L'amante Iris Azzali dice: «Carlo mi amava ma non era sincero quando mi proponeva di suonarlo»

L'amante Iris Azzali dice: «Carlo mi amava ma non era sincero quando mi proponeva di suonarlo» Drammatica deposizione al processo dei curaro (t'imputato è sempre assente) L'amante Iris Azzali dice: «Carlo mi amava ma non era sincero quando mi proponeva di suonarlo» La ragazza di Casalecchio, per 15 minuti, ha risposto con sicurezza e decisione alle domande del Presidente confermando la confessione resa in istruttoria - Ricostruiti i punti cruciali della tormentata relazione - «Ci conoscemmo nel maggio del 1961 » - Otto mesi dopo la giovane propose al medico di interrompere gli incontri - «Lui, però, minacciò di uccidersi se lo avessi lasciato. Pochi giorni dopo la moglie mi telefonò scongiurandomi di non abbandonarlo » - L'Azzali ha ammesso che fu il professionista a portarla da un medico per troncare una maternità - Il fratello di Ombretta: «Appena appresi la notizia, corsi in clinica e incontrai il padre di Carlo che mi disse: "F bene che fu sappia tutto. Tua sorella non è morta per cause naturali: o s^èjjccisa o è sfata uccisa"» - Un altro teste: «Il prof. Pietro Nigrisoli diede due schiaffi al figlio gridando: "Guarda disgraziato, l'hai uccisa" e lo colpì ancora» (Dal nostro inviato speciale) Rolognu, 26 ottobre. Iris Azzali, la ragazza che, involontariamente, sarebbe alPorigine del delitto attribuito a Carlo Nigrisoli è stata interrogata dai giudici della Corte d'Assise. Ha confermato tutto quello che aveva detto in istruttoria e che è stato già utilizzato dall'accusa per trascinare sul banco degli imputati il medico bolognese: ma, nei limiti molto ristretti delle sue possibilità, ha cercato di dare un aiuto, sia pur minimo, al suo ex amante. Carlo Nigrisoli avrebbe ucciso la moglie con una iniezione di sincurarina per sposare Iris Azzali. Questo sostengono i colpevolisti. Iris Azzali, oggi, ai giudici ha spiegato che il medico era effettivamente molto innamoralo di lei; ma ha aggiunto che non era sincero quando le proponeva di sposarla se fosse rimasto vedovo. La difesa ha mostrato di essere molto soddisfatta per avere acquisito questo elemento: ritiene di poterlo utilizzare per prospettare che non esiste in questa storia una causale del delitto, che cioè Carlo Nigrisoli non aveva alcun motivo per eliminare la moglie. La ragazza di Casalecchio è rimasta seduta oggi dinanzi alla Corte nell'aula per quindici minuti circa. Ma per lei sono stati quindici minuti di tormento. La folla premeva alle spalle per vederla e per ascoltarla. Ma Iris Azzali nient'affatto preoccupata ha affrontato la prova con energia. Ha risposto sempre alle domande del presidente con voce sicura anche quando si è trattato di fornire dei chiarimenti su particolari che avrebbe preferito non ricordare. Poi a testa alta è uscita dall'aula e non ha protestato quando è stata costretta a passare nuovamente dinanzi alla Corte e alla folta per allontanarsi definitivamente dal palazzo di giustizia. Iris Azzali conobbe Carlo Nigrisoli casualmente. Nel maggio 1961 non stava bene in salute, soffriva di un lieve esaurimento nervoso e il proprietario del mobilificio presso il quale lavorava, Giuseppe Guggia, la indirizzò dal gio vane medico, suo amico. Tornò ad incontrarlo nell'agosto dello stesso anno sempre ca sualmente. Un mese dopo, Carlo Nigrisoli uscì una sera con lei ed alcuni amici comuni, poi la riaccompagnò a casa, a Casalecchio sul Reno. Lungo la strada, in macchina, il medico le disse che era innamorato di lei, che < aveva bisogno di un amore duraturo pur essen do sposato perché dalla nascita dell'ultimo figlio tra lui e la moglie non c'era più niente*. Carlo Nigrisoli non trovò alcuna resistenza: quella notte Iris Azzali rientrò molto tardi a casa. « Successivamente — ha spiegato la ragazza — egli cominciò a venirmi a prendere quasi tutte le sere nel mobilificio dove lavoravo ». Quello di Iris ai giudici non è stato un racconto. La ragazza si è limitata soltanto a confermare quanto aveva detto in istruttoria fornendo di tanto in tanto dei chiarimenti. Nel settembre 1962 la ragazza cominciò a pensare che « una relazione del genere non ■poteva continuare in eterno senza una prospettiva di sistemazione regolare ». Propose al dott. Nigrisoli di separarsi: ma il medico dopo averle detto che praticamente era separato dalla moglie minacciò di uccidersi se lei lo avesse lasciato. Iris ebbe pietà e paura nello stesso tempo dell'uomo che le assicurava di volerle molto bene. Ma qualche mese dopo, nel febbraio 1963, si decise a rompere ogni rapporto con il suo amante. Non poteva immaginare che aveva gettato i presupposti della tragedia. «Dopo qualche giorno — ha ricordato Iris Azzali — la moglie del dott. Nigrisoli mi telefonò dicendomi che suo marito aveva tentato di uccidersi e mi scongiurò di non lasciarlo. Aggiunse anche che si sentiva in difetto nei confronti del marito verso il quale aveva dei torti ». Avv. Zaganelli (Parte Civile) — Quali torti! Iris Azzali — Non lo so: non l'Ito chiesto. Durante la telefonata non ho detto nulla, io. La ragazza da principio accettò l'invito della moglie del suo amante. Ma non per molto tempo: poi tornò sulla sua decisione. Carlo Nigrisoli reagì dicendole che si sarebbe ucciso. Le mostrò due fiale contenenti del veleno ed avvertendola che se avesse pensato di lasciarlo le avrebbe usate contro se stesso. Anzi: aggiunse che aveva compiuto un primo tentativo per togliersi la vita ma che era stato salvato dall'intervento del figlio dodicenne. Un'altra volta le mostrò una pistola e le disse: «O tu o lei: se mi abbandoni mi sparo ». La sera del 9 mano 1963 Iris Azaali e Carlo Nigrisoli si incontrarono per l'ultima volta ed il medico insistette per vederla il giorno successivo. La pietà che le ispirava quell'uomo disperatamente innamorato fu, più forte di ogni buon proposito e lei promise di andare all'appuntamento. Ma poi pensò che sarebbe stato un errore e non si fece vedere. Fu allora che Carlo Nigrisoli prese a scriverle: tre lettere in tre giorni sino alla vigilia della morte di Ombretta Gaietti. Presidente — Poi, il dott. Nigrisoli le telefonò la mattina del 15 marzo per avvertirla che la moglie era morta durante la notte. Iris Azzali — JVon telefonò a me, ma al suo amico Giuseppe Guggia. Io che lavoravo in quell'ufficio risposi casualmente alla chiamata. Presidente — Com'era con lei il dott. Nigrisoli! Iris Azzali — Normale e riservato. Ma era più bisognoso di affetto che di amore nel senso materiale. Presidente — Lei conferma che è stato il dott. Nigrisoli a farle interrompere una maternità? Iris Azzali — Confermo. Mi portò du un medico, ma non so chi sia. Presidente — Conferma che il dott. Nigrisoli l'accompagnò da un dentista spacciandosi per suo fidanzato t Iris Azzali — E' vero. Presidente — E' vero che lei aveva deciso di non spo sare il dott. Nigrisoli se fosse rimasto vedovo' Iris Azzali — Egli mi aveva detto che sua moglie stava molto male perché colpita da un tumore alla mammella. Ma io avevo deciso che non lo avrei mai sposato... Presidente — E per quale motivo f Iris Azzali — Avevo saputo che era stato sempre poco costante con le donne. Avv. Perroux (difensore) — Lei ha mai creduto sul serio al dott. Carlo Nigrisoli quando le assicurava che, una volta libero, l'avrebbe sposata? Iris Azzali — Mai. Ritenevo che fosse sincero quando diceva di essere innamorato di me. Ma non ero affatto convinta sul suo desiderio di sposarmi. Era in fondo quello che desiderava la difesa. Ma l'avv. Perroux ha insistito — Il dott. Nigrisoli le diceva mai qualcosa della moglie e dei figli? Iris Azzali — Della moglie parlava sempre con rispetto ed era molto affezionato ai figli. Non doveva essere Iris Azzali l'unica donna a cercare di fornire oggi un aiuto, sia pur