I COLORI

I COLORI I COLORI Mia nonna amava i colori violenti, il giallo, lo scarlatto, il cobalto, il verde. Li amava, per lo meno, da vecchia. Ero figlia dell'ultima sua nata e quando nacqui aveva già cinquantacinque anni. Vivevo con lei, poiché ero la sua nipote prediletta, e credo che la mia vita abbia avuto un inizio felice proprio per quella comunanza con una donna fuori delle passioni, forte e audace, ancora vitale, piena di autorità e nello stesso tempo di favola. Era francese ed aveva delle donne francesi la grazia socievole, la emancipazione delle idee e l'audacia dei pensieri. Era anticonformista e anticlericale in un'epoca in cui per una donna manifestare giudizi e vivere secondo di essi era uno scandalo. Ma siccome era profondamente buona e generosa, nel paese rivierasco in cui viveva, era rispettata persino dal parroco, al quale non lesinava critiche elargendo laute elemosine. Era di una vivacità di maniere e di parole clic mi riempiva di gioia. Coraggiosa quanto sincera, non aveva paura di dire anche davanti a me bambina ciò che pensava. Non capivo sempre, bene inteso, quanto vi era di ardito nelle sue idee, ma me ne impregnavo. Ricordo che una volta disse proprio a me, che avevo nove anni: « Vedrai come sarà bello quan do potrai dire tutto quello che pensi; per ragioni di astuzia femminile lo potrai dire solo dopo i cinquant'anni ». Era una corsa a perdifiato verso l'avvenire, ma la frase mi piacque tanto che la ricordai. E oggi ne capisco tutta la verità e tutto il valore, oggi che, fuori d'ogni civetteria femminile (le civetterie che fanno dissimulare i propri pensieri) dico francamente quello che penso. Era animosa e autoritaria, non soffriva intrusioni e comandava senza cipiglio, ridendo, facendosi obbedire e amare per il suo riso pronto. Era sanissima di corpo e questa salute era anche nei suoi pensieri, ch'erano forti, audaci, femminili, sì, ma senza scaltrezza, sentimentalismi e secondi fini. Era categorica nel giudicare le persone ed aveva quindi poche amicizie poiché viveva in provincia e non era fatta per essa. Le piacevano le persone belle e giovani. Prima di me aveva amato una nipote bellissima. Era ragazza quando 10 ero bambina e ne ricordo la figura fragile e perfetta. Piccola, di corpo pieghevole, le carni splendenti su una ossatura ferma e solida, aveva un viso in cantevole dove erano tutte le grazie: occhi neri e soavi, fronte pura, naso diritto, bocca per fetta né piccola né grande aperta in un riso soave quanto gli occhi, denti candidi, epidermide senza una macchia, unita, di quel colore mat come dicono i francesi, che manda luce senza essere lustro. Era sempre vestita di abiti chiari e trasparenti, in lei vi era qualche cosa di arioso, di aereo, potrei dire. Apparenza, poiché era una ragazza piena di volontà e di capriccio, che faceva soltanto ciò che le piaceva. Si era sposata, contro 11 volere di tutta la famiglia, con un nobile decaduto e al suo matrimonio non si era presentato nessuno. Solo mia nonna, che non si muoveva mai per nessuna cerimonia, fosse battesimo o sposalizio, le scrisse: «Prima di intraprendere il viaggio di nozze vieni a farmi conoscere i tuo sposo ». Era un'assoluzione e mia cugina lo capì. Arrivò un pomeriggio inoltrato col marito Era un giovane impeccabile di maniere, rossiccio di capelli, ne! suo genere bello. Piacque a mia nonna e anche a me. Ma, finita la visita, ricordo, prima che i due giovani sposi tornassero al la loro automobile (nuova di zecca e audacissima, una Storerò) per incominciare il viaggio di nozze, mia nonna prese in disparte la nipote e le disse: c Non sarai felice, quel gio vane compassato, che pure a me non dispiace, non è fatto per te » Aveva ragione. Due anni dopo mia cugina, con un gesto che allora parve il principio della corruzione femminile aperta, la¬ sgmnsbgèrndspncldbgstmgdcctprnplaVviggmpmesmm sciò il marito e si