Sparò al cugino che l'aveva sedotta e da due anni rifiutava di sposarla

Sparò al cugino che l'aveva sedotta e da due anni rifiutava di sposarla Sparò al cugino che l'aveva sedotta e da due anni rifiutava di sposarla Il delitto avvenne a Firenze nel 1960 - Il giovane morì - La ragazza era giunta dalla Sicilia - La Cassazione le ha confermato la condanna a 21 anni anche se fra le loro famiglie i rapporti non fossero molto affettuosi e fra i giovani esi stesse una notevole differenza di età (lei (Nostro servizio particolare) Roma, 27 novembre. La Cassazione, questa sera, ha confermato la condanna a 1 anni di reclusione a Paola Garofalo, che nel marzo 1960 fece un viaggio da Noto (Siracusa) a Firenze per uccidere il cugino Corrado Angelino dal quale era stata sedotta. I giudici della Corte suprema, dopo essere rimasti in camera di consiglio per quattro ore, hanno stabilito, fra l'altro, che non possa essere considerato un delitto d'onore quello compiuto dalla ragazza siciliana. Inoltre hanno affermato che debba essere respinta la tesi del Procuratore Generale secondo il quale si doveva annullare la condanna e affidare il caso ad un'altra Corte d'Assise d'Appello per accertare se nel comportamento del seduttore si potessero ravvisare gli estremi della prò vocazione. Paola Garofalo e Corrado Angelino erano tigli di due [rateili Vivevano a Noto ed era più anziana di sette anni), i cugini presero a frequentarsi. Paola aveva cominciato a lavorare come ricamatrice; Corrado studiava con il proposito di diventare avvocato. Nell'estate 1958 la coppia fuggì da Noto e si nascose in una casa di campagna; i giovani dopo qualche giorno tornarono a casa annunciando che intendevano sposarsi. L'opposizione delle famiglie fu tenace. I due giovani (lei aveva 27 anni, lui 20) si separarono. Qualche settimana dopo Corrado partì per Firenze: s'era iscritto all'Università di giurisprudenza. Paola Garofalo, sempre più innamorata del cugino, si rese conto che la sua storia d'amore era terminata definitivamente. Ma non si arrese. Corrado, prima di allonta narsi, le aveva regalato una pistola dicendole di usarla contro di lui se egli non aves se mantenuto la promessa di sposarla. Le settimane e i mesi trascorsero inutilmente. Paola non sembrava rassegnarsi all'idea di essere stata abbandonata. In questo suo tormento visse per due anni, sino al marzo 1960 quando cioè raggiunse la certezza che il suo ex fidanzato l'aveva completamente dimenticata. Fu allora che mise nells borsetta la pistola regalatale da Corrado, salì sul treno, si precipitò a Firenze, aspettò che il cugino tornasse da Brescia dove era andato per una gita e il pomeriggio del 31 marzo lo affrontò in piazza dell'Unità e gli sparò quattro colpi. Paola, arrestata, si limitò a dire con freddezza: «Non ho rimorsi, se lo meritava e spe ro die sia andato all'inferno. Ha rinnegato la promessa. Mi ha trattato come una sgualdrina. L'ho ucciso e sono contenta di averlo fatto ». I giù dici della Corte d'Assise di Firenze la condannarono a anni; quelli della Corte d'Assise d'Appello ridussero la pe na a 21 anni. Oggi in Cassazione i difensori della Garofalo — prof, Alfredo De Marsico, avv. Guido Carli e Giacomo Barletta — hanno chiesto che la condanna venisse annullata soste nendo che i giudici non ave vano spiegato chiaramente il motivo per cui non erano state concesse a Paola Garofalo le attenuanti previste per chi è stato provocato e per chi agisce per una causa di particolare valore morale. Ma supremi giudici sono stati d parere diverso e hanno con fermato la precedente condan na a 21 anni. g. g

Persone citate: Alfredo De Marsico, Corrado Angelino, Garofalo, Giacomo Barletta, Guido Carli, Paola Garofalo