I laburisti già al lavoro di Igor Man

I laburisti già al lavoro L'INGHILTERRA OFFRE UNA LEZIONE DI EFFICIENZA POLITICA I laburisti già al lavoro Tre giorni dopo le elezioni, con soli quattro voti di maggioranza, il governo Wilson ha cominciato ad attuare il suo programma: quello d'emergenza, per risa» nare le difficoltà economiche, e quello di fondo, per le riforme - Il ministro socialista del Lavoro ha condannato energicamente uno sciopero dei portuali; • giorni il ministro degli Esteri andrà a Washington - In patria, i laburisti cercheranno soprattutto di lottare contro la speculazione edilizia - Nei rapporti internazionali, vorrebbero ottenere dall'America la rinuncia alla «forza multilaterale», il riconoscimento di Pechino, una zona senza atomiche nel cuore dell'Europa (Dal nostro inviato speciale) Londra, 19 ottobre. La forza di Wilson è nella sua debolezza: quattro voti di maggioranza nan sono niente, tuttavia gli basteranno per governare, senza fastidi almeno sei mesi. In questo tempo egli cercherà di gettar le basi della « rivoluzione silenziosa» annunciata al paese. Sembra sia stato Attlee a consigliarlo di «agire subito — in profondità — senza rinvìi », /ter dare al suo governa un'immediata impronta; se anche fra un anno si dovessero rifare le elezioni, i laburisti si presenterebbero agli elettori con maggiore autorità e con il prestigio derivato da provvedimenti n largo respiro sociale. E Wilson non ha perso una battuta, si è messo a lavorar sodo senza nemmeno concedersi un giolito di riposo dnyio la sfibrante campagna elettorale. Il suo ministero, completato a tempo di record, siede già da oggi per far fronte alle difficoltà economiche che angustiano l'Inghilterra. Obicttivi urgenti: il consolidamento della sterlina, una politica di espansione, a lungo termine. Certo, i conservatori in ogni momento potrebbero mettere in difficoltà un governo che ha solo quattro voti di maggioranza, ma, per ora, se ne guarderanno bene per non giocarsi ogni residuo favore dell'opinione pubblica. Nessuno ignora, infatti, che il compito più difficile cui Wilson e i suoi collaboratori sono chiamati, raddrizzare la situazione economica, è la diretta conseguenza della pesante eredità lasciata dai conservatori dopo tredici ninii di amministrazione all'insegna del « benessere domestico ». Altro handicap dei tories c la pretesa di Sir Alee DouglasHome di guidare l'opposizione; ci vorrà parecchio prima che il partito possa darsi un nuovo leader, sicché contrastare i laburisti in Parlamento non sarà, sul principio, facile. Ovviamente, Wilson approfitterà della duna di miele* per cercar di rendere operanti due dei punti base, del programma laburista: nuova politica degli alloggi, incentrata sulla lotta alla speculazione edilizia mediante l'acquisto di terreni fabbricabili da parte del governo; nuova politica estera, incentrata, sulla revisione degli accordi di Nassau circa il deterrente atomico. Il tema principale della campagna conservatrice, in uno con la prosperità a ogni costo fu proprio quello di non rinunciare al deterrente, pena la degradazione a potenza di seconda classe. Il commento di Sir Alee ai «tre giorni che hanno mutato il mondo*, fu questo: * Se la caduta di Kruscev e la bomba cinese fossero scoppiate ventiquattr'ore prima del voto, noi saremmo ancora al governo e con larga maggioranza >. Non è improbabile perche l'uomo della strada nelle situazioni di emergenza si scopre una mentalità conservatrice (perciò la vittoria di Johnson in America appare pressoché scontata); ma le battaglie politiche si vincono anche con un po' di fortuna. Dice un proverbio ingle¬ se: € Nulla ha più successo del successo », e nasce da una collaudata esperienza di secoli; determinate scelte son destinate a riuscire appunto perché si verificano. Nell'intimo della propria coscienza, gl'inglesi sentono che la vittoria di Wilson, pur tanto esigua, conferma la necessità di un mutamento di rotta. L'istinto pratico finisce sempre con l'avere il sopravvento in