Verso una prova di forza tra americani e sovietici di Alberto Ronchey

Verso una prova di forza tra americani e sovietici Mosca minaccia di abbandonare l'Onu Verso una prova di forza tra americani e sovietici (Dal nostro inviato speciale) New York, 30 novembre. Il « Palazzo di Vetro » non è stato mai come oggi l'immagine stessa della fragilità, alla vigilia della nuova sessione dell'assemblea generale dell'Onu. La crisi finanziaria e politica delle Nazioni Unite è giunta sull'orlo d'una cruciale prova di forza russoamericana, che in queste ultime ore s'è tentato affannosamente di evitare con un piano procedurale di rinvio, proposto dal segretario generale Thant, e con un colloquio Rusk-Gromiko : ma i sovietici hanno respinto la formula di compromesso avanzata da Thant e oggi ha inizio una fase d'incer tezza sull'esistenza stessa delle Nazioni Unite. Il tema della vertenza da cui è nato l'urto russo-ame ricano, si riassume in breve. L'Unione Sovietica era debitrice da alcuni anni ver so l'Onu; ora il debito ha raggiunto 52 milioni e 600 mila dollari, la somma dei contributi per le operazio ni nel Medio Oriente e nel Congo, ma il governo sovie tico si rifiuta di pagare. L'ambasciatore Nikolai Fedorenko afferma che le operazioni in Medio Oriente furono approvate solo dal l'assemblea, non anche dal Consiglio di sicurezza, e che l'intervento nel Congo av venne in forme diverse da quelle che il Consiglio di si curezza aveva autorizzato e i russi avevano approvato, Tuttavia la Corte interna zionale dell'Aia stabilì con un verdetto del 1962 che ambedue le operazioni erano conformi al mandato < che l'Urss era giuridicamen te debitrice. Nello stesso anno, tale verdetto fu ac cettato dall'assemblea dell'Onu con 76 voti contro 17 e 8 astensioni. Fino a ieri, l'Onu ha po tuto operare perché gli Stati Uniti hanno coperto i debiti dell'Urss e degli altri governi comunisti. Ma i prestiti contratti dall'Onu rag giungono ormai 135 milioni di dollari, Thant è sull'orlo della bancarotta e gli Stati Uniti non vogliono più pa gare per coloro « che non versano le loro quote al club ». La vertenza è sentita dall'opinione americana e dallo stesso presidente Johnson come una questione di principio. L'ambasciatore Adlai Ste venson ha avuto il manda to di chiedere all'assemblea 1' applicazione dell' art. 19 della Carta delle Nazioni Unite, a norma del quale possono essere privati del diritto di voto gli Stati che non pagano i loro debiti da oltre due anni. I sovietici minacciano di uscire dall'Onu nel caso che, domani o fra un mese, la maggioranza approvi la richiesta americana. L'ambasciatore Fedorenko potrebbe rendere inoperante l'articolo 19 con un espediente tecnico: versando 5 milioni e 800 mila dollari, la differenza fra il debito attuale e quello maturato fino a due anni fa. Ma finora i sovietici non hanno lasciato intendere i loro propositi, minacciando solo di uscire dall'Onu. Da un lato, dunque, il mondo comunista avverte che può volgere le spalle alle Nazioni Unite, dall'altro Washington informa i rappresentanti degli Stati afroasiatici che se al momento della scelta non voteranno a favore della richiesta di Stevenson, il Tesoro americano cesserà di finanziare anche il fondo di assistenza tecnica per il « terzo mondo », al quale contribuisce con 57 milioni e 800 mila dollari, il 40 per cento della spesa, mentre l'Urss vi dedica solo 3 milioni di dollari. La condizione dei governi del « terzo mondo » è pressoché drammatica. Se l'Urss abbandona l'Onu, è la fine dell'organizzazione, la sola tribuna dalla quale essi possono ricordare al mondo la loro esistenza politica. Se Washington cessa di finanziare i piani di assistenza, è la fine del compito fondamentale assunto dall'Onu verso i paesi sottosviluppati. Nemmeno l'astensione dal voto dei delegati afro-asiatici (50 su 112) può risolvere il dilemma. La questione è complicata dalla circostanza che anche la Francia ha negato il suo contributo (15 milioni di dollari) alle operazioni dell'Onu nel Congo, sebbene per motivi diversi da quelli che l'Urss ha invocato, ma il debito francese, a differenza di quello russo, scadrà solo a gennaio e il delegato di De Gaulle non rischia per ora la perdita del diritto di voto. Negli ultimi anni, l'influenza dell'Onu sugli affari mondiali è apparsa già ridotta. Al di là dello show down finanziario, adesso gli Stati Uniti pongono il problema se uno Stato come l'Urss abbia il diritto di ri fiutare il suo contributo alle operazioni dell'Onu che non controlla, solo per il fatto che non le controlla, sebbene siano state approvate dalla maggioranza. In altri termini, può essere l'Onu soltanto una società internazionale di pubblici dibattiti? E' utile che solo a tale scopo esista il grattacielo verde presso l'East River? Ai russi, in particolare, si pone il problema se i po teri operativi dell'Onu non possano essere utili nell'avvenire alla stessa Unione Sovietica: per esempio nell'ipotesi di nuovi incidenti di frontiera nell' Estremo Oriente o d'un nuovo conflitto cino-indiano. Alberto Ronchey

Persone citate: Adlai Ste, De Gaulle, Gromiko, Johnson, Nikolai Fedorenko, Rusk, Stevenson, Thant