I migliori artisti dell'Incisione presenti al secondo Premio Biella di Marziano Bernardi

I migliori artisti dell'Incisione presenti al secondo Premio Biella I migliori artisti dell'Incisione presenti al secondo Premio Biella II riconoscimento di un milione è stato assegnato a Giuseppe Guerreschi per l'acquaforte a due colori « Lettera dal New England » - Il valore internazionale della rassegna (Dal nostro inviato speciale) Biella, 17 novembre. L'originalità, l'importanza culturale del « Premio Biella » per l'incisione consiste in questo: che l'opera premiata, la quale ha una tiratura di soli 50 esemplari irripetibili, viene offerta a 20 dei maggiori musei d'arte moderna del mondo intero, da New York a Londra, da Basilea a Tel Aviv. E' un modo bellissimo di portare su un piano di conoscenza internazionale l'attività dei nostri migliori, o almeno più promettenti, incisori, e nello stesso tempo di dare una risonanza mondiale all'iniziativa biellese capeggiai da Paolo Rivetti. L'anno scorso il neonato premio (un milione) fu assegnato a Giacomo Soffiantino; quest'anno la scelta della giuria composta da Franz Meyer, Zoran Krzisnik, Luigi Carluccio, Marco Valsecchi, Aldo Zegna, è caduta, fra 117 stampe, tolte quelle dichiara te fuori concorso, che da do mani sono esposte al pubblico nel « Circolo degli artisti » di Biella, sull'acquaforte a due colori di Giuseppe Guerreschi intitolata Lettera dal New England. L'anno scorso, inoltre, la gara era unicamente per inviti; quest'anno è stata aperta a tutti gli artisti italiani anche residenti all'estero. E' quindi, fra le due edizioni, sottinteso un confronto di qualità nel senso di una mag giore o minore specializzazio ne in un determinato ramo dell'operosità artistica. Infatti duplice è il giudizio che si può, e forse si deve, portare su un'incisione: quello che ri guarda l'invenzione poetica, e quello che concerne l'esecuzio ne tecnica, essendovi nell'azio ne dell'incisore un presupposto tecnicistico dal quale difficilmente è possibile prescin I dere. Senza dubbio il passato ci -à esempi altissimi di pittori e scultori sommi che si espressero sulla lastra di rame o sulla pietra litografica con la medesima compiutezza che sulla tela o nella plastica; ma quegli stessi pittori e scultori obbedivano, anche dipingendo e modellando, a delle leggi della figurazione, comuni ai due « mestieri », cui oggi gli artisti quasi sempre si sottraggono. Si legge in proposito nell'introduzione al catalogo di questa interessante mostra che < la moralità estetica del no- stro tempo ed il nuovo tipo di i o i i e e o i a a ; e i e - colloquio tra l'artista e il mondo... sembrano liberare l'uomo dalle convenzioni della tecnica e farlo unico artefice ed unico giudice del suo linguaggio », sì che « le fortune dell'incisione sono in parte il prodotto di questa libertà ». E' un punto su cui non andiamo d'accordo, perché siamo persuasi che il linguaggio dell'incisore è diverso da quello del pittore, ed ha una componente di specializzazione assolutamente insostituibile. Ne è prova la constatazione che moltissime di queste stampe, benché estrose ed avvincenti, sono il frutto del lavoro di pittori (ed anche di uno scultore, il Cherchì) che evadono con troppa facilità nel campo dell'incisione, quasi a dimostrare le loro varie possibilità; sì che subito si avverte che si tratta di opere pensate come pitture e tradotte con una tecnica non sufficientemente approfondita. Chiunque visita l'esposizione nota che la più bella incisione non è quella premiata, e nemmeno qualche altra di quelle che entrarono nella « rosa » dei giudici: bensì la stupenda acquaforte Diario di maggio, di Ma rio Calandri, che ha dedicato la vita all'arte incisoria e non l'alterna, almeno pubblicamente, con la pittura. Sia pure con questa riserva, la mostra appare una simpatica rassegna di forze vive, alle quali però in avvenire non sarà forse inopportuno applicare un vaglio più rigoroso, ad evitare — specie se sì con tinuerà a mantenere il meto do del libero invio — un certo dilettantismo che ha lievemen te « inflazionato » la presente edizione del < Premio Biella » e che potrebbe accentuarsi con la brevità del tempo, un anno soltanto, fra un'edizione e l'ai tra. Non è facile che nel giro di soli dodici mesi la produzione incisoria italiana basti a fornire rinnovati panorami convincenti; e saggio perciò ci sembra il proposito, da qualcuno ventilato, di aprire il concorso anche agli incisori stranieri. Il visitatore vorrà adesso qualche precisazione. Gliele for niamo indicando anzitutto gli artisti sui quali la giuria fermò in un primo tempo la sua attenzione: Calandri, Carmi Crippa, Devita, Ferroni, Franco, Guerreschi, Korompay, Licata, Saroni, L. Spacal. A que- anlbfiAdDAzTi [sta scelta avremmo volentieri aggiunto Gulino, Ramella, Gina Roma, Dolores Sella, Carletti, Treccani, Barriviera, Barbisan, e, se non fosse stato fuori concorso, Marangoni per il suo virtuosismo di silografo. Altri saggi che ci paiono degni di nota quelli di Pippo Pozzi, Donna, Alessandri, Giuseppe Ajmone, Fico, Ligabue, Cantatore, Magnolato, Paulucci, Pitzianti, Forzano, Sarri, Rapp, Tamburi, Saetti: sempre tuttavia tenendo presente l'osservazione fatta prima, che la disinvoltura con cui spesso il pittore baratta la pittura con l'incisione indica una scarsa coscienza delle peculiarità, delle esigenze dell'arte incisoria. Marziano Bernardi