L '«Arte della fuga» di Bach per il «Collegium musicum»

L '«Arte della fuga» di Bach per il «Collegium musicum» L '«Arte della fuga» di Bach per il «Collegium musicum» L'orchestra da camera della società torinese ha terminato ieri al Conservatorio l'esecuzione del ciclo L'orchestra da camera del «Collegium musicum» ha compiuto iersera la sua greve fatica, l'esecuzione di tutta l'Arte della fuga di Bach, orchestrata da Roger Vuataz. Fatica greve, per la parte non dei singoli strumentisti, che più volte avevan dato saggio di destrezza, ma della totale risultanza, sagacemente curata dal concertatore, maestro Massimo Bruni. Era infatti da dare spicco, nell'esposizione scrupolosamente esatta della forma, caso per caso, non solo all'annuncio e alla corrispondenza degli elementi vitali, ma a ciò che di espressivo aveva suggerito l'uso del modo fugato ed era stato in esso rappreso e fissato. Occorreva insomma rivelare in ciascun pezzo l'«arte» conchiusavi, o soltanto la magistrale competenza stupefacente di Bach nell'«arte della fuga», nella quale locuzione, «arte» è da intendere nell'accezione ancora medievale di « scienza », quasi di « esperienza pratica ». La ricerca del maestro Bruni riuscì, quanto era possibile, fruttuosa, e malgrado la persistenza del contrappuntismo, tecnica vincolata e talvolta vincolatissima, non monotona, né uggiosa. L'attenzione alla costruzione era costante. Non torneremo a discorrere della mancanza nell'originale stesura di qualsiasi prescrizione di strumenti, delle verisi mili cagioni di tale assenza, e dell'opportunità e del modo di provvedere, volendo, all'istrumentazione. Fra i tentativi di attuazione sonora quello del Vuataz è dei più ammissìbili. Bisogna tuttavia confutare una non convincente dichiarazione di lui: poiché l'organo era prediletto da Bach, l'orchestrazione ha mirato a ottenere con strumenti d'arco o soffiati un che di organistico. E perché non affidare senz'altro l'attuazione sonora, mimi ziosamente indicata con dida scalie per l'uso dei registri, al l'organo, che sicuramente costituiva la somma di tutte le esperienze foniche di Bach? Si può ricordare il caso della Passacaglia di Bach orchestrata da Respighi. La maggior lode all'opera del trascrittore riguardava l'effetto prettamente organistico dell'orchestra zione. Un giro inutile: dall'or gano all'orchestra per tornare all'organo. L'occasione, in ogni caso, è stata felice per ripensare e riudire una così singolare composizione. Giusti, perciò, i grati applausi al «Collegium» e al suo direttore, anche per l'esecuzione, molto istruttiva, del terzo Concerto brandeburghese, j

Persone citate: Bach, Massimo Bruni, Respighi, Roger Vuataz