Intervista con il dott. Agnelli sull'automobile e la congiuntura

Intervista con il dott. Agnelli sull'automobile e la congiuntura La domanda interna si è ridotta, occorre sviluppare le esportazioni Intervista con il dott. Agnelli sull'automobile e la congiuntura Le conseguenze della tassa d'acquisto e della sua abolizione sulle vendite della Fiat - Nuovi sbocchi in un prossimo avvenire verso l'Est ed i Paesi in via di sviluppo - Necessità di mantenere il livello di occupazione e di agevolare le vendite all'estero, nei limiti dei Trattati di Roma - I rapporti tra gli industriali e lo Stato (Nostro servizio particolare) Milano. 30 novembre. Il settimanale L'Europeo pubblica un'intervista con il dott. Giovanni Agnelli, vice presidente e amministratore delegato della Fiat, sulla situazione attuale e le prospettive dell'economia italiana, con particolare riguardo per il settore ' dell'automobile. Alla domanda: «L'abolizione della sovrattassa sulle automobili porterà a un aumento delle vendite, e in quale misura, secondo le previsioni? >, il dottor Agnelli risponde: «Vediamo. Anzitutto, origine della tassa: fine febbraio latSJ,. Ragioni: si voleva premere sui consumi dell'automobile in Italia e contemporaneamente sulle importazioni. Conseguenze: ■noi vendevamo in Quel momento, parlo di noi Fiat, 2500 vatture al giorno sul mercato nazionale, cioè il 12 % in più rispetto ai mesi corrispettivi dell'anno precedente. Da fine febbraio, data della tassa, a fine novembre, il mercato italiano è sceso, per noi, da 2500 a 1500 vetture al giorno. Quindi un calo impressionante (e noi Fiat siamo tra quelli che si sono difesi meglio) ». « Perciò — prosegue il vice presidente della Fiat — la tassa ha costituito la mortificazione dell'automobile, e ora la .sua- soppressione significa la riabilitazione dell'automobile. Quali vantaggi prevediamo di poter raggiungere? Da adesso a fine anno, i nostri uffici dicono che potremmo aumentare le vendite di un lòi20 per cento: dovremmo passare da 1500 a. 1SU0 vetture al giorno. I tipi dovrebbero spostarsi leggermente verso l'alto: chi voleva la " 500 " va. verso la " 000 ", chi voleva la "600", soprattutto, va verso la "S50" e così via ». <A gennaio, febbraio, marzo, avremo quella che, di regola, è considerata una ripresa stagionale, e pensiamo perciò di ritornare in quel periodo a una vendita di 1S00-2000 vetture al inumo, sul mercato nazionale: a meno che nel frattempo non si Ma ancora ridotta la capacità, di consumo del pubblico* « Un'altra conseguenza della situazione congiunturale — prosegue il dott. Agnelli — È stata la spinta verso l'esportazione. Oggi vendiamo all'estero circa 1200 vetture al giorno. Quindi nel primo trimestre dell'anno prossimo, alle 2000 vetture del mercato nazionale, dovremmo aggiungere le. 1200 di quello estero per arrivare a S200 vetture in totale: una produzione parecchio inferiore alla capacità massima della Fiat. E si sa, l'automobile la si può solo produrre e vendere, non produrre e immagazzinare. Perciò bisognerà produrre di meno rispetto a tale capacità massima. Devo aggiungere che la tassa non è stata l'unica causa del calo di erudite. Anche le misure antinflaztonistìche di carattere generale hanno influito a ridurre il consumo degli autoveicoli». 11 redattore del settimanale domanda a questo punto: lora la Fiat si prepara a una ulteriore riduzione delle ore di lavoro e magari a dei licenziamenti, come si dice? ». Ecco la risposta dei vice presidente della Fiat: «.E' evidente che, a questo ritmo di produzione, noi abbiamo un eccesso di marni d'opera: o quanto meno di mano cupata. Il fatto che abbiamo affrontato il calo della produzione solamente con la riduzione, dell'orario dimostra <iual è la nostra volontà: cioè di considerare soprattutto i problemi di carattere umano più di (meili inerenti all'economicità dei costi. Cosa potrebbe succederef Forse un'ulteriore riduzione di ore lavorative, se proprio la produzione non dovesse riprendere nel prossimo anno. Comunque, noi non prevediamo dei licenziamenti e faremo l'impossibile per non arrivarci. La nostra condotta passata può essere considerata un im!■' gno, e una garanzia, della nostra buona volontà*. Sulla eventualità che, « con l'attuale ritmo di crescita della produzione automobilistica, si corre il pericolo di intasare, entro pochi anni, la circolazione >, il dott. Agnelli precisa: « Direi che il problema non va visto in termini di intasamento della circolazione, cioè di spazio fisico a disposizione dell'automobile. Qui siamo (incora ben lontani dalla densità Usa, anche se ù vero che il sistema • tradale europeo necessita di ammodernamenti e dì molti sviluppi. Piuttosto si tratta dì vedere se l'incremento della produzione uulomobilistica non incontrerà presto un limite nella capacità economica di assorbimento da parte dei nostri mercati, come prevede infatti uno studio del Meo. € In avvenire, però — aggiunge il vice presidente della Fiat — si apriranno i mercati di esportazione verso l'Est. Questo è sicuro. Una volta risolti i problemi dei bisogni primari, i Paesi dell'Est inizieran- nssttPlStii gasgccsmsvanAl-| d'opera pienamente oc-[ no la motorizzazione su vasta scala. I loro problemi più assillanti sono in questo momento quelli dell'agricoltura: fertilizzanti, trattori, autocarri. Poi arriveranno all'automobile; e, penso, in breve tempo. Sulla stessa linea stanno, d'altra parte, i Paesi nuovi, quelli in via di sviluppo, che saranno i grandi mercati del futuro ». Sulla situazione economica generale, inline, il dott. Agnelli all'erma che, « dal punto di vista finanziario, i problemi congiunto-ali sono stati risolti con una drasticità ed un'efficacia veraìnente perentorie: il secondo miracolo italiano, come s'è detto. Dal punto di vista produttivo, si < verificato viceversa un certo ritardo di attuazione dì un'opportuna po-\nilllllllllllllll minimi i iiiiiiii litica economica, per esempio riguardo agli investimenti, che andavano fatti per tempo dove erano necessari. Quanto //ossa durare questa fase recessiva è difficilissimo preveda • ». «.Cosa bisogna fare'.*», domanda il redattore de L'Europeo. Il dottor Agnelli risponde: «Trovare il modo di tenere la gente occupata; e ìioi esportare », aggiungendo che occorre dare agii esportatori visto che la domanda interna si è ridotta, « tutti gli aiuti possibili e concepibili, nei termini dei Trattati comunitari di Roma: ad esempio, gli sgravi derivanti dalla fiscalizzazione degli oneri sociali, i finan- edcdcdziamenti a certe esportazioni, con crediti a medio termineliiini min mimmimm itiiiimiii e l'assunzione, da parte dello Stato, di una parte del rischio delle esportazioni dirette ai paesi più difficili ed ai mercati meno appetibili». L'ultima parte dell'intervista, dopo un accenno al processo di concentrazione dell'industria, è dedicata ai rapporti tra l'iniziativa privata e lo Stato. « Ritengo — afferma il dott. Agnelli — che spetti a noi imprenditori di collaborare con lo Stato in tutte le grandi questioni nazionali: per esempio, nelle riforme e nella programmazione. Fra noi e i politici non devono esistere intei-essi contrastanti ma convergenti. Il mestiere del politico è più difficile del nostro: perché è più difficile governare un Parse che un'azienda». r. s. iiininilll n mmmimiimmini

Persone citate: Agnelli, Giovanni Agnelli

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma