Alto diplomatico egiziano uno dei rapitori "Volevano uccidermi,, dice la spia a Roma

Alto diplomatico egiziano uno dei rapitori "Volevano uccidermi,, dice la spia a Roma Scandalo internazionale per il giovane straniero chiuso vivo nel baule a Fiumicino Alto diplomatico egiziano uno dei rapitori "Volevano uccidermi,, dice la spia a Roma L'organizzatore del ratto è l'incaricato di affari della Rau a Roma : è stato espulso dall'Italia con un funzionario, entrambi dichiarati « persone non gradite » al nostro governo - La spia ha ammesso di non essere marocchino e di aver dato false generalità - Sarebbe un disertore israeliano, ventottenne, passato nel 1961 al servizio dello spionaggio egiziano - Lo straniero, che parla sei lingue, era arrivato in Italia nel gennaio scorso : a Napoli faceva l'interprete e aveva una fidanzata - Ieri sera ha narrato la sua cattura : « Dovevo raccogliere notizie per l'ambasciata della Rau a Roma. Incontrai i due diplomatici in via Veneto. Salii sulla loro auto. Litigammo perché mi pagavano poco. Mi portarono in una villa e mi drogarono » - La polizia italiana dà scarso credito a questa versione - Forse altre persone sono state spedite con Io stesso baule : un'inchiesta è in corso (Nostro servizio particolare) Rmna, 18 novembre. La matassa, tuttora arrufata, assumo l'aspetto di uno scandalo internazionale: uno dei due diplomatici egiziani Ite hanno preso parte al tenativo di rapimento della spia rovaio chiusa in un baule a iumicino è l'incaricato d'alari dell'ambasciata della Rati a Roma, che spesso faeva le veci dell'ambasciatoscandalo anche perchè la polizia non esclude che altre spie siano state « spedite», in questa cassa e con un aereo, da Roma al Cairo. Per ora, uttavia, nessuno dei profanonisti sembra disposto a parlare con sincerità. Il che del resto ò normale nelle storie di pionaggio. Con diplomatica costernazioe l'ambasciatore a Roma delRau afferma di essere aioscuro di tutto e di deplorare quanto è avvenuto. I due Iti funzionari dell'ambasciata giziana, ossia gli autori macriali dell'imballaggio dell'uomo in stato di narcosi, hanno lisciato stasera Roma, in qnano considerati dal nostro Minifero degli Esteri « persone non gradite»; e neppure loro hanno fatto un solo accenno al baule prigione. Non resta che una fonte di sponibile, la vittima. Ma anche Joseph Dahan parla poco, e quel poco che dice trapela stentatamente fuori della questura. Tuttavia qualche notizia, qualche indizio, comincia a venir fuori, qualche ipotesi comincia a configurarsi. Secondo i dati trascritti sul passaporto, il Dahan nacque ìicl marzo 1034 a Oujda, nel Marocco, ed è cittadino marocchino. Il passaporto gli sarebbe stato rilasciato dal consolato del suo paese a Damasco, hi Siria, il 5 agosto 1061. Per inciso, ricordiamo che ieri sera, appena liberato dal baule, egli mormorò frasi sconnesse, dicendo fra l'altro di essere cittadino israeliano. Era ancora sotto gli effetti della narcosi, c può darsi che abbia detto confusamente verità e bugie. Stamane tuttavia un portavoce della rappresentanza diplomatica di Israele a Roma ha dichiarato: «Il noma di Joseph Dahan è assolutamente sconosciuto a questa ambasciata ». Dodici ore dopo da Gerusalemme è arrivata a Roma una notizia che riferiamo tale e quale: « La polizia israeliana ha annunciato oggi che Joseph Dahan, l'uomo trovato ieri rin chiuso In una cassa all'aero porto di Fiumicino, è un diser¬ tore israeliano con precedenti penali. Il comunicato della polizia precisa che il vero nome del Dahan è Mordecaì Ben Masuud Louk. Ha 28 anni e disertò nella zona di Gaza, ne! 1961, rifugiandosi