Direttore di banca chiede una liquidazione di cento milioni
Direttore di banca chiede una liquidazione di cento milioni Direttore di banca chiede una liquidazione di cento milioni Per 16 anni di servizio a Cuneo - Ha già una pensione di 800 mila lire - Al momento della sua assunzione aveva ottenuto un'anzianità fittizia di 20 anni La vertenza fra l'istituto e il suo ex funzionario domani all'esame del tribunale (Dal nostro corrispondente) Cuneo, 15 settembre. Sedici anni di servizio come direttore generale di una banca: 100 milioni di liquidazione e poco meno di 800 mila lire di pensione al mese. Queste sono le cifre della vertenza che giovedì verrà discussa al Tribunale civile di Cuneo, dinanzi al quale interverranno per la prima udienza di comparizione le parti in causa. 1 protagonisti sono il dott. Francesco Occelli, già direttore generale della Cassa di Risparmio ài Cuneo (e attualmente direttore di un istituto dì credito biellese) e l'amministrazione della banca cuneese, rappresentata in giudizio dal suo presidente Ferdinando Collida. Il dott. Occelli, con citazione depositata nel giugno scorso, ha presentato una richiesta di 78 milioni e 523 mila lire oltre gli interessi (20 milioni di lire li ha già percepiti come acconto), a saldo delle spettanze per la cessazione del servizio presso la Cassa di Risparmio di Cuneo, avvenuta nell'aprile dello scorso anno per raggiunti limiti di età. « Chi era questo funzionario che con 16 anni di servizio alla Cassa — si legge nella "comparsa di risposta " dell'istituto di credito cuneese — pretende 100 milioni di liquidazione, percepisce una pensione di circa 800 mila lire mensili e che per questi pochi anni di servizio tra il percepito, il richiesto e i benefici indiretti dovrebbe incassare non meno di 350 milioni?... Che il suo stipendio non inferiore a 3 milioni e,mezzo di lire annue fosse per'quel tempo (1950) enorme non è di certo un mistero. Non vi .era suprema gerarchia delloIstato che vi pervenisse o anche (gerarchia vi pervenisse o anche] solo vi si avvicinasse ». Queste affermazioni dinio-j strano a qual punto di rottura! Cassa e il suo ex direttore. I fatti si possono così riassumere. Assunto in servizio nell'ottobre 1946 come direttore generale, il dott. Occelli — che già aveva ricevuto la liquidazione dall'istituto di credito torinese dal quale fino allora dipendeva — si fece riconoscere dall'amministrazione dalla Cassa un'anzianità di servizio fittizia di 20 anni, a tutti gli effetti. Inoltre, in aggiunta allo stipendio, ottenne un'interessenza del 2 per cento sugli utili annui della banca. Tuttavia, poiché quest'ultima concessione era in contrasto con l'art. 54 dello statuto dell'ente (il quale prescrive che i 7/10 degli utili siano assegnati all'aumento del fondo di riserva e i restanti 3/10 al fondo di beneficenza e pubblica utilità) nel 1948 la Cassa decise di adeguare lo stipendio del direttore generale al contratto collettivo di lavoro stipulato con l'Associazione bancaria italiana. Venne pertanto a cessare la corresponsione dell'interessenza del 2 per cento. Comunque, a distanza di 5 anni, il diret: tore ottenne di incassare eli utili del 1951-52, mentre nel 5b si fece liquidare anche le interessenze arretrate del quadriennio 1947-50. Ed è conteggiando le interessenze percepite fino ai 1963 (ben 9 milioni nel solo 1962!), unite alle varie voci dello stipendio dell'ultimo mese di servizio e all'anzianità convenzionale di 20 anni, che il dott. Occelli ha presentato una richiesta di indennità di anzianità che, con gl'interessi, su ,,., 'pera i 100 milioni ! Nella sua risposta la Cassa .respinge innanzitutto e riIchieste del dott. Occelli, so (fermando che con 1 avvenuta corresponsione di 20 milioni l'ex direttore ha avuto il saldo di ogni partita pendente effetto del suo collocamento a riposo. In secondo ] j ! luogo la Cassa di Risparmio rivendica la restituzione di 16 milioni e 762 mila lire per l'indebita riscossione del 2 per cento sugli utili a partire dal 1» settembre 1918, data della esecutività del nuovo contratto di lavoro del direttore generale. La Cassa ha infine presentato al dott. Occelli tutti i conti che questi avrebbe lasciato in sospeso. Innanzitutto ] milione e 260 mila lire per un palazzo eli Farigliano, di proprietà della banca e tuttora occupato dalla famiglia dell'ex direttore. Inoltre 1 milione e 900 mila lire per danni subiti dalla banca per un'operazione di sconto fatta ad una ditta di Saluzzo, di cui è contitolare il figlio dell'ex- direttore. n. m
Persone citate: Ferdinando Collida, Francesco Occelli, Occelli
Luoghi citati: Cuneo, Farigliano, Saluzzo
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