rifugiò in una grande città per viverci a suo modo. Vi morì, invece, e mia nonna la pianse. « Era capricciosa e forse sensuale, ma come era bella e come era buona! Ha pagato i suoi pochi errori e non è giusto, era tanto giovane; meritava una sorte migliore ». Dopo di lei, all'infuori di me, non amò nessun nipote. I maschi della famiglia la irritavano. « Assomigliano ai loro padri, i miei poco simpatici generi; non hanno la nostra " insouciance ", sai che non so dire la parola in italiano, la nostra maniera generosa di considerare la vita; piccoli borghesi, menti strette e, nel migliore dei casi, mediocrissimi snobs di provincia. Non li voglio tra i piedi ». I nipoti maschi non venivano mai in casa di mia nonna, la giudicavano stravagante e quando potevano se la prendevano con me che l'amavo. « Così piccola sei già furba, mi dicevano, tiri all'eredità ». Non sapevo neppure che cosa fosse, non mi curavo della ricchezza di mia nonna, che del resto sfumò con la prima grande svalutazione della lira dopo la guerra del '15. Era una donna ancora bella a scssant'anni, grassa e leggera. Vestiva in maniera vistosa, amava i colori come ho già detto, il nero non entrava nel suo guardaroba. Un giorno, avevo già dodici anni, i miei gusti e le mie idee, me la vidi davanti, pronta per uscire, con una camicetta di raso giallo. Inorridii e dissi: « Nonna, non uscirai mica vestita in quel modo? ». « Che modo è, per piacere, mademoiselle} ». « Un modo ridicolo; nessuno porta camicette gialle e soprattutto di raso lucente ». « Nessuno? E va bene, incomincio io ». Uscì imperturbabile, riparando la sua camicetta gialla, che chiamava garance, dietro l'unico oggetto nero che avesse: un parasole di pizzo Chantilly dall'alto volant che svolazzava ad ogni alito di vento. Dopo la camicetta gialla fui costretta a sopportarne un'altra azzurra. Mia nonna non si arrendeva. Invano le dicevo che alla sua età certi colori non si addicevano, ella mi rispondeva: « Alla mia età non ci si veste per gli altri, ma per se stessi. Io amo i colori, mi tengono allegra viva. Al diavolo il nero, il bleu marin, il grìgio, colori di rinuncia. Io amo il sole, gli alberi, il mare, la forza in tutte le sue espressioni e mi metto addosso colori forti, che mi tengono compagnia». Io ribattevo, pugnace, cercando di correggere il gusto di mia nonna, ma ero sempre sconfitta. Oggi la capisco. La capisco da poco tempo — poiché non si riflette mai sulle cause minime, nella nostra vita misteriosa, che provocano i nostri intimi mutamenti dal mese di luglio. Comperando un abito da estate, accompagnato da un grande foulard giallo oro, non fui spaventata dal colore e lo indossai. Mi guardai nello specchio, ebbi una fol¬ gorazione, ricordai la camicetta garance di mia nonna e rimasi immobile, attonita. Mai avevo indossato il giallo, mai avevo voluto che entrasse nel mio guardaroba. Feci un rapido esame retrospettivo e introspettivo: avevo sempre amato i colori tenui, gli abiti da me indossati erano invariabilmente neri o blu. Ed ora avevo addosso un abito finito in giallo-, con tremore ricordai che avevo comperato una sciarpa di chiffon colore arancio. Ebbi un sussulto d'orrore, che a poco a poco la riflessione calmò. Eccomi vecchia. Vecchia, combattiva e forte. Ciò che della vita mi sfugge da un lato — il lato dei sensi, direi — entra in me da un altro. Ed ora amo i colori forti; appagano la mia vista e qualche cosa di più remoto, di meno spiegabile: proprio il senso vitale, l'istinto vitale, anzi. colori forti mi ricordano le cose che più amo: il sole, le grandi spiagge al tramonto, i fiori che risplendono trionfali, gli immensi prati distesi sotto alberi dalle fronde verdi, le onde del mare del più tenaco indaco. I colori forti mi danno gioia, mi tengono compagnia, le esatte parole che diceva mia nonna quaranta anni fa. Marise Ferro

Persone citate: Apparenza, Marise Ferro