A Venezia i liberali conducono un'aspra battaglia contro la dc di Giovanni Giovannini

A Venezia i liberali conducono un'aspra battaglia contro la dc La campagna elettorale è stata durissima A Venezia i liberali conducono un'aspra battaglia contro la dc A loro volta i democristiani hanno affisso un manifesto in cui accusano il pli di comportarsi alla stregua dei comunisti - La polemica spazia dal campo politico ai problemi amministrativi che riguardano il centro storico della città e il tumultuoso sviluppo della terraferma di Mestre - La previsione è per un centro-sinistra (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 20 novembre A Venezia l'esame delle vicende politiche e dei risultati elettorali degli ultimi anni permettono di formulare, con una certa sicurezza, una duplice previsione sul voto di domenica prossima: il Comune, come la Provincia, avrà ancora una amministrazione di centro-sinistra; la maggioranza degli alleati, democristiani, socialdemocratici e socialisti, sarà certamente meno forte di prima. Dei sessanta seggi del Consiglio comunale uscente, ventitré erano democristiani, tredici socialisti, quattro socialdemocratici: la giunta di centrosinistra poteva cioè contare sui due terzi dell'assemblea. Ora, del tre partiti di governo, si ritiene a Venezia che solo il psdi possa sentirsi sicuro di conservare le sue posizioni (e nutrire qualche speranza di avanzare di un posto) ; gli stessi esponenti della de scontano invece fin d'ora una loro perdita di uno-due seggi, e ciò per tutta una serie di motivi fra i quali spiccano il naturale logorio di una lunga e difficile amministrazione, e il durissimo attacco dei liberali. L'attesa per il giudizio di domenica è particolarmente viva fra i socialisti. Il partito di Nenni aveva retto bene alla prova delle politiche del '63 (20,3% dei voti in confronto al 21,8% delle amministrative del '60); ha accusato invece più duramente che in qualsiasi altra grande città gli effetti della scissione del psiup fra i suoi quadri direttivi: sei dei suoi tredici consiglieri comunali hanno aderito, in tempi diversi, al gruppo di Vecchietti. Fermiamoci un momento, torniamo all'aritmetica. Se dav vero la democrazia cristiana perdesse due seggi scendendo da ventitré a ventuno, se i socialdemocratici rimanessero in quattro, se l'elettorato so cialista si frazionasse nella stessa misura in cui si sono divisi i 3uoi dirigenti e confermasse quindi al psi solo sette dei suoi tredici vecchi seggi, la maggioranza di centro-sinistra si ridurrebbe a due soli voti, a trentadue consiglieri su sessanta. Occorre obiettivamente avvertire che si tratta dell'ipo tesi più pessimìstica per l'ani ministrazione uscente. La de mocrazia cristiana potrebbe benissimo arretrare di un solo seggio, il psdi potrebbe anche guadagnarne uno, e soprattutto il psi non dovrebbe perdere tanti posti quanti erano quelli occupati dai consiglieri ?cis sionisti (e cioè sei), ma al massimo tre o quattro. Ed è questa infatti l'ipotesi prevalente nei vari ambienti politici veneziani: la nuova ammini strazione di centro-sinistra po tra probabilmente contare su una maggioranza di trentatré trentaquattro consiglieri. « E in ogni caso, dovessimo anche ridurci a trentuno soltanto, la nostra formula non muterà, il centro-sinistra non si discute »: è quanto dichiarano il sindaco de uscente e riproposto, ing. Favaretto Fisca, e tutta la democrazia cristiana di Venezia in seno alla quale le correnti di de stra sono in assoluta mino ranza mentre predomina «Forze nuove>. La caratterizzazione della de locale è tanto netta e spinta da facilitare certo la marcia comune con socialisti e socialdemocratici, ma da creare anche qualche fri zione concorrenziale con gli alleati. Uno dei maggiori e più equi librati esponenti del psdi ve neziano, l'assessore al turismo Chiarelli, non esita ad esempio ad indicarmi nella « esa gitazione democristiana » uno dei motivi permanenti di di sagio nei dirigenti degli altri due partiti, ed in particolare una delle cause principali del l'uscita dal psi di ben sei dei tredici consiglieri comunali Ma — aggiunge — l'elettorato socialista seguirà in ben minor misura la scissione av venuta al vertice, e psi e psdi, uniti di fatto In attesa di una riunione formale che tarda troppo, dovranno e potranno far subito sentire una voce comune e autonoma nei con fronti anche dell'alleata de. In tanto sospingersi a sinistra, la propaganda liberale può esplodere, sparare a zero contro un cosi insolitamente netto bersaglio democristiano. Nel Consiglio uscente il pli aveva una modesta rappresentan za di due soli consiglieri, ma dalle amministrative del '60 al le politiche del '63 aveva fat to un sorprendente balzo avan ti, da meno di ottomila a qua si diciottomila voti, dal 3,3 al 7,6 %. Ora conta di arrivare a quattro consiglieri, anzi spera in cinque. « Per prima cosa — mi dice il consigliere liberale avv. Lorenzo Bettini — dovremmo in camerare noi i tremila voti che i monarchici (oggi scampar si) avevano ottenuto nel '60 pur senza conquistare nemme no un seggio; inoltre i risul tati del '63 ci garantiscono di portar via due seggi alla de ed infine qualcosa potremmo sottrarre anche al msi (tre consiglieri uscenti) ». Gli stes si avversari non contestano la fondatezza di queste speranze, mettono in dubbio solo l'entità del successo. A Venezia come altrove, e più che altrove, i liberali hanno impresso un'asprezza insolita alla campagna elettorale; il loro principale bersaglio, la de, sta facendo affiggere in queste ore un manifesto in cui accusa il partito di Malagodi di comportarsi esattamente allo stesso modo di quelli di Longo o di Michelini. Il pli dà battaglia a fondo — caso strano nelle elezioni italiane politiche o no — anche sul terreno amministrativo: e a Venezia la materia non manca. Il centro storico ha tali proble- mi, la « terraferma > di Mestre si è sviluppata tanto tumultuosamente che l'amministrazione uscente può vantare il molto e il bene che ha fatto, e l'opposizione trovare materia per dimostrare che è stato fatto poco e male. Senza esorbitare dai limiti di questo sommario quadro preelettorale, mi limiterò a notare che con l'offensiva del pli in campo amministrativo coincide anche quella altrettanto serrata dei comunisti (che avevano, e probabilmente riavranno in Consiglio quattordici seggi). Nel Consiglio provinciale di 'Venezia (per il quale voterà domenica quasi mezzo milione di elettori), la maggioranza era composta solo ria sedici demo cristiani e da tre socialdemocratici (su trentasei); i socialisti, che inizialmente erano sette e si erano ridotti a quattro per il passaggio di uno di loro al psdi e di due al psiup, hanno preferito rimanere fuori fino alla scadenza attuale. E' prevista però (e il presidente democristiano della Provincia Alberto Bagagnolo l'ha annunciato ufficialmente) l'Immediata formazione, subito dopo le elezioni, di una giunta organica di centro-sinistra. Giovanni Giovannini Preparativi per le votazioni di domani nel seggio di una sezione elettorale romana (Tel. «(Associated Press»)

Persone citate: Chiarelli, Favaretto Fisca, Longo, Lorenzo Bettini, Malagodi, Michelini, Nenni

Luoghi citati: Venezia