La scomparsa di un "asso,, del ciclismo

La scomparsa di un "asso,, del ciclismo La scomparsa di un "asso,, del ciclismo E9 morto Hugo Koblet Aveva 39 anni - Lunedì scorso fu vittima di un misterioso incidente stradale: corse voce che avesse tentato il suicidio lanciando la sua auto fuori strada - Da trentasei ore era in coma - Grande avversario di Fausto Coppi, vinse un Giro d'Italia e un « Tour de France » Ginevra, 6 novembre. L'ex campioni' ciclista Hugo Koblot è morto questa notte allo ore 1,15 (ora italiana) nell'ospedale di Uster. Era in coma ila 36 ore. Koblet aveva 39 anni. La sua auto era uscita ili strada presso Zurigo, finendo contro un albero. Qualche giornale svizzero scrisse ohe l'incidente, era stato volontario: Koblet avrebbe tentato il suicidio per le difficoltà finanziarie in cui versava. Dal momento dell'incidente il corridore non aveva più ripreso conoscenza. Vincitore del « Tour de Franco» 1951 e ili un «Giro d'Italia», Koblet era stato per anni uno ilei « grandi » del ciclismo europeo, avversario ili Fausto Coppi. Per la sua bravura e la disinvoltura con cui compiva le imprese più faticose senza perdere il sorriso, aveva conquistato il cuore delle masse sportivo anche fuori della Svizzera. (Ass. Press) nato povero (a Zurigo, il 21 marzo del 1925 1. il papà quasi non se lo ricordava — era morto che Hugo <tvcv<i appena cinque anni — e /" i)?rn)ima si industriava a rirare avanti con la modesta rendita di una piccola pasticceria. Era nato povero, la prima bicicletta l'aveva messa insieme a furia di mance. Ma, per lui, era naturale andare in gar'a con nAndsvKidccsdt Hugo Koblet all'epoca d un foulard legato distrattamente al collo, pettinato alla perfezione, i piedi inguainoti in candide calze e in lucidissimi scarpini neri. Portava dipinto in volto un sorriso cattivante ed educato, pareva proprio un ricco che si concedesse allo sport per distrarsi, per divertirsi. Pedalando, soffriva come gli altri, forse persino di più, almeno elle sue grandi affermazioni in salita: però non lo dava al vedere, come fosse un predi-' letto della sorte, sembrava che ogni cesa gli venisse facile, con la spontanea semplicità dei fortunati. Capitò sulle nostre strade nel '50, i tifosi lo sbirciarono distratti, qualcuno disse che era un «.gagà*, qualche altro s'ingegnò a raccontare che si trattava di un atleta adatto alle competizioni su pista, meno dure e meno impegnative. Aveva smesso d'essere garzone presso un argentiere, si era dedicato al ciclismo. Ma a casa non aveva trovato vita lieve, erano, quelli, i tempi di Kubler, del grande Kublcr. E in Italia, poi... In Italia c'erano Coppi, Bartali e Magni a dettar legge, che cosa andava cercando quel signor Koblet, cos'i bello ma cos'i poco conosciuto.' Cercava il trionfo. Cadde Coppi a Prlmolano, Bartali tentò un'onesta difesa. E Hugo, guidato da Lea reo Guerra, umiliò gli avversari e fltù in maglia rosa. Col magico potere del suo sorriso conquistò anche gl'italiani. Che per un po' lo guardarono come un intruso, poi presero a battergli le mani. Era nato un campione, un campione eccezionale. Sulle rampe sapeva difendersi e, in pianura, scattava all'attacco come una furia scatenata, in un'azione composta, efficucissima ed armoniosa, l'azione riservata ai Coppi, l'azione insomma riservata ai fuoriclasse. Ed era forte a cronometro e continuava a gareggiare negl'inseguimenti, da vero ciclista completo in ogni specialità. Nel 'SO, dopo il Giro d'Italia, vinse il Ciro della Svizzera. Nel 'il fu sesto al Giro d'Italia, ninnili costruì il capolavoro della sua carriera, imponendosi nel Tour con sconcertante superiorità. Ci ricorderemo sempre, di (iuel Tour, la tappa che portava da Brìve ad Agen. Koblet fuggi in partenza — e c'erano da percorrere in chilometri. Fuggì quasi per scherzo, per offrire una dimostrazione di freschezza fisica. E fu una lotta disperata, lui solo — davanti — con il tono un po' staccato di chi forza appena appena il ritmo e gli altri dietro —• gli altri si chiamavano Coppi, Bartali, Magni, Ockers. Bobet Geminiani. Laureili — gli altr dietro a dargli la caccia. Lo rividero /lassato il traguardo Koblet era giunto da oltre tre minuti e. in assoluta calma si ravviava i capelli con l'in separabile pettinino. Calò di forma nel '52, nel '5i diede l'im/ircssione dì essere tornato alla ribalta con il jii gl'io del dominatore e il sue cesso nel Giro della Svizzera Romandi! lo fece allineare al Giro d'Italia con la speranza di un nuovo trionfo. E il trioni fo gli fu a portata di mano Perse la partita, ma la perse da fuoriclasse, dopo un grande duello con Coppi nella pe nultima tappa, ai tremila me tri del passo dello Stelvio La fortuna, quella fortuna che tanto gli era stata amica gli aveva voltato le si/alle. Ar rendersi? Non era il tipo, poi, c'era il Tour. Ma fu un Tour brutto, disgraziato, qua si tragico. 13 luglio del '5.1, Col de Boulor. Koblet e il suo coni pagno di squadra Maurer in seguono in discesa. Gli erava mo dietro, a trenta, cinquan ta metri di distanza. Una curva, una seconda curva, cento curve. D'un tratto, Koblet scomparve dalla vista. Nella foga, aveva sbagliato un tor nanfe, era volato giù, nella vo vagine. Giaceva su un przzet to verde di prato, immoto miracolosamente in bilico. Lo caricammo su ima macchina 10 portammo a valle. Koblet rinvenne a fatica, fu sottopo sto a molte lastre radiografi che. Si era rotto due costole. Poco, sr si teneva conto del tremendo ruzzolone. Era però un campanello d'allarme, un triste ed insistente campanello d'allarme. Gareggiò ancora, ma senza rinnovare le. imprese del pas sato. Tornò alla ìiista, nel nella finale dell'inseguimento a Colonia, si trovò di fronte un ragazzino, Guido Messina Era favorito, favorito netto Doveva vincere, e invece vinse Messina. Andò in Messico fu tentato dalla carriera di attore, cinematografico. Rìen trò in patria, si dedicò al mez zofondo con ben miseri risiti tati. Allora, smise di correre, intraprese molte attività, in un'altalena di alti e bassi. Troppo ci si era abituati vederlo fortunato, per pensare che avesse, a suo turno, bisogno di un po' di fortuna. Si era sposato. E si era gettato negli affari, aveva di nuov attraversato il mare per sta fallirsi in Venezuela, quindi se ne era venuto indietro. Ed era rimasto nel mondo dello sport collaborava alla radio e alla tele vision e s vìzzerc. Lo vedemmo ancora a Pa rigi, un paio di mesi fa. occasione dei campionati del mondo su /lista. Sem/ire gen tile. sempre impeccabile. Ma 11 suo sorrìso non aveva pi la spontaneità ili una volta Era il sorriso di un ragazzo |dipinto sul volto di un uomo un sorriso che ancora nasce va fresco, ma che subito si appassiva tra le rughe. Fta Gigi Boccacini