Inghilterra. Quella che nel 191/5 apparve a molti come una follia autolesionista, l'indipendenza all'India e al Pakistan, fa parte oggi del civile ruolino di marcia d'un grande paese democratico. La «nuova frontiera* di Wilson non prescinde dal pragmatismo anglosassone, ma la «filosofìa dell'utile* (è questa la novità) non deve implicare compromessi, di nessun genere. Se n'è avuta una e a e a l i i a o prova stasera: il nuovo ministro del lavoro, Ray Gunter, ha condannato con durezza lo sciopero minacciato da sessantacinquemila portuali giovedì prossimo. Lo sciopero non è « ufficiale », nel senso che non ha l'approvazione dei sindacati: «Noi condanniamo — ha detto Gunter — un'iniziativa che è la negazione del principio del negoziato collettivo, e in fondo alla quale non vi può essere se non anarchia». L'intervento di Gunter ha scosso l'opinione pubblica, perché, di solito, in situazioni analoghe il governo non s'è mai pronunciato. Insomma Wilson sta già dimostrando di voler fare sul serio e presto, sia all'interno che in politica estera. La settimana prossima il. ministro degli Esteri, Gordon Walker. andrà a Washington. Ci andrà, « nello spirito della tradizionale amicizia*, per dirla con i commenti ufficiosi, ma deciso a non mollare d'un centimetro. Il redottore diplomatico del Guardian riferisce una sua illuminante dichiarazione: «Alla forza multilaterale preferisco continue e approfondite consultazioni con gli Stati Uniti sulla strategia militare nello scacchiere mondiale ». Altro motivo di inevitabile conflitto con gli Stati Uniti sarà l'atteggiamento verso la Cina. Non è improbabile che già alla prossima sessione dell'Onu, la Gran Bretagna appoggi l'ammissione dei cinesi. «E' un passo — afferma Gordon Walker — imposto dalla realtà di fatto e condizionerà fatalmente la Cina a'I'opinione pubblica mondial ì ». C'è ancora un terzo punto sul quale Gordon Walker e Rusk si scontreranno. I laburisti sono favorevoli alla proposta polacca di « congelamento atomico* ri, in via secondaria, a una tzana libera * nell'Europa centrale, giusto il cosiddetto piano Rapacki. In parole povere, per l'Inghilterra qualsiasi sorta di controllo atomico o di «partecipazione nucleare* concessi alla Germania pregiudicherebbero la coesisten¬ zdpdgfnslzsaWsz za, aumentando il pericolo di una guerra. I laburisti pensano che si potrà lavorare utilmente pel disarmo dando prova di maggiore elasticità in Europa: la forza multilaterale, essi dicono, non aggiungerà nulla alla sicurezza dell'Occidente, solleciterà la proliferazione nucleare, finirà con lo scontentare un po' tutti rischiando di incrinare la stessa alleanza politico-militare. E' possibile che Wilson, cedendo alle sollecitazioni di Gordon Walker e dell'aia sinistra del suo partito, decida la creazione d'un ministero del. disarmo, «capace di dare alla nostra politica estera U oonforto d'una razionale assistenza tecnica*. Non senza malanimo i conservatori attribuiscono a Wilson l'ambizione di giocare nel mondo il ruolo che fino a ieri fu di Kruscev. « Non gli fanno difetto né la forza, né la buona fede — dicono — il guaio è che gli manca quell'assoluto sprezzo del ridicolo e l'empirismo geniale che facevano di Kruscev un personaggio irripetibile e, in definitiva, positivo ». In realtà Wilson non sembra sollecitare confronti né presumere di svolgere missioni: è un uomo che guarda alle cose con la passione populista del vecchio laburismo ma, insieme, con la freddezza raziocinante del tecnocrate. E' un socialista moderno, sensibile alla lezione di Mendès-France e di Kennedty: stasera ha nominato sottosegretario al ministero della Tecnologia, retto da Cousins, il grande sindacalista, che condusse la lotta contro il moderato Gaitskell, uno scrittore che è anche uno scienziato: Sir Charles Snoie. Igor Man Il nuovo premier inglese Harold Wilson ieri durante l'incontro con la signora Bandaranaike, primo ministro di Ceylon, in visita ufficiale a Londra. Al centro la signora Mary Wilson (Telefoto «Associated Press»)