minimo, a Carlo Nigrisoli. Dopo il rapidissimo interrogatorio di Paola Beccari, una signora bolognese che il medico sostituì con Iris Azzali (le dette una sovvenzione di centomila lire mensili per circa tre anni dal 1958 e da lei an¬ e dava quasi tutte le sere sino a quando non conobbe la ragazza di Casalecchio), sono state interrogate Carla Vibrazio, titolare di un negozio di tessuti; Sara Orioli, una domestica e Cornelia Farini, moglie del dott. Paolo, fratello di Carlo Nigrisoli. Ciascuna per proprio conto ha riferito elementi di cui la difesa intende servirsi durante la discussione. Le prime due hanno ricordato circostanze che potrebbero servire a sostenere la tesi del suicidio di Ombretta Galeffì; la cognata, invece, ha dato indicazioni per poter escludere che la moglie di Nigrisoli sia stata uccisa con il curaro. Carla Vibrazio. Nel suo negozio per acquistare delle tendine Ombretta Gaietti andò il pomeriggio del 12 marzo 1963. Carla Vibrazio le mostrò anche una stoffa per un vestito. Ombretta le disse: < E' meglio, signora, che lei si prepari a venire al mio funerale ». Carla Vibrazio credette che l'altra scherzasse, ma Ombretta insistette: <Ma lei sa che ho già 39 primavere? ». Sara Orioli. Era domestica ad ore in casa Nigrisoli. Il pomeriggio del 14 marzo si congedò dicendo che sarebbe tornata l'indomani, ma Ombretta le disse: « Sì, sì: sempre che ci siamo ancora ». La difesa deduce da queste due circostanze che la moglie di Carlo Nigrisoli pensava a togliersi la vita. L'accusa re- plica sostenendo invece che semmai era tormentata dal timore che il marito potesse ucciderla. Cornelia Farini. Viveva a Firenze con il marito, dott. Paolo Nigrisoli. Quando la notte del 14 marzo 1963 fu informata di quanto era accaduto corse subito a Bologna, andò in clinica, entrò nella stanza dove la cognata era morta e disfece il letto. Presidente — Notò che le lenzuola erano sporche! Signora Farini — Non ho notato nulla. Erano semplicemente sgualcite. Anche a questa circostanza, la difesa annette molta importanza. Il curaro, infatti, operando sui centri nervosi ha un effetto rilassante sui muscoli tant'è che viene usato negli interventi chirurgici come anestetico. La conseguenza, secondo la difesa, sarebbe che se Ombretta fosse stata uccisa con il curaro per quel rilassamento dei muscoli determinato dal veleno le lenzuola sulle quali riposava la signora non sarebbero rimaste così linde come sono state, invece, trovate. Presidente — Lei, signora Farini, notò altro! Signora Farini — Notai che mia cognata sul suo comodino da notte aveva un libro di Sandro De Feo dal titolo « Gii j inganni»; che nella stanza con' i genitori quella notte aveva dormito come sempre la loro ultima figlia di due anni, Anna; che Carlo era disperato per quanto era accaduto e contìnuamente abbracciava la salma della moglie. Cosa accadde net palazzo di via Malgrado nelle ore immediatamente successive alla morte di Ombretta Gaietti lo hanno riferito altri tre testimoni: il fratello della sventurata, dottor Jacopo e due clienti della clinica del prof. Pietro Nigrisoli. Jacopo Galeffl 6 un radiologo di quarantadue anni che vive ad Arezzo. Fu lui a presentare nel 1946 Carlo Nigrisoli, suo collega di Università, alla sorella Ombretta. Venne avvertito durante la notte del 14 marzo dellt disgrazia. Partì in macchina, andò a San Pietro in Bagno, svegliò i genitori, li prese con sé e arrivò a Bologna nella mattinata del 15 marzo 1963. Carlo Nigrisoli lo abbracciò piangendo e gli disse: «Ho perduto il (ilo conduttore ». Poi gli accennò ad alcuni svenimenti di cui soffriva Ombretta facendogli capire che poteva essersi uccisa. <Ho trovato nel bagno alcuni tubetti di sonnifero vuoti* — spiegò. Era convinto che sua sorel-| la fosse felice nel matrimonio. Ma d'un tratto quella mattina del 15 marzo il dott. Paolo Nigrisoli gli disse bruscamente: <E' bene che tu sappia tutto. Tua sorella