La scherma italiana in ripresa dopo i Giochi olimpici di Tokio di Carlo Filogamo

La scherma italiana in ripresa dopo i Giochi olimpici di Tokio La scherma italiana in ripresa dopo i Giochi olimpici di Tokio Non si è conquistata alcuna medaglia d'oro, ma i sintomi di riscossa appaiono evidenti in alcune lusinghiere affermazioni parziali - Predominio assoluto dell'Europa orientale: magiari, russi e polacchi hanno vinto tutte le gare in programma Calato il sipario sui Giochi cìi Tokio, anche nella scherma può essere utile un rapido bilancio ed uno sguardo retrospettivo, sebbene già si punti alla prossima attività internazionale: essa sfocerà nell'appuntamento iridato del luglio 19(13 a Parigi, il primo del ciclo olimpico quadriennale con meta ultima Città di Messico. Al Waseda Memoria! Hall di Tokio tre nazioni d'oltre cortina hanno fatto valere la loro superiorità in misura ancor maggiore del preristo, aggiudicandosi tutte le otto medaglie d'oro in palio: quattro all'Ungheria, tre all'Urss (più una d'argento e due di bronzo), una alla Polonia (più una d'argento ed una di bronzo). Questo nonostante il felice ritorno del- la Francia nell'arengo schermistico mondiale (dallo zero assoluto di Roma '60 alle cingile medaglie di Tokio) ed i chiari segni di ripresa dell'Italia, dopo il rapido tramonto successivo alle brillantissime affermazioni rotila ne. L'esordio tutt'altro che lusinghiero dei rappresentanti russi nei tornei individuali di fioretto maschile e femminile aveva destato sensazione, confermando i segni di declino già manifestati lo scorso anno ai « mondiali » di Danzica. La riscossa nelle prove collettive e soprattutto l'efficienza esibita nella siiada e nella sciabola hanno tuttavia dimostrato che la sellerina sovietica resta tra le piii quotate del monda, malgrado lo scarso e tardivo rinnovamento dei suoi ranghi, davvero strano con tanto materiale umano disponibile nell'Urss, La Polonia, al contrario, che in casa propria aveva dominato (sei medaglie, con primati nella spada e nella sciabola a squadre) appare alquanto ridimensionala, pur avendo portato al vertice l'uomo nuovo del fioretto, Frani:e, che ha sbarrato il cammino all'unico grande favorito, l'iridato francese Magnati. Due specialità tradizionali, il fioretto femminile e la sciabola, e una per essa quasi inedita, la. spada, hanno innalzato al più alto livello l'Ungheria, consentendole di strappare all'Unione Sovietica l'ambita coppa Ranieri messa in palio dal 1050 dal Principe di Monaco per il | maggior numero di medaglie d'oro. 1 magiari hanno avuto però anche le loro giornate contrarie, con la clamorosa eliminazione nel fioretto ad opera del Giappone e nella sciabola per merito dell'Italia: uno smacco storico questo, dopo otto lustri di | assoluta egemonia. i Questa i stata l'impresa di maggior risonanza compiuta dagli azzurri i quali in I intesto set lore, grazie a Calarese, Salvadori, Calanchi- i »i. chicca '■ Ravagnan hanno conseguilo il loro migliore risultato, affiancandosi agli spadisti Delfino, Baccuro, I Ureda. Paolucci, Pellegrina, già fregiatisi in precedenza I della medaglia d'argento. Le I nostre affermazioni colletti- ì ve superano quelle individua- i li (fa eccezione lo medaglia di bronzo di Antonella Ragno betti al sesto e al settimo po sto) soprattutto per il peso avuto nei tonici da quelle 11sorse fisiche e nervose sempre piuttosto carenti negli I azzurri. Abitiamo sfiorato ma 'aitilo, la luminista della me- I ilaglia d'oro ir parte proprio per la comprensibile discon- ' tinnita degli anziani (Delfi- ! no, Pellegrino) e i-er l'ecces¬ con Masciotta e Coloni- siva usura dei giovani (Salvadori), gli stessi che con le loro acclamate jirodezze ci avevano portati al duello decisivo per il titolo. Qualche delusione nel settore femminile, con un passo indietro rispetto al « bronzo » di Roma e timide promesse in qualche giovane fiorettista (Granieri, Pinelli. La Ragio¬ ne) nell'arma tuttora più in crisi. In complesso dunque non si è. sfigurato, tenendo conto che delle 32 nazioni in gara soltanto sette (Germania e Gran Bretagna oltre alle già citate) sono riuscite a non rientrare a mani vuote. Carlo Filogamo