Al processo Ippolito le arringhe in difesa degli imputati minori di Ippolito

Al processo Ippolito le arringhe in difesa degli imputati minori Al processo Ippolito le arringhe in difesa degli imputati minori L'avv. Lia conclude per il padre dell'ex segretario - L'avv. Greppi, già sindaco di Milano, parla a favore dell'ing. Suvini che si occupò delle casette di Ispra; e l'avv. Roscione per l'ing. Pantanetti, direttore di divisione del Cnen - Per tutti è stata chiesta l'assolutoria (Dal nostro inviato speciale) Roma, 15 ottobre. Seconda giornata d'arringa dell'avv. Pietro Lia per Girolamo Ippolito, padre dell'imputato principale. «Insostituibili e indiscutibili > sono, secondo il patrono, le qualità di Girolamo Ippolito: lo hanno testimoniato autorevoli personalità del mondo culturale, te-enologico e della pubblica am-ministrazione, Il reato di cui ora lo si accusa, e cioè — in concorso con il figlio — d'interesse privato in atti d'ufficio, non esiste: l'unico fine cui miravano padre e figlio fu il pubblico interesse. « Confido — ha detto nel concludere l'avvocato Lia — che voi giudici, a quest'uomo di settnntatré anni, che ha dato tante prove di attaccamento al bene comune, restituiate dignità e prestigio attraverso l'assoluzione piena ». Ora è la volta dell'ing. Luigi Suvini, che il pubblico ac cusatore ha proposto per la pena di tre anni e tre mesi di carcere e sei milioni di multa. Il nome dell'ing. Suvini ricorre frequentemente nell'affare delle casette di Ispra, quelle casette che, come ricorderete, erano destinate al personale dell'Euratom. Parla per l'imputato l'ex sindaco di Milano, avv. Antonio Greppi. Dice l'oratore: <lo non accetto la drammatizzazione della vicenda che in questa sede è stata fatta. Ci troviamo di fronte, signori del Tribunale, a un gruppo di imputati assolutamente insolito, sia se considerati singolarmentp, sia sul piano collettivo. Se c vero che sul piano della fiducia l'unione delle persone la la forza, può ben dirsi che sul piano del sospetto l'unione delle persone rispettabili fa la debolezza: debolezza, intendo, dell'accusa, che si trova dinanzi a una piccola collettività di cittadini incensurati, professionisti eccczionalmente stimati ». Suvini, dichiara il è uomo dal limpido passato morale e professionale: in tribunale, quando fu interrogato, rispose sobriamente: « ATon ho commesso peculato, né piccolo né grande ». Di che lo si accusa? D'avere ruotato intorno a Felice Ippolito, e poiché Ippolito, nella requisitoria del Pubblico Ministero, è raffigurato come l'incarnazione di tutti i mali, anche sul Suvini cade un'ombra. Lo s'incolpa d'aver preteso un canone di affitto, per quelle casette, superiore a quello corrente sul mercato. Ma questo equo canone, come lo si stabilisce? In base al costo delle costruzioni e delle aree: orbene, per compiacere alla Procura generale, che aveva tanta fretta di trascinare Ippolito a giudizio (« in nome della dea urgenza! », esclama l'oratore), i periti hanno esaminato piuttosto alla svelta le co.se, arrivando a svalutare le casette senza procedere ad accertamenti dettagliati e precisi. * Unno stati fatti dei giochi di prestigio, in quella perizia! », dice il patrono. Il valore degli alloggi eia patrono, a i o equo rispetto al canone richiesto; se poi il prof. Ippolito intese fìttarli per 500 mila lire e subaffittarli ai dipendenti dell'Euratom per 200, questo non riguarda l'imputato Suvini. Fu una determinazione del segretario generale del Cnen, suggerita dall'opportunità di comprimere il prezzo degli alloggi; di creare, insomma, un -iprezzo «politico», a favore -idell'Euratom. L'avv. Greppi, in n o : o a a ». a i i fa, al x o eel conclusione, domanda l'assoluzione piena dell'ing. Suvini. « Mi sento un intruso in questo processo, perché anche il mio patrocinato è un i)tfn<so! », ha esordito l'avv. Paolo Roscione, che difende l'ing. Fabio Pantanetti, direttore della divisione geo-mineraria del Cnen, proposto dal pubblico ministero per un anno di carcere, un milione e seicento mila lire di multa. Gli si addebita d'aver « prestato » due tecnici dell'Ente alla società « Cogemi ». Ebbene: c'è agli atti una lettera del direttore della «Cogemi» al prof. Felice Ippolito, in cui gli si chiede il « prestito » di quei due tecnici. C'è un'altra lettera di Felice Ippolito al direttore della « Cogemi », in gli annuncia che il scui i « prestito *.è concesso. E Pantanetti che | c'entra? Ha scritto, si, una lettera anche lui: l'accompagnatoria d'uftìcio alla corrispondenza Ippolito-* Cogemi ». Lo si vorrà condannarle per aver eseguito un ordine del ii i in 11 r 111111111111111111111 <> 11111 ! 1111 m 1111 ■ 111111 suo superiore? Conclusione, il patrono chiede che Fabio Pantanetti sia assolto pienamente. Domani parlerà, in difesa dell'ing. Emilio Rampolla Del Tindaro, l'avv. Stimma.

Luoghi citati: Ispra, Milano, Roma