non è morta per una causa naturale. O si e uccisa o è stata uccisa da Carlo». Il prof. Pietro Nigrisoli dal canto suo insistette: <E' necessario fare un'indagine. Vi sono già troppe voci in giro». Presidente — Secondo lei. cosa intendeva dire il padre del dott. Carlo Nigrisoli con Questa (rase! Dott. Gaietti — Che in giro già si diceva che mia sorella non era morta per cause naturali. « Poco dopo — ha ricordato il dott. Jacopo Gaietti in istruttoria, confermandolo oggi in dibattii: !tc) ~ qualcuno prese ad in ciré contro Curio Nigrisoli ■ s* opponeva all'autopsia ili '" moglie minaccian¬ do altrimenti di uccidersi. Sentii che un medico lo accusava di aver usato la. sincurarina, gridando fra l'altro: " Ti dovevano arrestare prima". Io sono convinto che questo medico era o il dott. Frascaroli o il dott. Saudelli ». La ricostruzione di quanto avvenne nella clinica del professor Nigrisoli dopo la morte di Ombretta Gaietti è stata proseguita da Bruna Gamberini e da Luigi Serrao: lei era in clinica per assistere suo marito che era ricoverato per un infarto; lui stava tenendo compagnia alla figlia ch'era in attesa di un bambino. Quella ricordata da entrambi fu una notte drammatica. Bruna Gamberini stava dormendo su una poltrona quando verso le 23 venne svegliata da voci concitate che provenivano dal corridoio, e dal rumore di uno schiaffo. « Mi affacciai sulla porta — raccontò in istruttoria ed ha confermato oggi — e vidi il prof. Pietro Nigrisoli aggredire il figlio Carlo urlando "Disgraziato! Cosa le hai fatto! ". Il figlio rispondeva: "Niente, niente"». Luigi Serrao invece, stava sulla soglia della stanza dove era ricoverata la figlia. < Vidi — ha detto — il prof. Pietro Nigrisoli raggiungere nel corridoio il figlio Carlo, dargli due schiaffi, trascinarlo dinanzi ad una stanza che aveva la porta spalancata e gli sentii dire: " Guarda, disgraziato. Vedi come l'hai ridotta? L'hai uccisa". E gli diede altri due schiaffi. Poi aggiunse: "Ma questo è un delinquente se ha ucciso la moglie " ». E' stato anche interrogato il proprietario di un mobilificio, Giuseppe Guggia, che presentò Iris Azzali a Carlo Nigrisoli. Si rese subito conto della vera natura dei rapporti fra i due e quando il medico gli chiese d'intervenire perché la ragazza non l'abbandonasse, lo rimproverò aspramente ricordandogli di non avere alcun diritto a tenere legata a sé una donna che da lui non avrebbe potuto sperare nulla. La mattina del 15 marzo, nelle prime ore, Carlo Nigrisoli gli telefonò e gli annunciò: «E' accaduta una disgrazia. E' morta mia moglie ». Poi gli chiese di andarlo a trovare in clinica perché aveva bisogno di conforto. Giuseppe Guggia andò nel pomeriggio: ma Carlo Nigrisoli nel frattempo era stato già fermato dai carabinieri su ordine del magistrato. Domani saranno interrogati numerosi medici che dovranno spiegare alla Corte in base a quali elementi venne presa la grave decisione di non redigere il certificato con cui si attribuiva la morte di Ombretta Galeffl ad una causa naturale. Inoltre sarà ascoltato anche il neurologo prof. Zanello di Bologna, che inutilmente cercò di evitare la tragedia suggerendo a Carlo Nigrisoli di sottoporsi alla cura del sonno e ad Ombretta Galeffl di allontanarsi subito dal marito. Ma il suo suggerimento, dato il 13 marzo 1963, non fu accettato da lui mentre lei non fece in tempo ad attuarlo: morì quando ormai si era decisa a partire. L'Accusa sostiene che Carlo Nigrisoli proprio per evitare questa partenza della moglie fu costretto ad affrettare i tempi e ad anticipare il delitto. Guido Guidi e Iris Azzali, interrogata dal presidente De Gaetano, riconosce le lettere scritte a Carlo Nigrisoli (1 Moisio) L'ex-amica di Nigrisoli, Iris Azzali, ieri subito dopo l'interrogatorio (Tel. Moisio) La Azzali, accompagnata da un avvocato, lascia l'aula dopo la deposizione (Moisio)

Luoghi citati: Arezzo, Bologna, Casalecchio, Firenze