachusetts, Palermo, Reggio