Il ritorno di Rubinstein ieri sera al Conservatorio

Il ritorno di Rubinstein ieri sera al Conservatorio Il ritorno di Rubinstein ieri sera al Conservatorio Il settantottenne pianista si è esibito in brani di Ravel, Schumann e Chopin per l'Unione Musicale Ad alcuni assidui frequentatori delle società camerali a Torino pareva che Artur Rubinstein tornasse iersera dopo l'assenza circa d'un anno; ad altri la mancanza sembrava un poco più lunga. Bisognava forse ricorrere a uno di quelli ascoltatori che annoiano cronologicamente tutti gli avvenimenti concertistici? Soverchia fatica. Sta di fatto che agli uni ed agli altri, quando lo rividero uscire vispo e pronto sul palcoscenico nella sala del Conservatorio, parve di averlo avuto ospite di recente, jf quando udirono l'attacco del Uà Sonata opus 2, numero 3 \di Beethoven, e ne seguirono contenuto e vibrante, lo svolgimento patetico, ogni calcolo, e soprattutto quello dell'età, settantotto anni, cedette al compiacimento d'una vigorosa j interpretazione attuata con i più sicuri e vari valori tecnici. Come altri eccellenti interpreti concertisti, Rubinstein rimane fedele ai grandissimi artisti, che saggiamente distingue, ma non soppesa. Sente la differenza di un Beethoven da un Mozart, e talune sue risposte a recenti intervistatori j son ricche di buon senso, ma rifugge dal tentare graduatorie. S'intende che coglie il divario sommamente nella specie del sentimento e dell'espressione; e perciò non va d'accordo, nel campo teorico, con Strawinski, che pur novera fra gii amici cari. Quel non ammettere che l'arte sia espressione di sentimenti, (e che altro, domanda, può essere?), gli è propriamente incomprensibile; e quella strawinsldana inclinazione a considerare il pianoforte come uno degli strumenti «a percussione» non gli va giù. Dice infatti Strawinski che e Chopin e Mozart e Beethoven non hanno capito un bel niente del pianoforte, al quale egli, Strawinski, preferisce il popolare cembalo ungherese... ila sono motteggi spiritosi, e non bisogna prenderli sul serio. Del resto Rubinstein include volentieri nei programmi e Ravel, come avvenne iersera, e Prokofielf e Granados e altri valenti contemporanei, come usa altrove. Riconoscere immutato l'anziano pianista, anche in Schumann, anche in Chopin, è rinnovare le osservazioni tante volte annotate delle sue meno mature, e forse anche giovanili, caratteristiche, siano le più alte e ammirevoli, siano le manchevoli, una certa indisciplina, un soverchio abbandono all'estro, la tendenza a stupire con la pesantezza fonica, eccetera. Ma ancora una volta piacque, anzi entusiasmò, quel piacere ch'egli prova nel far musica, e che fervorosamente comunica a chi l'ascolta. a. d. c.

Luoghi citati: Torino