Al Cairo i «non allineati» respingono le tesi di Pechino

Al Cairo i «non allineati» respingono le tesi di Pechino Nostro servizio particolare II Cairo, lunedì matt La conferenza dei paesi «non allineati» ha respinto la tesi della lotta violenta al colonialismo sostenuta dai portavoce di Pechino. Questa l'indicazione più significativa che gli osservatori ritengono di poter ricavare dalla risoluzione finale della conferenza pubblicata ieri al Cairo, mentre re, presidenti, capi dì governo, ministri degli esteri e delegati di rango inferiore dei 47 paesi partecipanti alla conferenza neutralista sono per la maggior parte già in viaggio alla volta delle rispettive capitali. Il passo del documento che ha immediatamente atI tirato l'attenzione degli os- servatori è quello in cui i 47 Stati, pur condannando aspramente il colonialismo, si impegnano a sostenere la coesistenza'pacifica considerata « come un tutto indivisibile ». Come si ricorderà, nel corso dei sette giorni di lavori, l'Indonesia e qualche altro paese neutralista tra cui la Cambogia e il Laos, avevano fatto di tutto per accreditare presso gli altri paesi rappresentati alla conferenza il punto di vista intransigente di chiara ispirazione cinocomunista, secondo cui l'imperialismo può essere sconfitto soltanto con il ricorso alla forza. Anche se la risoluzione non contiene certo espressioni amichevoli nei confronti del mondo occidentale, è quindi evidente che la Jugoslavia di Tito, l'India di Shastri e lo stesso Egitto di Nasser sono riusciti ad imporre il loro orientamento moderato e a far respingere, dalla maggioranza dei delegati, le drastiche proposte del presidente indonesiano Sukarno e dei suoi fiancheggiatori. Il testo della risoluzione, firmato sabato sera nel corso di una solenne cerimonia ripresa dalla televisione egiziana, risulta leggermente ma non sostanzialmente modificato rispetto al progetto sottoposto in precedenza all'esame dei capi di Stato. Per la storia, la seconda conferenza dei « non impegnati » si è conclusa due minuti dopo la mezzanotte di sabato, ma la pubblicazione del documento Anale è stata rimandata fino a mezzogiorno di ieri, quando il testo è stato distribuito alla stampa nell'aula magna dell'Università del Cairo. 1 leaders « non impegnati » hanno basato, come si è accennato all'inizio, la maggior parte delle loro proposte e raccomandazioni sul riconoscimento che «la politica di attiva coesistenza pacifica è un tutto indivisibile. Essa non può essere applicata parzialmente o conformemente a interessi o criteri particolari ». La risoluzione riconosce che, dopo la prima conferenza tenutasi a Belgrado nel 1961, «importanti mutamenti» sono intervenuti nelle relazioni tra est e ovest e, come conseguenza naturale, prende atto dell'emergere della Cina comunista a un nuovo e importante ruolo negli affari mondiali. Di conseguenza, la conferenza chiede l'ammissione di Pechino alle Nazioni Unite, ma al tempo stesso molti punti della risoluzione appaiono direttamente o indirettamente orientati a contenere le velleità del gigante asiatico. Tra questi punti, oltre a quello riguardante la coesistenza pacifica, vanno sottolineati quelli in cui la conferenza prende posizione a favore della soluzione pacifica di tutte le controversie, del riconoscimento «della sovranità e degli attuali confini » di ciascun Stato (il riferimento all'aggressione cinese contro l'India del 1962 è chiarissimo). D'altro canto, la conferenza ha approvato in linea generale la politica invocata dai presidente Sukarno nei riguardi del Laos e della Cambogia, raccomandando negoziati sulla neutralizzazione dei due paesi e, al tempo stesso, del Vietnam Oltre ai velati attacchi alla politica americana nel sud-est asiatico la risoluzione chiede agli Stati Uniti di Conclusa la conferenza dei 47 Paesi Al Cairo i «non allineati» respingono le tesi di Pechino Pur condannando il colonialismo, la risoluzione approvata ribadisce la politica di «attiva coesistenza pacifica» I cinesi vengono inoltre condannati (in forma indiretta) per l'aggressione all'India - Attacchi anche all'America, per la politica nel sud-est asiatico - Impegno di tutti gli Stati rappresentati a non usare l'atomica abbandonare la base cubana di Guantanamo, denuncia la politica razziale del Sudafrica, chiede l'allontanamento da Cipro di tutte le truppe straniere, condanna la politica portoghese in Africa. Particolarmente degni di nota sono infine la proposta, diretta alle Nazioni Unite, di convocare al più presto una conferenza mondiale sul disarmo e l'impegno assunto da tutti i 47 paesi di non produrre, acquistare o sperimentare armi nucleari. La risoluzione accenna anche al problema congolese chiedendo la pacificazione della colonia ex belga e l'allontanamento dei mercenari bianch' Lino Heinzerling

Persone citate: Lino Heinzerling, Nasser, Sukarno