in Egitto. La polizìa afferma che il Dahan non ha alcun legame con organizzazioni israeliane, né ha mai compiuto attività di spionaggio per conto di Israele. < Il comunicato aggiunge Windi che il Dahan, che è sposato ed ha quattro figli, era ricercato dalla polizia israeliana. Si ritiene che la tesi da lui sostenuta di avere svolto il doppio gioco compiendo attività di spionaggio per l'Egitto e per Israele sarebbe ispirata dal timore di cadere nelle mani della giustizia israeliana. «Il Dahan è originario di Petah Tikva, a circa 30 km a nord di Tel Aviv ». Stasera lo stesso Dahan ammette di chiamarsi diversamente, che non è marocchino, e che perciò il suo passaporto à falso. Del resto che non fosse originario del Marocco, era parso evidente sin dall'inizio di questa storia: il Dahan (provvisoriamente continuiamo a chiamarlo così) ha capelli di un biondo che tende all'albi no, ha pelle bianca, lineamenti corporatura nordici. Poiché parla bene il tedesco, si era supposto che fosse un esperto missilistico, sapendosi qual l'avidità, detfll egiziani per gli specialisti di missili, in modo particolare quando hanno fat to gli studi in Germania. Pe rò, va tenuto conto che l'uomo del baule parla correntemente almeno altre sei lingue, compreso l'arabo e l'ebraico, oltre all'italiano, il francese, l'ingle se e lo spagnolo. Da qualsiasi parte la si guardi, la personalità del Dahan vi sguscia fra le mani come un'anguilla. A Napoli viveva come un poveretto, in pensioni e locande più, che umili; però nell'armadio della sua cameretta sono stati trovati dieci vestiti di ottima stoffa e di taglio eccellente. E' lì, a Napoli, che si stanno ora svolgendo molte indagini nella speranza di trovare un filo di luce. Fu l'8 gemiaio scorso che il Dahan si presentò all'ufficio stranieri della Questura di Na poli dicendo di essere arrivato otto giorni prima in Italia attraverso il valico del Brennero e che aveva preso alloggio in via dell'Annunziata presso la famiglia del signor Di Sotto. Disse che era un turista ottenne il permesso di soggiorno fino al 31 marzo. In seguito ebbe una prima proro ga, col motivo che stava aspet tando i documenti che gli avrebbero permesso di sposare iiiiiiiiiiniiiiiiiiiinn iitiiiitiitiitiiifiiiiiiiin» una ragazza napoletana, Sara\ Bianchi, quarantenne. La ragazza, interrogata dalla polizia, ha detto di essere nipote dell'affittacamere Di Sotto e che era stata fidanzata col Dahan; e ha mostrato un album di fotografie dove lei e il < marocchino » appaiono insieme. Però, il Dahan aveva a Napoli anche altre fidanzate. Il 30 ottobre, sempre a Napoli, lo straniero ottenne una proroga di soggiorno a tempo indeterminato in quanto in possesso di un contratto di lavoro e del < nulla osta» da parte dell'Ufficio provinciale del lavoro: in quelle carte, egli figurava come interprete e guida turistica. Abitava ora in un albergo, il < Nuova Ferrovia », di fronte alla stazione e la padrona dell'albergo ave va pattuito di dargli vitto alloggio e Ifi mila lire il mese per il lavoro che avrebbe svolto come interprete ufficiai mente, in pratica come cameriere. Alcuni giorni fa, il 15 novembre, egli disse che doveva recarsi a Formia per in contrarsi con alcuni amici. Tornò a Napoli la notte successiva e il giorno dopo, verso le 13, ripartì: doveva, disse alla locandicra, andare prima a Formia e poi a Roma per affari al consolato del Ma rocco. Lo stesso giorno, alle 19, in via Veneto, al Cafè de Paris, cominciò la sua straordina ria avventura. Si concluse un giorno e uti'ora dopo, quando la polizia italiana scoperchiò il baule, in aperta campagna a ridosso dei