La crisi degli ospedali in Italia giudicata da un medico primario

La crisi degli ospedali in Italia giudicata da un medico primario LETTERE AL DIRETTORE La crisi degli ospedali in Italia giudicata da un medico primario Leggi e attrezzature sono spesso quelle di tempi in cui si conosceva la carità e non l'assistenza - Mancano i mezzi per assumere il personale necessario, migliorare la dieta, completare i laboratori -1 medici «non arrivati» hanno compensi insufficienti Signor Direttore, con doloroso stillicidio si susseguono in giornali e riviste osservazioni e lagnanze che costituiscono un'aspra critica agli ospedali. La frequenza di questi interventi non stupisce: oggi ricorre all'ospedale un numero di persone di gran lunga maggiore di una volta; la popolazione aumenta, le mutue convogliano agli ospedali sempre più ammalati; le possibilità di assistenza sono sempre più strettamente condizionate ad èquipes ed a strumentari, onde l'assistenza domiciliare risulta ogni giorno più. diseconomica disagevole, insufficiente. Il contenuto ed il tono di questi interventi del pubblico induce a domandarsi: si tratta di fatti occasionali? Sono gonfiature? Ripicchi? In caso contrario, il personale degli ospedali non si accorge di tutti questi inconvenienti? Permetta ad un medico, che ha dedicato decenni al servizio ospedaliero, di esporre il suo giudizio. Non si tratta di fatti occasionali né di pettegolezzi ma di una pesante realtà, seppure fortunatamente, non tutta la realtà sia così fosca. Il personale amministrativo, medico, assistenziale è il primo a dolersene, ma, allo stato attuale delle cose, troppo sovente impedito a porvi rimedio. Di chi sono gli ospedali? Quali aderenze hanno le vecchie strutture, i vecchi ordinamenti, i vecchi organici, le sovente antiquate attrezzature alle necessità odierne? Come queste opere, nate per la maugior parte dai sentimenti di' un buon samaritano, si adeguano ai concetti moderni di una assistenza della quale ogni cittadino ha diritto di usufruire anzi, in taluni casi — si pensi alle vaccinazioni, alla schermo grafia, a visite preventive — il dovere di ricorrervi, per la difesa della propria e della co¬ mune salute? Abbiamo visto in Torino l'esempio di costruzioni ospedaliere feime per anni perché non arrivavano, dalle autorità competenti, quando l'autorizzazione, quando i mezzi, per procedere in quei lavori che le stesse autorità sollecitavano. K' ovvio che la popolazione si sdegni di trovare l'aria condizionata e coppia di ascensori nei grandi magazzini, mentre manca la prima e sono insufficienti i secondi nell'ospedale. Se il corpo medico che segue il prodigioso sviluppo dell'arte sua propone nuove attrezzature, nuovi metodi di indagine, la risposta è sempre quella: mancano i fondi. Gli ospedali hanno larghi crediti inesigibili verso le mutue: ecco che il sofferente, il quale arriva indifeso, paga per molti. Se il vitto standard lascia a desiderare, come si può richiedere alle amministrazioni una cucina dietetica e proporre l'introduzione del dietetista tecnico del tutto giustificato dalle odierne conoscenze sulla alimentazione? Il personale infermieristico e quello di bassa fatica devono sovente alternarsi nel loro lavoro: di qui risentimenti e malavoglia nel primo, ed emergente impreparazione nel secondo. Oltre ad un eccessivamente lento adeguamento degli ospedali alle moderne necessità per carenza dall'alto, vi sono poi alla ed egoismi. Gli ospedal ni sono nella maggioranza privi di biblioteche aggiornate; i laboratori mancano di attrezzature, non conoscono la consulenza del chimico e del fisico; è stata loro tolta ogni partecipazione all'insegnamento: periferia disamoramene! ospedali Italia- ipiù volenterosi e meglio dotati tra i giovani pertanto se ne, allontanano. Vi sono specialità che già soffrono della carenza di nuove leve; un sempre maggior numero di posti viene oc- cupato da donne, cui la vita biologica e familiare impedirà di dedicare all'ammalato ed allo studio tutta la dedizione richiesta. La distribuzione dei cespiti è talora ingiusta: vi sono primari che guadagnano non quattro, ma venti volte quanto il loro assistente. Gli anestesisti, ai quali è affidato il nostro respiro ed il battito del nostro cuore quando il chirurgo lavora, non hanno ancora emolumenti fissi ed adeguati, quali ogni persona che compie un lavoro utile alla società ha diritto di richiedere. • 1111111M I ■ 11111M f 11L ( 111111M111 r L M1J1LIL1111111111L i 1 o o o Allora, si dirà, il male sta in alto. Eppure quante corse a Roma di volenterosi colleghi ho io visto, a quante riunioni in proposito ho io stesso partecipato! I decreti si accavallano, si contraddicono, i ministri si succedono, la periferia fa resistenza, ed il progresso degli ospedali, seppure sostanziale ed evidente, non sa tenere il passo con quella meravigliosa civiltà che va aprendosi alle nuove generazioni, e non sa giovarsene. Dr. Prof. Aurelio Costa Medico Primario dell'Ospedale Mauriziano in Torino 11 f I ] 1111 r I ! I f J11 ' i ! 11111 1111 [ 11111 ! 111 ! 11M1111111111

Persone citate: Aurelio Costa

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino