Visita al Museo dell'Automobile

Visita al Museo dell'Automobile UNA RACCOLTA, FRA LE MAGGIORI DEL MONDO, CHE FA ONORE A TORINO Visita al Museo dell'Automobile L'iniziativa di conservare ed esporre le vetture antiche, così da documentare l'intera storia dell'automobile, risale al 1932 - La prima realizzazione è del 1939, in una sede provvisoria - Infine, nel 1960, l'inaugurazione dell'edificio attuale - Il «pezzo» più prezioso: il landau a vapore fabbricato da Bordino nel 1854 che circolò nella nostra città a 8 chilometri l'ora - La sezione delle macchine da corsa comprende modelli ormai leggendari, l'Itala del raid Pechino-Parigi, la Fiat di Nazzaro, l'Alfa di Brilli Peri Non crediamo occorrano particolari conoscenze tecniche o meccaniche per apprezzare la collezione del Museo dell'Automobile di Torino. Il mezzo a quattro ruote è diventato ormai di uso così comune, fa talmente parte della vita di ogni giorno che chiunque può avere interesse a conoscerne le realizzazioni dei primordi e gli ulteriori sviluppi. Il visitatore si troverà a diretto contatto con una rassegna di veicoli veramente completa che gli consentirà di documentarsi ampiamente sulla storia prodigiosa dell'automobile. Avvicinandosi a queste prime carrozze senza cavalli, molte delle quali ancora in perfette condizioni di marcia, potrà qualche volta sorridere, ma ne trarrà sem- pre un senso di rispetto e di ammirazione e, se avrà | tempo per un esame più approfondito, rimarrà stupito constatando quali problemi avessero già saputo risolvere fin d'allora i nostri vecchi. Speriamo di non peccare di orgoglio affermando inoltre che il nostro è un museo istruttivo, ma anche divertente e sistemato tra l'altro in un edificio moderno e accogliente che ha il pregio di non stancare e di presentarsi in modo organico e razionale. Sulle origini e sui suoi promotori si è già detto ripetutamente, ma non sarà inutile ritornarvi sia pure in modo incito sommario. L'idea risale al 1932. E' lanciata da due anziani pionieri, Roberto Biscaretti di Ruffia e Cesare Goria Gatti. Già l'anno successivo la Associazione delle Case co struttrici e l'Automobile Club di Torino — per me- rito dei loro rispettivi e qualificati esponenti Acutis e Di Miceli — organizzano al Salone internazionale di Milano una « Mostra retrospettiva », affidando l'incarico a mio padre Carlo Biscaretti di Ruffìa. La mostra riporta un buon successo. Ciò infonde altro coraggio ai promotori che invitano i proprietari di macchine a farne dono alla costituenda istituzione. E così il museo prende il via sia pure stentatamente e sotto forma di un modesto magazzino. Ci vogliono però 6 anni i per giungere ad un primo tangibile risultato quando nel 1939 si inaugura la se-1 de provvisoria allo Stadio'Comunale di Torino : 55 vetture, 51 autotelai, cicli e motocicli. Ma viene la guerra e ci sono purtroppo cose ben più urgenti cui pensare. Fortu- natamente il materiale esce indenne, mentre la bibliote ca soffre seri danni. Passano così altri 15 anni e quasi si è perduta la speranza di trovare una sta bile e decorosa dimora e i fondi per sussistere. Ma nel 1955 le fabbriche italiane e la famiglia Agnelli, riconoscendo il valore dell'inizia' tiva, concordano di costruire un edificio permanente per ospitare la raccolta, arricchitasi nel frattempo di nuovi e pregevoli esemplari, e affidano con felice in- tuito l'incarico all'architetto Amedeo Albertini. E a questo punto è dove-| roso ricordare l'intervento decisivo di Luigi Gajal de la Chenaye, allora vicepre sidente della Fiat, che convince le Case costruttrici ed i settori collegati sulla necessità di attuare l'opera con l'indispensabile larghezza di mezzi. Il Comune di Torino, che aveva sempre fornito un concreto appoggio, mette a disposizione con altrettanto slancio il terreno di corso Unità d'Italia. Il museo è così varato e lo si inaugura ufficialmente nell'autunno del 1960. Ma nel settembre del 1959 è scomparso Carlo Biscaretti che aveva dedicato con appassionata tenacia più di 25 anni della sua vita alla realizzazione dell' idea. Il museo porterà quindi il suo nome e vedrà esposti i suoi disegni e i suoi modelli in scala ridotta. La raccolta è composta sostanzialmente di 130 pezzi, di cui circa la metà di età anteriore al 1914. Il veicolo più spettacolare è senza dubbio l'imponente landau a vapore costruito da Bordino nel 1854 che sembra abbia regolarmente circolato