Atleti caIvi e belle ragazze ai giochi olimpici di Tokio di Paolo Monelli

Atleti caIvi e belle ragazze ai giochi olimpici di Tokio FOLLE IMMENSE DI SPETTATORI NELLA CITTA' PIÙ' BABELICA DEL MONDO Atleti caIvi e belle ragazze ai giochi olimpici di Tokio Le gare di nuoto si svolgono in un leggero palazzo dai tetti leziosamente ondulati e arrotondati all'insti - I tuffatori si esibiscono in gare non troppo divertenti; su un piccolo televisore è possibile seguire altre competizioni - Ecco i sollevatori di pesi, protesi in uno sforzo sovrumano - La sfortunata prova dell'italiano Mannironi - Le grida del pubblico richiamano lo spettatore alla piscina ■ L'australiana Dawn Fraser fa cento metri in meno di un minuto - Seconda e terza, per pochi decimi di secondo, due giovanissime americane ■ Nell'abbraccio della campionessa il melanconico presentimento che presto le due ragazzine la sbalzeranno dal trono (Dal nostro inviato speciale) Tokio, 13 ottobre. Del modernissimo National Gymnasium ore sono venuto a vedere Ir. gare di tuffo e di nuoto, i giapponesi sono molto orgogliosi ed hanno ragione di vantarsene. Disegnato dal professe re Kenzo Tange dell'Università di Tokio, combina una struttura rivoluzionaria ed audace con alcuni tradizionali elementi dell'architettura giapponese, come i tetti leziosamente ondulati o arrotondati all'insù. Chi lo vede la prima volta, arrivandoci da una delle pratiche strade sopraelevate costruite per scavalcare il traffico sempre tumultuoso della città più babelica del mondo, più della stessa Napoli (ci sono tornato dopo quattro anni e mi pare che siano venti, tanto la vedo cambiata, assai più brutta e più americana di prima, e questo è anche il parere, dell'illustre scrittore Renici Yoscida), chi lo veda la prima volta dall'alto è indotto alle immagini più barocche, pensa ad una bustina militare, ad un coleottero, ad un canotto con la chiglia all'insù, ad una conchiglia. Ancor più ad una conchiglia è somigliante l'edificio annesso, disegnato dallo stesso professor Tange, più piccolo, che serve per gli incontri di palla al cesto, al quale le due valve della co- pertura culminano in guglia altissima come una prora di galera. Quando si è dentro nell'aula immensa, del Gymnasium, di qua la piscina di misura olimpica con otto corsie lunghe cinquanta metri, di là i trampolini elastici a tre metri dal pelo dell'acqua delle vasche e la piattaforma a dieci metri, quando si è dentro e si levano gli occhi al tetto colpisce la straordinaria leggerezza di questo, per cui un collega giapponese che è poeta, come del resto lo stesso imperatore e tutti i suoi . udditi, lo paragona a due enormi foglie scese dolcemente a posarsi sulla cimasa dell'anfiteatro. Appare veramente senza pondo, cos'i sospeso, senza un pilastro, senza un sostegno visibile. Al sommo del tetto fra foglia e foglia c'è una copertura di vetri che. col bel tempo inonda l'aula della luce del giorno; a mano a mano che questa decresce si accendono invisibili lampade fra cristallo e cristallo che suppliscono gradatamente alla deficienza, finché quando fuori è notte dentro si perpetua una splendida luce diurna senz'ombre. E una misteriosa ventilazione toglie ogni traccia di quella atmosfera umida e greve che indugia in simili luoghi. Sono venuto ieri a vedere le gare di tuffi (e ci rimasi per quelle di nuoto) perché avevo saputo che nella prima prova della mattina il diciassettenne italiano Franco Cagnotto, torinese, campione italiano di trampolino, era riuscito il primo su una schiera di ventisette poderosi concorrenti di tutti i paesi, da un portorichegno ad un coreano, da un negro della Rhodesia ad un indiano, da tre messicani a tre russi e a tre americani, ecc. Non dovrei impancarmi a giudicare, profano com3 sono, ma davvero da questi tuffi da tre metri, anche se a rovescio 0 con una capriola, non ho avuto l'impressione di una cosa divertente, ci trovavo ben poca differenza con le imprese di quegli scoccianti giovani che disturbano le nostre pacifiche piscine pubbliche, sempre su e giù dal trampolino, rovinano al basso, danno un'annaffiata di spruzzi tutt'intorno, risalgono subito al più alto piano per farsi ammirare così tracotanti e già si rituffano. Ma i competenti chissà che segreta bellezza vedono in questi tuffi olimpici; e così e i l . i i n n ù a n i giudici: che sono sette, ciascuno chiuso in una cabina ermetica per non essere influenzato dal giudizio o dalla faccia del collega, ed assegnano un voto ad ogni tuffo, un voto che va fino al dieci, che tiene conto prima di tutto del coefficiente di difficoltà dell'esercizio imposto 0 scelto dal concorrente (tuffo diritto, tuffo all'indietro, tuffo rovesciato); poi, ritengo, dalla posizione del corpo, se si sia infilato in acqua proprio a picco, se abbia tenuto bene unite le dita, se abbia avuto, chissà, durante il volo il viso sereno e non contratto. Sembrandomi dunque quest'arte noiosetta e poco varia, anche dopo gli esercizi più complicati del pomeriggio di oggi, e spentosi il necessario parteggiare per i due italiani coìicorrenti quando li vidi messi fuori gara (lo sfortunato Cagnotto dal primo posto si ridusse al terzo nella