ruderi di Ostia Antica. Sono complcssivamen te 25 ore. La versione che ne dà il Dahan risulta sommaria e frammentaria, certamente reticente. Ecco il racconto che egli ha fatto al dirigente della squadra mobile, dott. Sciré. Egli era una spia e avrebbe dovuto raccogliere notizie, ma non gli era riuscito. Già altre volte era incontrato con un diplomatico egiziano, che egli chia ma <Said*. Avant'ieri si era no dati appuntamento, al Cafè de Paris. Snid fu puntuale e lo invitò a salire su una auto mobile. Cominciarono a vaga re lungamente per la città, SlpmcpVv Sempre litigando. La spia si lamentava che lo pagavano poco, gli facevano fare la fame; il diplomatico ribatteva che gli davano persino troppo per i serrisi che rendeva. Infine, giunsero in una villa: l Dahan è sicuro che fosse Villa Savoia, sulla Salaria, quella che fu la residenza privata degli ultimi due re d'Italia e che ora ù la sede dell'ambasciata egiziana. Lì dentro la spia avrebbe trascorso l'intera notte e la mattina successiva sempre litigando con tre funzionari egiziani in merito al salario. A un certo momento i funzionari gli domandarono minacciosamente se voleva essere espulso dall'organizzazione e spionìstica oppure preferiva tornare in Egitto. Il Dahan aveva paura che, ribellandosi, avrebbe procurato chi lo sa quali guai ai suoi familiari e accettò di tornare al Cairo. Verso il tocco, con lo stomaco vuoto da ventiquattro ore e aon la gola riarsa, chiese da bere. Gli portarono un tè e subito smarrì la coscienza: in seguito avvertì confusamente che gli facevano un'iniezione di morfina. Come si vede, siamo ancora in alto mare; è nebbia tutt'intorno ai protagonisti, alla tecnica del rapimento, ai moventi del singolare delitto compiuto da due distinti diplomatici. Manca qualsiasi punto sicuro di riferimento. Con molta verosimiglianza, è una storia che ha per suo motore la lotta fra i servizi dello spionaggio e del controspionaggio; la quale, come si sa, è una lotta sempre spietata, sottile, tenace, e dove non si fa conto della vita umana. Si vedano, a questo proposito, le figure dei due diplomatici della Rau espulsi stasera dall'Italia: appartengono entrambi ad un organismo, il « Mouhaberati el Askeir», che è in pratica il servizio segreto egiziano, con funzioni specifiche di spionaggio all'estero; quasi sempre, spionaggio militare. I due organismi più potenti della struttura statale nasseriana sono il « Mouhaberati el Askeir» e il « Mouhaberati el Alam», spacciato come servilo di informazione pubblica, ma che è praticamente il servizio di spionaggio interno. Lo spionaggio nella Rau, tuttavia, si svolge a livello dei più alti «quadri» dello Stato: e ciò dimostra che non lo muovono ragioni di danaro, ma di potere politico. Qualche tempo fa, la Grecia rifiutò un ambasciatore della Rau, che apparteneva al cosiddetto « cercle intérieur » di Nasser, composto di ex ufficiali che avevano aiutato il leader egiziano nella sua im presa rivoluzionaria. L'ambasciatore si chiama Abddmontim Naggar, ed è stato, invece, o. l) (Continua a pagina 5 nella seconda colonnn) t ■iiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiini iitii«iiiiiiiiiiiininiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiini*iiiiiiii»iiiiiiiiiiLa spia ritrovata nel baule a Fiumicino (Telefoto) I due funzionari dell'ambasciata della Rau ieri alla partenza da Roma. Erano «tati fermati dalla polizia mentre tentavano di allontanarsi da Fiumicino sul furgone che trasportava il baule contenente l'uomo immobilizzato (Tel. « Associated Press ») La guardia Dante Musino. Ha sentito i lamenti dell'uomo nella cassa (Tel.)