Il medico di Ombretta e sua moglie implacabili raccontano le allucinanti fasi della tragedia di Guido Guidi

Il medico di Ombretta e sua moglie implacabili raccontano le allucinanti fasi della tragedia Interrogati I elite» più importanti testimoni ai processo del curaro Il medico di Ombretta e sua moglie implacabili raccontano le allucinanti fasi della tragedia Ha deposto prima il dott. Frascaroli, compagno di studi di Carlo Nigrisoli e amico di famiglia - Egli ha detto: « Nel febbraio del 1963, Carlo mi pregò di prendere in cura la signora. La visitai, era in uno stato ansioso e le ordinai un ricostituente. Lui insistette per farle delle iniezioni. Verso la fine del mese, Ombretta mi riferì: " Ho la certezza che mio marito abbia mescolato nella siringa della sincurarina", e mi mostrò la fiala che aveva trovato nell'armadietto del bagno» - La moglie del professionista ha annotato in un diario tutto quello che accadde nell'ultimo angoscioso mese di vita della signora Galeffi • A lei Ombretta confidò: « Carlo mi ha detto di avere trovato la donna ideale e che io non sono più nulla per lui. Certe volte temo di perdere la ragione» - Il giorno prima di morire la povera signora, terrorizzata disse all'amica: « Ho paura, Carlo mi vuole far fuori » - Oggi saranno interrogati i genitori e il fratello dell'imputato - Non si esclude che Carlo Nigrisoli si decida a presentarsi in aula (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 28 ottobre. Per oltre un mese, Ombretta Galeffl confidò le pene che la tormentavano soprattutto a due amici: il dott. Carlo Frascaroli e sua moglie Anna Maria Scarano. I due coniugi si sono presentati oggi in aula per riferire ai giudici della Corte d'Assise quello che sanno e che non è davvero poco. Il loro racconto è tale da fornire all'accusa il materiale di maggiore rilievo per sostenere che Carlo Nigrisoli ha ucciso sua moglie con una iniezione di « Sincurarina ». Carlo Frascaroli ha quarant'anni ed è stato collega all'Università di Carlo Nigrisoli prima di diventare suo amico. Nel febbraio 1963 diventò anche il medico curante di Ombretta Galeffl e ne raccolse le confidenze. La notte del 14 marzo si trovò angosciato da un terribile dilemma: da una parte l'amicizia, dall'altra il dovere e la tranquillità della propria coscienza. La scelta non gli fu difficile. «Non avrei potuto comportarmi diversamente — si giustifica — non ho mai detto che Carlo Nigrisoli sia colpevole, ho pensato soltanto che era necessario dissipare ogni dubbio*. Ed è per questo che fece dì tutto perche la salma di Ombretta Galeffl venisse sottoposta ad autopsia. In fondo anche il padre di Carlo Nigrisoli espresse in quella drammatica notte un'opinione identica alla sua. Fu nel febbraio 1963 che il suo amico Carlo lo pregò di prendere in cura la moglie. Era depressa — gli spiegò — soffriva d'insonnia e di tachicardia. Il dott. Frascaroli constatò che Ombretta Galeffl aveva soltanto qualche disturbo neurovegetativo. Prescrisse la terapia: qualche ricostituente e qualche sedativo. Ma Carlo Nigrisoli insistette: poteva praticare alla moglie qualche iniezione di Calciobromatt Questa cura supplementare non poteva far male. Una sera, verso la fine di febbraio, accadde un incidente: Ombretta Galeffl, dopo una iniezione praticatale dal marito, rimase senza sensi per circa tre ore. «Ho la certezza — riferì la signora al dott. Frascaroli l'indomani — che mio marito nella siringa abbia mescolato una fiala di Calciobromat con della Sincurarina ». E così dicendo gli mostrò una fiala che aveva trovato nell'armadietto della stanza da bagno. « Cominciai ad impressionarmi per l'episodio — ha riferito il dottor Frascaroli — Quando quattro giorni dopo il mio collega anestesista dottor Aquilino Spongano mi riferì che Carlo Nigrisoli gli aveva chiesto delle spiegazioni sull'uso del curaro, mostrando una curiosità per lo meno sconcertante ». Questa sua impressione si trasformò in preoccupazione quando