seconda gara e dopo la quarta precipitò al decimo), avrei avuto da annoiarmi se non fosse che davanti ad ogni due spettatori, ai nostri banchi della stampa, c'è una minuscola cassetta della televisione che trasmette in continuazione le vicende di altre gare che si svolgono altrove: e così fra ieri ed oggi abbiamo seguito anche fra l'altro la competizione dei sollevatori di pesi. Della categoria dei pesi piuma: che son tutti ometti di bassa statura e certo non pesano più di cinquanta, cinquantotto chili, ma i migliori di essi arrivano a sollevare sulle braccia tese un aggeggio tre volte il loro peso che ispira antipatia al solo vederlo: fatto come un assale di carro con due ruote piccole ai lati che pesano in principio una cinquantina di chili luna e vengono poi successivamente fatte più grevi con l'aggiunta di pezzi di ferro. Così dunque, grazie ai prodigi della tecnica moderna, si poteva avere doppio o triplo spettacolo: accanto alle prove dei tuffatori e dei nuotatori, gli sforzi dei sollevatori di pesi, congiunti al piccolo spettacolo personale che ognuno dà di sé, come si curvano ad esaminare l'assale e se lo blandiscono, come lo esaminano pensierosi, e come sembra ogni volta che l'enorme arnese issato in alto con pena ed angoscia debba rovinargli addosso e schiacciarli, questo spettacolo visto a dieci centimetri dagli occhi à molto più convincente del dondolio del tuffatore sull'estremo del trampolino. (Non che non ci siano rischi anche qui: oggi un giapponese al suo ultimo esercizio ricadendo all'ingiù dal balzo imprcssonli dall'asse elastico batté con la testa contro lo spigolo, precipitò come un sacco nella vasca, lo trassero fuori molto malandato, lo portarono fuori in barella; c'erano tracce di sangue vivo sull'orlo del trampolino ). Il giapponese Yoshinobu Miyake che poi vinse la gara dei pesi piuma, la prima medaglia d'oro degli ospiti, un cosino che non può pesare più di mezzo quintale, è stato un gusto vederlo con un visetto angelico che fa contrasto con i mostruosi gonfiori del petto, dei bicipiti, delle gambe; e quando si prepara ad issare il peso sopra il capo, si piega tutto all'indietro che è miracolo che non si rovesci, e leva gli occhi al cielo dei suoi dei e prega per la riuscita del colpo (in realtà riempie i polmoni d'aria). Fra i concorrenti c'era 11111111<11 <1111ri11111111111<1111M11i1111111 MT111111 Sebastiano Mannironi, cam- | pione, italiano, un atleta, pelato, che fa grato spicco fra tanti altri troppo capelluti, irsute selve annuvolanti due dita di Ironie. Andava benino, passava con disinvoltura a pesi sempre più gravi, era già in finale; quando toccò a lui di sollevare il peso di 120 chili esaminò meticolosamente l'assale, lo spalmò di talco alle estremità, misurò con la spanna della mano il luogo preciso ove mettere le mani. Poi passeggiò un poco su e giù, poi tornò a considerare il peso con odio, poi restò a. lungo immobile a. guardare innanzi a sé, poi Analmente si curvò, afferrò l'ossole con un lento gioco di dita prensili. Ed ecco stacca da terra il madornale affusto, lo porta al petto, indugia un poco, lo solleva; ma le braccia non si tendono del tutto, lascia cadere a terra l'affare e se ne va con gesto disperato. Naturalmente ho assistito anche alle prove di nuoto. E bastò l'annuncio di esse perché il pubblico che non aveva il benefìcio della televisione, si scotesse da una certa inerzia, e cominciò a chiamare per nome . campioni a mano a mano che si presentavano in accappatoi sontuosi, di bellissimi colori (molto più sobri quelli delle ragazze, e per questo più contegnose). Nella gara ■maschile dei duecento metri dorso (che suscitò nella piscina, tanto era l'impeto e 10 spasimo, un'agitata tempesta d'onde e di spruzzi fumosi) il primo, il secondo e 11 terzo posto andavano ai tre atleti degli Stati Uniti, Graef, Dilley e Ben-iett. E alla fine dei cento metri di nuoto libero per le dame (tutte ragazze giovanissime, la decano era la ventisettenne australiana Dawn Jssmrsvtsfccddlrzs Fraser), apparve che perla prima volta nelle gare olimpiche si è andati sotto il tempo di un minuto, proprio per opera della saettante Dawn Fraser, già vincitrice a Melbourne e a Roma. Ed anche la seconda, giunta quattro decimi di secondo dopo è stata sotto i sessanta secondi, l'americana Stouder. Fra le più giovani questa, sedici anni o meno, ed ha più o meno la stessa età la Ellis, terzo arrivata a ridosso, americana anche questa. Parevano due bimbe graziosissime, con la giovane madre quando si allinearono per la premiazione, fatte ancora più piccole, dagli sgabelli più bassi; la Fraser se le tenne un momento abbracciate; con sentimento d'affetto certo, ma mescolato forse ad un melanconico presentimento che queste bimbe fra quattro anni la sbalzeranno dal trono su cui siede oggi con incontestabile diritto. Dicevano i competenti stasera, che mai la Fraser ha dovuto conquistare con tanto impegno la vittoria e con tanto breve distacco. Paolo Monelli

Persone citate: Dawn Fraser, Dawn Jssmrsvtsfccddlrzs Fraser, Franco Cagnotto, Fraser, Graef, Kenzo Tange, Miyake, Tange

Luoghi citati: Citta', Melbourne, Napoli, Rhodesia, Roma, Stati Uniti, Tokio