Martin Lauer, olimpionico a Roma segue i Giochi come giornalista

Martin Lauer, olimpionico a Roma segue i Giochi come giornalista Mancano quattro giorni all'apertura della diciottesima Olimpiade Martin Lauer, olimpionico a Roma segue i Giochi come giornalista Il ventisettenne ex-atleta tedesco, al quale appartiene tuttora il primato dei 110 metri ad ostacoli, ha abbandonato lo sport nel 1961 per un infortunio ad una gamba - Scrive per un quotidiano di Amburgo e non sembra amareggiato per la sua rinuncia alle gare - Un cordiale incontro con l'azzurro Mazza (Dal nostro inviato speciale) Tokio, 7 ottobre. Il tedesco Martin Lauer, primatista mondiale dei no metri ad ostacoli, vincitore della staffetta dei velocisti ai Giochi di Roma (dopo squalifica degli statunitensi), si trova a Tokio ma non pareggerà nelle Olimpiadi. A soli ventisette anni il campione tedesco dovrà accontentarsi di seguire dalla tribuna le imprese di quelli che fino a poco tempo fa erano suoi amici e rivali. Lauer osserverà e riferirà: in Giappone c venuto con la tessera rossa di giornalista, come tanti altri ex campioni dello sport: Marcel Hansenne una volta mezzofondista di valore mondiale è ora brillante redattore del giornale sportivo francese, Herb Elliot, il più celebre corridore del mondo sul miglio, scriverà per un giornale australiano, mentre il suo connazionale Murray Rose, detentore nel nuoto di tre medaglie d'oro conquistate a Melbourne e Roma, si consolerà dell'esclusione dalla squadra dell'Australia (l'hanno eliminato perche, essendo studente negli Stati Uniti, non ha preso parte a Melbourne alle gore di selezione) raccontando in cronaca diretta ad una radio statunitense le prove in programma in piscina. Anche l'ex olimpionico inglese Crasher, l'ex calciatore argentino Mogilevski ed altri sono a Tokio per scrivere o commentare per radio o per televisione li; Olimpiadi. Alcuni di questi ex campioiii, che lianno conosciuto una grande notorietà, sono ormai al di là degli anni in cui lo sport agonistico può essere efficacemente praticato, ma Lauer c giovane, ha appena ventisette anni II suo record stabilito sei anni or sono a Zurigo con il tempo di 1S secondi e due decimi sui HO ostacoli è stato uguagliato una volta, mai battuto. Il triste destino del biondo velocista germanico c legato ad un infortunio alla gamba sinistra. Il male incominciò nel 1961. Martin cerca di non raccontare cosa accadde, si limita a negare recisamente la voce di un incidente d'auto. Lui, preciso ingegnere di Colonia, non si sarebbe mai permesso di rischiare la propria carriera sportiva guìelando a velocità pericolosa un'automobile. C'è chi parla di una caviglia distorta, chi di una infezione salita dal basso fino al ginocchio. Il fatto è che la serie di brillanti volate di Martin Lauer fu di colpo bloccata. Non per questo il campione fece una tragedia. Sarebbe estremamente sbagliata e retorica l'immagine di Lauer che piange in poltrona, contemplando i trofei e le coppe scivolati ormai per lui fra i ricordi. « Faccio ginnastica tutte le mattine come se dovessi scendere domani in pista — dice il " collega " Lauer —. E poi, vuoi una confidenza? Per poco non vestivo anche qui, come a Melbourne ed a Roma la divisa della squadra olimpica. Esistono sport praticabili stando seduti. Io amo la vela: sul Tegansee, vicino a Monaco, mi sono preparato con un " Flying Dutchman ", poi ho partecipato bene alle preolimpiche tedesche. Purtroppo un solo posto era disponibile e me l'hanno soffiato*. Pazienza. Lauer scriverà da Tokio per lo Stern di Amburgo e per Sportmagazine. Farà cronache atletiche certamente competenti. Gli hanno offerto di parlare anche di altre prove ma ha rifiutato. Sagami Bau, centro dello Yachting, è troppo lontano, e su altri argomenti di cui non si intende al cento per cento non ama soffermarsi. Così, al mattino, il « reporter Martin Laupr tessera olimpica numero 21J,.18 » combatte di buon ora al self service della Press House l'indispensabile battaglia con le cameriere, che per colazione insistono a servirti uova sode e aranciata quando si vuole un caffelatte. poi istruisce a gesti un qualche sconcertante taxista di Tokio circa l'esatta ubicazione di quel villaggio olimpico che e conosciuto in tutto il mondo ma non qui, ed infine arriva, al campo di allenamento dove i giovanissimi quasi non lo riconoscono. « E' la vita — dice con filosofia — come dite voi italiani ? Canta che ti passa. Ebbene canto anch'io. Ho inciso sei dischi, l'ultimo dei quali pare sia un buon successo. Perche' lamentarmi se questa stupida gamba fa i dispetti ad un forte atleta tedesco? », e ride. Passa l'azzurro Mazza che gareggiò con lui nella indimenticabile corsa di Zurigo, quella del record moneliàle. Stringe la mano all'italiano. € Bravo ragazzo — osserva Lauer — ma non vincerà qui a Tokio. I tre americani Willie Oavcnport, Hayes Jones e Blaine Lindgren. quello che fa lo sceriffo al suo Paese, sono troppo forti. Nota come scattano al via e la loro sgambata sugli ostacoli ». Martin Lauer guarda a lungo anche lui. Si dimentica di prendere appunti. Non e distrazione, forse sta viaggiando all'indietro col pensiero, verso il tempo glorioso delle coppe c delle mcrlaglie d'oro. p. jj. Ieri, via satellite Syncom III