Ombretta Galeffl le confidò di avere sorpreso il marito in bagno: stava preparando una delle tante iniezioni di Calciobromat ma aveva in mano anche una fiala di Sincurarina. « Serve per uccidermi » si era giustificato allora il medico. Il dott. Frascaroli avrebbe voluto parlare subito con Carlo Nigrisoli, ma Ombretta glielo impedì. « Ricordati — gli disse — che in questa occasione non sei un nostro amico, ma il mio medico e che quanto io ti ho raccontato rientra nel segreto professionale ». Fu soltanto in un secondo momento che si assunse la responsabilità di avvertire il prof. Pietro Nigrisoli: aveva intuito che la situazione poteva avere sviluppi drammatici. Il dott. Frascaroli continuò a seguire minuto per minuto il dramma familiare dei suoi due amici, convinse Carlo Nigrisoli ad andare dal neurologo prof. Zanello, si preoccupò di indurre Ombretta Galeffi ad allontanarsi da casa. * La signora — ha spiegato il dott. Frascaroli — soffriva soltanto di ansie: per il resto stava, benissimo. Controllai il cuore: era perfetto ». La notizia della morte di Ombretta lo raggiunse la sera stessa del 14 marzo. A comunicargliela fu lo stesso Carlo Nigrisoli. «Corri — gli disse per telefono — corri. Ombretta sta male, molto male. Non respira più ». Il dott. Frascaroli corse in clinica e si rese subito conto che ogni soccorso era inutile. Tutto quello che sapeva sulla vera natura dei rapporti fra marito e moglie gli tornò in mente. Gli episodi che conosceva e taluni elementi clinici lo indussero ad escludere subito che potesse trattarsi di morte naturale. Gli sembrò Inactettabile anche l'ipo- tesi del suicidio prospettata da Carlo Nigrisoli. « La signora — ha spiegato meglio oggi dopo avere confermato quanto aveva detto in istruttoria — era, in uno stato ansioso: ma era anche convinta di poter ricomporre l'unità familiare ». Carlo Frascaroli rimase impressionato soprattutto da una « marezzatura di colore rosso vinaccio che copriva le braccia e parte del tronco di Ombretta Galeffi ». Gli fece subito pensare ad una morte non naturale. Presidente — Perc/ié si impressionò tanto t Dottor Frascaroli — Perché non ne ho mai veduto di simili ad una distanza così breve dalla morte. Presidente — I muscoli della signora erano rilassati? Dottor Frascaroli — Direi di sì, ma in maniera normale. Presidente — Le lenzuola su cui giaceva la salma erano sporche o lindet Dottor Frascaroli — Linde. Prof. Delitala (difesa) — Anche la camicia? Dottor Frascaroli — Anche la camicia. La circostanza sembra ormai accertata in modo definitivo e per i difensori è molto utile perché consente loro di sostenere che la morte non fu determinata da curaro il quale rilassa i muscoli con conseguenze che si possono intuire. «Durante la notte, Carlo Nigrisoli mi chiese cosa sarebbe stato scritto nel certificato di morte della moglie — ha aggiunto il dottor Frascaroli —: gli risposi evasivamente. La mattina dopo parlai con il fratello prof. Paolo e gli raccontai tutto quello che sapevo. Poi mi consultai con il prof. Zanello e dopo avare ascoltato anche il parere del prof. Dagnini decidemmo che la morte della signora dovesse essere dichiarata "per cause non precisabili" ». Era praticamente l'inizio di un'accusa nei confronti di Callo Nigrisoli. < lo ritenni di do vermi comportare in questo modo — ha spiegato il dottor Frascaroli — perché una morte come quella non si giustificava con una causa naturale. Ombretta Galeffi era giovane e le spiegazioni datemi da Carlo su quanto era avvenuto non mi sembravano sufficienti per stabilirne le cause*. Carlo Ni grisoll gli aveva parlato di taluni svenimenti dei quali ave va sofferto in passato la mo glie e di taluni suoi tentativi di togliersi la vita opponen dosi vivacemente perché si procedesse all'autopsia. « Sennonché — ha precisato il dott. Frascaroli — a me che ero il suo medico curante, la signora non aveva mai parlato di questi suoi propositi ed aveva accennato soltanto ad uno svenimento*. Il