La storia del campo di Auschwitz nella pellicola di una ex deportata
La storia del campo di Auschwitz nella pellicola di una ex deportata La storia del campo di Auschwitz nella pellicola di una ex deportata Proiettato ieri a Cuneo «La fine del nostro mondo» per la rassegna sulla Resistenza - La regista polacca Wanda Jakubowska lo ha girato nel Lager dove passò gli anni della guerra (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 16 ottobre. Wanda Jakubowska, valente repista polacca, è tornata per la terza volta nel campo di concentramento di Auschwitz. Durante la guerra, vi era stata deportata: nel 1B//8, vi aveva ricostruito l'odissea propria e di decine di migliaia di sventurate compagne in un film, L'ultima tappa, presentato anche in Italia; ora, sul filo della memoria e di un romanzo dello scrittore Tadeusz Holui, vi ha girato un grande affresco con La fine del nostro mondo, con cui stasera sono proseguite le proiezioni del Festival dei film sulla Resistenza. Se nel primo film la regista aveva posto l'accento sulle sofferenze delle prigioniere di Auschwitz e sul loro tragico destino, in (juesto essa ha allargato il racconto a tutto il campo — sterminato, immenso, capace di raccogliere contemporaneamente più di centomila fra uomini e. donne — e ha cercato di rifarne la storia, che non fu soltanto di dolori e di umiliazioni, ma anche di lotte e di rivolte. Infatti, come giù nel film tedesco presentato l'altra sera 'Nudo fra i lupi di Frank Begeri il tema c soprattutto la resistenza organizzata e armata, all'interno del Lager. Là era Buclicmcald. <iui Auschwitz, ili cui i libri di Primo Levi ci hanno consegnato apocalittiche immagini. E Auschwitz, cos'i come è oggi trasformato in un agghiacciante musco, noi lo visitiamo condotti per mano da un ingegnere che iti quei luoghi fu internato per diversi anni. Attraverso il suo ricordo che ora un reticolato, ora un muro risvegliano,, ritornano le immagini di vent'anni prima, quando il protagonista, arrestato e deportato ad Auschwitz, s'ammalò di Ufo, fu. sul punto di morire, ma sopravvisse con un altro nome grazie all'aiuto di una efficiente organizzazione clandestina di', cui, guarito, egli fece poi parte. Le vicende di questo depor- foro, che dai suoi stessi coni-j pagni di lotta è costretto Od;accettare di essere nominato t/.-auói s'intrecciano con al- j/vapo», smnecciano con ai tre private: e vi e anche una *form damare poiché Cinge-\gnere ritrova nel campo lai mutile che nel frattempo, ere- dendo morto il marito, si era risposata. A'oji tutte queste vicende, e i rapporti che legano tra loro persone c gruppi, sono esposte con chiarezza, nuocendo anche il continuo al-l ternnrsi del presente con il\ passato. Ma etnei che conta,' e più interessa lo spettatore,j c come tutto confluisca nella| lucida, disperata e quasi in-1 credibile insurrezione che, perì quanto soffocata nel sangue, raggiungerà lo scopo che sii prefiggeva: la distruzione dei\ forni crematori. Nonostante gli squilibri e lei oscurità, il film ha momenti' altissimi e, soprattutto, un', accento di verità che sconvol-' ge: forse perche sappiamo] che, come la Jakubowska, nu-\ mcrosi attori e tecnici deli film sono stati deportati in quel campo a cominciare dal\ protagonista, l'attore di teatro' Ledi Skolinowski, qui al suo' esordio cinematografico. In-'somma, vent'anni dopo, i polacchi non hanno dimenticato Auschwitz. Possano non dimenticarlo anche gli altri po-1 poli, tedeschi compresi. Accolto con calorosi applau-1 .si da un pubblico come se.m-i prc folto, il film è stato preceduto nel pomeriggio da un convegno sulla Resistenza nelle varie cinematografie. Le relazioni di Riccardo Redi, Claudio Bertieri e Tino Ranieri, hanno avviato la discussione che continuerà nella mattinata di domani, mentre in serata il Festival si conclu| derà con la proiezione del Terrosita di Gianfranco de Bosio e la pri minzione dei film in concorso. Alberto Blandi
Persone citate: Alberto Blandi, Claudio Bertieri, Frank Begeri, Gianfranco De Bosio, Primo Levi, Riccardo Redi, Tadeusz Holui, Tino Ranieri, Wanda Jakubowska
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