Il P.M. chiede che sia confermata la pena dell'ergastolo per il Virdis

Il P.M. chiede che sia confermata la pena dell'ergastolo per il Virdis Nel 1957 uccise a Torino madre, fratello e sorella Il P.M. chiede che sia confermata la pena dell'ergastolo per il Virdis II nuovo processo all'Assise di Genova - Gli psichiatri confermano: al momento della strage l'imputato non era pazzo - II presidente interroga l'accusato: «Che cosa ricorda di quella tragica sera?». «Nulla» - Il dibattito rinviato al 18 novembre (Dal nostro corrispondente) ! Genova, 12 novembre. Francesco Virdis, il giovane sardo che sette anni fa uccise la madre, il fratello ed una sorella a Torino, non è un pazzo incapace di distinguere il male dal bene, ma soltanto un * folle morale ». Questo il responso che i professori Gilli e De Caro, di Torino, hanno dato alla Corte d'Assise d'appello di Genova chiamata dalla Cassazione a pronunciarsi una volta ancora sulla strage in rapporto alla personalità del suo autore. A conclusione dell'udienza il P. M. ha chiesto per l'imputato la conferma dell'ergastolo. Il dibattito è stato poi rinviato. Nato a Benetutti, alla periferia di Sassari, venticinque anni fa, Francesco Virdis ha trascorso una infanzia di miseria, travagliatissima. Il padre mori in carcere. La madre, Michela Mereu, si era trasferita in Piemonte appena rimasta vedova stabilendosi con un amico ad Alessandria, a far la domestica. Abbandonata dall'amante, si era infine recata a Torino, in via Piossasco 27, sempre accompagnata dai quattro figli, due maschi e due femmine. Francesco crebbe solo e sbandato. Dopo il delitto confessò che «orffaf« tutti Quanti», compresi i propri congiunti, con eccezione di una sorella che, colpita da poliomielite, era ricoverata in un istituto torinese. La sera dell'll novembre 1957 il ragazzo (Virdis aveva soltanto 18 anni) rincasò tardi. La madre, il fratello e la sorella erano già a dormire. Forse il senso di abbandono che lo tormentava fu esasperato dal freddo di quella cucina deserta. Francesco Virdis infilò un paio di guanti, per non lasciare impronte, e staccò il bocchettone del gas. Quindi se ne tornò fuori, e vagò a lungo, da un bar all'altro, in attesa che la tragedia si compisse. Malgrado i sospetti che la polizia quasi subito elevò a suo carico, il ragazzo sarebbe forse sfuggito alla punizione se un commissario, interrogandolo paternamente, non l'avesse indotto a rendere completa confessione. La Corte d'Assise di Torino condannò Virdis all'ergastolo e la sentenza fu confermata anche in sede di appello. Tuttavia la difesa trovò modo di criticare l'operato dei giudici torinesi sulla valutazione della personalità dell'imputato e la Cassazione convenne di annullare la sentenza per consentire un nuovo esame che fu affidato ai giudici genovesi. Alcuni mesi fa, quando il Virdis comparve la prima volta davanti al presidente Russo, gli avvocati difensori, Marcellinl e Scopesi, ottennero che fosse disposta una nuova perizia psichiatrica, affidata ai professori Gilli e De Caro. Pallido, smagrito, con una vecchia giacca indosso, Francesco Virdis è tornato stamane in Assise. Quando è stato letto il responso degli psichiatri, il ragazzo si è fatto cupo. Cadevano, a poco a poco, tutte le sue speranze, le speranze di un giovane che oggi non ha più nulla da spartire con il passato: in carcere, a Porto Azzurro, ha studiato diplomandosi geometra, legge molto e lavora per mandare qualche aiuto alla sorella malata. « II Virdis deve essere inquadrato tra gli psicopatici disaffettivi — hanno detto i medici — ciod fra t soggetti che fin dalla fanciullezza dimostrano spiccate note di antisocialità., di crudeltà, di distacco dalla famiglia. Si tratta di un " folle morale ", ma la mancanza di ogni sintomo riferibile a malattia neuropsichiatrica in atto dimostra die il Virdis può rispondere a pieno delle azioni che egli ha commesso in Quanto, pur personalità psicopatica, aveva la piena capacità mentale di discernere il bene dal male ed il lecito dall'illecito ». <Il giovane — hanno precisato ancora Gilli e De Caro — era affetto da una evidente anomalia dello sviluppo dei normali sentimenti umani e sociali, e soffocato da una prevalenza degli elementi egoistici ed edonistici, fatti tutti die lentamente ma inesorabilmente hanno portato il soggetto in sempre più pesante contrasto con le norme della vita civile >. La lettura della perizia è stato itti colpo durissimo per Francesco Virdis. Quando il presidente Russo ha voluto interrogarlo, egli ''a dato risposte brevi e rassegnate. <Che cosa ricorda della sera della tragedia? », gli ha chiesto il dott. Russo. <Non ricordo più nulla — ha risposto Virdis — potrei solo ripeterle ciò che ho letto nelle carte del processo e su Qualche giornale ». « E' vero che lei odiava sua madre perché lo aveva fatto dsi"mdciutcrlltneSdccttalcbnvbl[chiudere in riformatorio}». ha,insistito il magistrato, c 2vo?i ricordo », ha tagliato corto l'imputato. E l'interrogatorio si ò chiuso. Rapida e severa è seguita la requisitoria del P. G. Giismano il quale ha chiesto la conferma della condanna all'ergastolo. < Di fronte ad un delitto come questo — ha osservato il magistrato — siamo indotti a parlare subito di "pazzia", ma è solo una forma di autodifesa che ognuno di noi ìia, perché un crimine così ci sembra assolutamente inconcepibile. Il Virdis non c un pazzo, ò un delinquente nato. L'hanno confermato gli specialisti, ma lo si può scoprire fin dalle prime battute della confessione che rese alla polizia, quando tradì il disappunto di non essere riuscito a realizzare il delitto perfetto ». Il processo è stato quindi rinviato al 18 novembre prossimo per dar tempo ai patroni (con gli avvocati Marcellini e Scopesi sono anche il prof. Sotgiu di Roma e De Giorgi di Parma) dì predisporre, alla luce della nuova perizia psichiatrica, un piano difensivo che appare quasi disperato. c. m. Francesco Virdis viene ricondotto in carcere dopo l'udienza di ieri a Genova (Tel.)