per le vie della città portando 4-5 passeggeri oltre il conducente e il macchinista e raggiungendo la ragguardevole velocità di S km all'ora. Del periodo storico, quando ancora gli incerti motori sviluppavano potenze modeste ed il concetto fondamentale della locomozione su strada era di far muovere una vera carrozza senza cavalli, si noteranno una elegantissima vetturetta Peugeot 2 \', HP (1894), una « due posti » decauville 31/2 HP (1898) e la Panhard-Levassor di 12 HP del 1899. Altri tre esemplari preziosi: la Bernardi HP (1896), prima au- tomobile italiana con moto re a scoppio, la Prinetti e Stucchi (1899) e la Fiat31ó HP (1899). Del resto la Casa torinese è presente con una trentina di unità che vanno appunto dalla primogenita fino alla vettura a turbina. In pochi anni l'automobile prende una sua fisionomia: non riesce ancora a staccarsi dalle forme della carrozza, ma la meccanica esige soluzioni nuove e definitive: si è generalizzato l'uso del motore anteriore, munito di radiatore a nido d'ape e i vari congegni vengono riparati dal fango e dalle intemperie. In quest'epoca sono compresi anche alcuni pezzi a propulsione elettrica e a vapore tra cui una Stae torinese e una White americana. Meritano particolare considerazione l'Itala 35-45 HP capace di superare i 100 chilometri orari, la macchina con la quale nel 1907 don Scipione Borghese ha portato trionfalmente a termine il « raid » Pechino-Parigi, e la Fiat G. P. 135 HP che vide Nazzaro primo al Gran Premio dell'Automobile Club di Francia alla media di 113 km/h. La sezione sportiva annovera ben 5 modelli vincitori del campionato del mondo: Alfa Romeo P2 (Brilli Peri, 1925), Alfa Romeo 158-159 (Farina, 1950; Fangio, 1951), Ferrari F2 (Alberto Ascari, 1952-1953), Maserati 250 F (Fangio, 1956), Mercedes Benz W196 (Fangio, 1954-1955). Ma vi sono anche rappresentate: Aquila Italiana 1912, Bugatti 35 del 1924, Ferrari FI del 1963, Jaguar D 1954, Lancia « Carrera » e « FI » ed i prototipi da record Nibbio e Tarf. Il tutto corredato da una ampia documentazione fotografica riferita sia alle corse più importanti che ai campioni della velocità. E' tuttavia nostro intendimento giungere per l'insieme del museo ad una vera e propria specializzazione nel senso di limitare le |^^^uisizioiu^a model li anteriori al 1914. Si sono anche voluti illustrare altri settori collegati alla motorizzazione e si è data quindi particolare evidenza, a cura delle aziende interessate, e in modo sintetico, alla storia del petrolio e del pneumatico. Ci si è poi specialmente soffermati sulla evoluzione della carrozzeria e sugli aspetti puramente tecnici, riunendo in un unico locale motori e telai. Né bisogna dimenticare la serie selezionata di motocicli e tricicli. Tra questi ultimi due De Dion & Bouton del 1898 e 1899. Ma un museo non è mai finito e quindi col tempo le varie sezioni saranno arricchite e completate e ne sorgeranno soprattutto di nuove di cui una particolarmente didattica sulle varie fasi della costruzione automobilistica. L'istituzione dispone inoltre di una vasta sala per congressi e proiezioni cine- matografiche usata soprat- tutto nel periodo invernale per la programmazione di documentari storici e di at- tualità. La biblioteca consta di5000 volumi e in questi an-ni è sorto anche un Centrodi documentazione che ha richiamato l'interessamento del Consiglio nazionale delle ricerche e che è in grado di far fronte alle richieste di studiosi e appassionati. , Torino, che ne aveva ampiamente i titoli, ha così il privilegio di possedere una delle raccolte più importanti del mondo che si schiera, per tenerci all'Europa, fra quelle francesi di Roche taillée (Lione) e di Le Mans e quella inglese di Beaulieu, tutte con una consistenza simile alla nostra. i Confidiamo su un costan'te incremento dei visitatori !e ci rivolgiamo soprattutto ai giovani, persuasi di poter contribuire concretamente alla loro formazione tecnica e culturale, mettendo sotto ai loro occhi una pagina di storia, vivente testimonianza delle origini da cui ha preso il via un nuovo corso del progresso umano. Rodolfo Biscaretti Presidente del Consiglio di amministrazione del Museo dell'Automobile Il ((lanciali)) a vapore costruito da Bordino nel 1854. Poìeva portare a bordo quattro o cinque passeggeri I primi modelli di automobili ripetevano, nella forma, le carrozze a cavalli m — Ma sei sicuro che questo è Io ski-lifl?