E' bene insegnare a leggere ai bimbi di appena due anni? di Nicola Caracciolo

E' bene insegnare a leggere ai bimbi di appena due anni? E' bene insegnare a leggere ai bimbi di appena due anni? Uno scienziato americano risponde di sì - Bisognerebbe cominciare non con l'alfabeto, ma con parole come papà, mamma, scritte con lettere molto grandi - « Il vantaggio intellettuale ottenuto durerà tutta la vita » (Dal nostro corrispondentej Washington, 11 novembre. Non solo è possibile insegnare a un bambino di due anni a leggere, ma è utilissimo farlo; a questo modo gli verrà dato un enorme vantaggio intellettuale sui bambini che cominciano più tardi, vantaggio che secondo ogni probabilità durerà tutta la vita Sono queste le tesi di un libro di Glen Domati, The gentle revolution, pubblicato giorni fa dalle edizioni Random House. L'autore dirige l'clstituto per la realizzazione delle potenzialità umane > di Filadelfia. Fa parte cioè di un gruppo di medici ohe da oltre vent'anni lavorano in un campo particolarmente difficile, quello dei bambini ritardati. Il gruppo include dei medici, dei neuro chirurghi, degli psichiatri e degli educatori. Lavorando con bambini ritardati essi si sono accorti che il cervello umano viene usato solo in parte e che possibile rieducare dei pa zienti i quali, a causa di una malattia o di un incidente hanno avuto distrutta una massa importante della loro materia cerebrale, e renderli capaci di vivere una vita ordinaria, non solo ma in certi casi persino di sviluppare delle possibilità superiori al normale. Molti bambini, ai quali era rimasta la possibilità di usare solo metà del loro cervello — il resto era stato asportato o ridotto a una massa di cellule morte — dopo essere stati rieducati, erano diventati, per usare le parole del libro, cai di sopra della media E alme no uno di essi aveva un'intel ligenzB che lo poneva nella ca tegoria dei geni » < Ma allora — si domanda la prefazione apposta al libro — c'è forse qualcosa che non|funziona in tutto il sistema d'educazione dei bambini normali e che impedisce loro di sviluppare pienamente le loro potenzialità di imparare? Alberto, a cui è stata tolta metà del cervello, è altrettanto intelligente quanto Billy. La stessa cosa è vera di Charley, che ha milioni di cellule morte nella testa. Che cosa c'è che non va quindi con Billy, un bel bambino normale che non ha mai avuto incidenti? ». La risposta a questa domanda è — secondo gli scienziati dell'Istituto di Filadelfia — che i bambini, tra l'età in cui na scono e quella in cui vanno a scuola (età fondamentale in cui imparano a usare quello strumento complicatissimo che è il cervello), ricevono un'edu cazione che permette loro di realizzare solo una minima parte delle loro possibilità in tellettuali. E, cosa più grave il tempo perso non può più venir recuperato. Basilarmen te l'intelligenza viene determinata dall'uso che se ne fa nei primi mesi, se non nei primi anni, della vita. E imparare presto a leggere può essere, a questo scopo, fondamentale. Il libro spiega appunto — iulla base di centinaia di esempi come la cosa sia possibile e quali siano i metodi per arrivarci. Allo stesso modo come un bambino impara a parlare tra il primo e il secondo anno della vita, utilizzando quelle parti del suo cervello che ricevono i suoni e li trasformano in significato, così può imparare contemporaneamente a leggere, a condizione beninteso di usare metodi appropria t; Non bisogna quindi comincia re con l'insegnargli l'alfabeto, ma fargli vedere parole particolarmente significative pei un bambino di due anni, come « mamma », « papà >, il suo no- me o vocaboli sulla persona come < mano >, < dito », «festa » » o sulla casa come « tavolo », < letto », « piatto », eccetera Le lettere dovranno essere molto grandi, quattro 0 cinque centimetri e disegnate con chiarezza: è essenziale che il tutto si svolga, scrive Glen Doman, in una atmosfera « gioiosa », l'unico modo a quell'età di tener desta l'attenzione di un bambino è appunto facendolo giocare. I risultati di questo insegnamento sono stupefacenti: a condizione di usare i metodi esatti, non si conoscono infatti praticamente tra i bambini normali casi di fallimento. Non solo, ci si è accorti anche che essi acquistano così un livello di intelligenza e una familiarità con il mondo delle idee destinati a durare tutta la vita. Le conclusioni sono ottimistiche, e come spesso succede in questo genere di libri scientifici in America, ci si può ritrovare dentro un entusiasmo forse utopistico: non è lontano il tempo — scrive Glen Doman — in cui, quando questi sistemi si saranno generalizzati, una nuova umanità, molto oiù intelligente e più razionale dell'attuale, occuperà il mondo. Nicola Caracciolo

Persone citate: Glen Domati

Luoghi citati: America, Filadelfia, Washington