A Taranto oggi inizia la produzione l'acciaieria del centro siderurgico di Fausto De Luca

A Taranto oggi inizia la produzione l'acciaieria del centro siderurgico A Taranto oggi inizia la produzione l'acciaieria del centro siderurgico Il complesso, che segue a quelli di Cornigliano, Bagnoli e Piombino, è già in grado di produrre 2 milioni e mezzo di tonnellate d'acciaio e potrà arrivare a 6 milioni - E' la fabbrica più grossa del Mediterraneo (Dal nostro invialo speciale) Taranto, 18 novembre. Nel giro di quattro anni è sorta accanto a Taranto un'altra città, irta di torri, tubi, rotaie, densa di cumuli di ferro e carbone. Una città per produrre acciaio: 600 ettari di estensione (più di Taranto), due altiforni già in attività, una acciaieria modernissima grande come una cattedrale, una fabbrica di tubi, un nuovo scalo marittimo di fronte alla vecchia base navale, 90 chilometri di rotaie, 30 di strade, 21 di nastri trasportatori del materiale, 4500 persone al lavoro (900 dirigenti, tecnici, impiegati e 3600 operai quasi tutti di origine locale opportunamente qualificati), una produzione di acciaio di 2 milioni e mezzo di tonnellate raggiungibili già alla fine del 1965 con la possibilità di giungere a sei milioni di tonnellate annue sviluppando gli impianti fino a sei altiforni. Sono questi gli essenziali dati di identificazione del quarto centro siderurgico che l'Italsider (gruppo Iri) ha affiancato a quelli di Cornigliano, Bagnoli e Piombino, e di cui domani entrerà ufficialmente in funzione l'acciaieria alla presenza del presidente del Consiglio on. Moro. Ma la fabbrica vanta anche altri primati: è la più grande del Mediterraneo, può produrre una colata di ghisa fino a 500 tonnellate in un'ora e dieci minuti, può produrre acciaio dai suoi enormi convertitori « LD » (fusione della ghisa e dei rottami di ferro con iniezione di ossigeno ad una velocità doppia di quella del suono) al record di 350 tonnellate in 45 minuti. Oggi, nei vasti spazi della fabbrica c'era il lavoro febbrile che precede tutte le inaugurazioni. Da domani comincerà il ciclo integrale: col materiale importato via mare (rottami di ferro e carbone) si produrrà la ghisa, la si trasformerà in acciaio, i lingotti saranno poi ridotti in lamiere e rotoli da utilizzare in altre lavorazioni (industria automobilistica e navale) o, nella stessa fabbrica, per la produzione di tubi. Nel panorama dell'industria italiana che ha subito il colpo di freno della congiuntura, l'espansione della siderurgia rappresenta una grande eccezione. Essa è dovuta ci rapidissimo aumento del consumo di acciaio verificatosi negli anni del «miracolo» (dai 4 milioni di tonnellate del 1952 ai 13,6 milioni del 1963), che è stato fronteggiato solo in parte dalla produzione nazionale: 3,5 milioni di tonnellate nel 1953, 10,2 milioni nel 1963. Pertanto, a prescindere dalle più forti richieste che verranno dalla ripresa produttiva di cui oggi si manifestano i primi segni, la siderurgia italiana ha ancora da recuperare i vasti margini del fabbisogno interno e deve attrezzarsi per mantenere in futuro una coedizione di autosufficienza. Da queste premesse ha avuto origine il colossale sforzo finanziario dell'Iri e della Finsider (350 miliardi) per la creazione del quarto centro siderurgico a Taranto, e l'impostazione di un programma di ammodernamento degli altri complessi dell'Italsider per raggiungere nel 1968 una produzione annua di 8 milioni di tonnellate di gnisa e di 10 milioni di tonnellate di acciaio, produzione che sommata a quella dell'industria privata permetterà di soddisfare le esigenze interne, anche in presenza di un rapido sviluppo economico. Il raggiungimento dell'autosufficienza, impensabile ancora qualche anno fa, è divenuto oggi possibile, a giudizio del presidente dell'Italsider dott. Marchesi, grazie a quattro condizioni: la organizzazione unitaria della grande siderurgia italiana a partecipazione statale (in Francia e in Germania questa unità i privati non l'hanno saputa raggiungere); resistenza della Comunità Europea Carbosiderurgica (Ceca) che ha permesso alla industria italiana di svilupparsi senza timore di essere schiacciata dalla colossale produzione francese e tedesca; la libertà di approvvigionamento di materie prime; la rivoluzione nei trasporti che ha ridotto a misura quasi trascurabile l'incidenza di questo fattore sui costi complessivi (l'Italsider ha un flotta propria di 250 mila tonnellate e conta di raggiungere il milione e mezzo). Fausto De Luca 11 reparto dei laminatoi nel nuovo Centro siderurgico dell'ltalsider a Taranto

Persone citate: Marchesi

Luoghi citati: Francia, Germania, Taranto