dott. Frascaroli confermando tutto quello che aveva detto in istruttoria si è assunto ogni responsabilità. Ha vo¬ II dott. Frascaroli, medico di Ombretta Gaietti, e la moglie ieri in Corte d'Assise a Bologna (Tel. Moisio) luto soltanto precisare che non ha mai accusato Carlo Nigrisoli anche se il prof. Pietro Nigrisoli afferma il contrario. Le dichiarazioni, che sono poi accuse precise, del dottor Carlo Frascaroli sono state tutte confermate poco dopo dalla moglie, Anna Maria Scarano che con il marito visse tutto il dramma di Ombretta Galeffl. Anzi perché il ricordo non le sfuggisse dalla memoria, la signora ha annotato ogni particolare in un diario. Presidente — Lei è disposta ad esibirlo alla Corte anche se contiene degli altri appunti privatif Signora Scarano — Non ho alcuna difficoltà a consegnarlo. Subito dopo la morte di Ombretta Galeffl ho scritto tutto quello die sapevo. Anna Maria Scarano ha 35 anni e venne a Bologna undici anni orsono da Pesaro dov'è nata. Conobbe subito Ombretta Galeffi che da poco aveva sposato Carlo Nigrisoli e diventò la sua migliore amica. « Era una donna — ha detto di lei l'amica — sincera, schietta, affettuosa, modesta, un poco triste ». Con Anna Maria Scarano. Ombretta si confidò soltanto la mattina del 22 febbraio 1963. Aveva già parlato con il dottor Frascaroli, ma non gli aveva detto tutto. Quella mattina, Ombretta apparve ad Anna Maria Scarano « disfatta » come se avesse pianto tutta la notte. « Carlo — disse all'amica la moglie di Nigrisoli — mi ha annientata e distrutta. Mi ha detto di avere trovato una donna ideale di fronte al¬ la quale io non rappresento più nulla per lui ». Il giorno successivo, le due amiche tornarono ad incontrarsi. « Non ce la faccio più — confessò Ombretta ad Anna Maria —, è un tormento continuo. La notte, Carlo non mi fa più dormire per torturarmi. Mi dice che uno di noi due deve sparire perche così non si pub andare avanti. Ormài mi ha tolto ogni dignità Mi ha fatto persino telefonare a quella donna per pregarla di non lasciarlo e di stargli vicina ». E raccontò il contenuto della telefonata: «Carlo stanotte ha tentato di uccidersi per lei. Non lo abbandoni, per carità. Non voglio che muoia il padre dei miei figli. Lei, però, si ricordi che ha rovinato una famiglia ». Iris Azzali ha confermato questo racconto escludendo soltanto che la signora Nigrisoli abbia mai pronunciato quest'ultima frase. « Mentre in macchina si tornava a casa — ha spiegato an cora la signora Anna Maria Scarano — Ombretta mi disse che talvolta le sembrava di perdere la ragione. Io spaven tata la. scongiurai di non par lare a quel modo perché mi faceva paura. Ma Ombretta mi tranquillizzò: "Ho tre figli. Come vuoi che li lasci soli con quel delinquente:'". «Il giorno dopo mi incontrai con il dottor Carlo Nigrisoli che si mostrò molto preoccupato per lo stato di salute della moglie. " Ha degli svenimenti — mi spiegò — e diventa nera come un carbone o cianotica. Tuo marito dice che sta bene: ma io non so spiegarmi il motivo di questi svenimetiti". * Io gli suggerii di far venire la madre di lei a Bologna; Carlo Nigrisoli rispose che lo aveva proposto alla moglie la quale però si era opposta. Ombretta mi spiegò poi che invece era stato il marito a non volere che venisse da Arezzo sua madre ». , Qualche giorno dopo, i coniugi Frascaroli decisero di intervenire perché la situazione assumeva sempre più aspetti drammatici « Avverti i tuoi », suggerirono all'amica. « Non posso e non voglio — rispose loro Ombretta — il loro intervento provocherebbe la rottura di ogni rapporto con mio marito. Soltanto io posso salvare la famiglia ». « Ma almeno vai a dormire in un'altra stanza — insistettero ì coniugi Frascaroli — per lo meno riposerai tranquillamente ». Ombretta fece delle altre confidenze drammatiche alla amica. Il pomeriggio del 2 marzo le disse: «Mio marito mi fa paura specialmente la notte quando insiste per farmi delle iniezioni endovenose ». Il giorno dopo le disse ancora: « Quando mio marito mi si avvicina con la siringa in mano non mi fido più di lui. Soprattutto da quando sono rimasta senza conoscenza ». Una notte, quella fra il 10 e l'il marzo, in casa Frascaroli squillò il telefono. Il medico andò a rispondere, ma dall'altra parte del filo era stato già abbassato il microfono. « Ombretta, il giorno dopo, — ha ricordato Anna Maria Scarano ai giudici — mi spiegò che a chiamare era stata lei perché aveva avuto paura. Ma il marito glielo aveva impedito ». Il pomeriggio del 12 marzo, Carlo Nigrisoli andò dal prof. Zanello per sottoporsi ad una visita psichiatrica. La mattina successiva, Ombretta telefonò all'amica e le disse: «Carlo è cambiato, paurosamente cambiato. Non puoi immaginare sino a che punto ». Poi le spiegò che rientrando a casa si era mostrato affettuoso e questo suo comportamento aveva impensierito Ombretta che si ricordava come il marito sino al giorno prima durante ogni notte la insultava dicendole: «Perché non ti ammazzi? Io non ti posso piùvedere e mi dà fastidio persino guardarti ». < Cara Anna — commentò Ombretta a quel repentino mutamento di Carlo Nigrisoli — non ci capisco più nulla. Anzi forse ho capito troppo: mi vuol far fuori, mi vuol far fuori ». «Non farti fare più le iniezioni » insistette Anna Maria Scarano. Ombretta disperata rispose: « Voi tutti siete molto bravi a dirmi che non mi debbo fare toccare da lui. Ma quando Carlo di notte vuol farmi la iniezione io sono sola ». « L'accompagnai dal prof. Zanello il pomeriggio del llf marzo — ha concluso il suo racconto Anna Maria Scarano — poi tornammo a casa insieme. La. lasciai sul portone. Sì era decisa, ad andare via, a Forlì da una zia. Disse che mi avrebbe scritto. La notte, poco prima delle 23, Carlo telefonò a mio marito dicendo di correre in clinica perché Ombretta stava male. Andai anch'io. Carlo mi abbracciò piangendo e mi disse: "Come faccio ad andare avanti con tre bambini" ». Poi sono stati interrogati numerosi testimoni. Tra gli altri un medico, amico di infanzia di Carlo Nigrisoli, dottor Francesco Possati. « Mi spiegò — ha ricordato — che si opponeva all'autopsia della moglie per due motivi: 1) perché l'indagine autorizzava qualsiasi sospetto; Zi perché se l'indagine avesse accertato la presenza di barbiturici sarebbero state formulate delle accuse contro di lui. Io gli ri sposi che se aveva la coscienza a posto non aveva alcun motivo per preoccuparsi». E' stata interrogata anche la madre di Iris Azzali alla quale Carlo Nigrisoli quattro giorni prima della morte di Ombretta Galeffi si rivolse con una lettera nella quale la scongiurava di intervenire presso la figlia perché non lo abbandonasse :n un momento così drammatico per lui. In quella lettera, Carlo Nigrisoli scrisse: «Forse avrei potuto fra qualche tempo sposare Iris e per questo l'avevo pregata di star con me ancora per un paio di mesi... Nella vita non ho affetto che per Iris ». L'ultima testimone della giornata è stata una ex cameriera di casa Nigrisoli, Rosanna Zetti. Ha venti anni ed è molto graziosa. Una notte, nel febbraio 1963, Ombretta Galeffi sorprese nella stanza di lei il dottor Carlo Nigrisoli. II. medico si giustificò dicendo che la cameriera aveva un forte mal di denti e gli aveva chiesto qualcosa per lenire il dolore. La signora rispose alle giustificazioni dando due schiaffi al marito. Il giorno successivo però chiese scusa alla cameriera ammettendo di essersi sbagliata. Domani saranno interrogati il prof. Pietro Nigrisoli, il padre; la signora Gina Nigrisoli, la madre; il prof. Paolo Nigrisoli, il fratello. Poi, con ogni probabilità, l'avv. Stelio Zaganelli della Parte Civile chiederà ai giudici di insistere per convincere Carlo Nigrisoli a presentarsi in aula. E non è da escludere che, dopo l'interrogatorio dei suoi genitori, il medico si decida a modificare il proprio atteggiamento. Guido Guidi

Luoghi citati: Arezzo, Bologna, Forlì, Pesaro