La rassegna a Torino dei cori universitari

La rassegna a Torino dei cori universitari La rassegna a Torino dei cori universitari Sette complessi di sei Paesi si sono esibiti al Teatro Carignano, in composizioni classiche e popolaresche Le osservazioni proposte dall'udizione, nel Teatro Caripnano, di sette Cori universitari italiani e stranieri rallegrano, specialmente ora che i mezzi meccanici favoriscono la pigrizia degli amatori nell'attivo avvicinamento alla musica. Chiunque abbia una nozione dell'assiduo lavoro necessario alla felice riuscita della concertazione d'un coro, e della costanza nell'impegno di giovani non professionisti, si affretta a lodare tali attività, che, oltre il loro determinato scopo, concorrono a stimolare ed elevare il tono culturale della società. Nella parte tecnica è stata notata la .sufficienza della preparazione: in massima, esattezza nell'intonazione, sia all'inizio, sia alla fine d'ogni pagina, anche intricata; sicura conoscenza della propria parte, tale da. consentire in più casi l'esecuzione a memoria; prontezza al cenno del direttore; buon addestramento vocale. Nella parte artistica e diremmo: spirituale, evidente entusiasmo e piacere di cantare, di immedesimarsi nell'intimo dell'opera d'arte, di collaborare, esclusa l'individuale fatuità. La scelta delle opere, che è un indizio del gusto, pur soggetta alle condizioni ambientali e relativa alla capacità, è parsa, in generale, degna. In breve, le Corali di Torino (direttore Roberto Goitre), di Milano (Giulio Cattin), di Lione (Guy Cornuti, hanno reso omaggio sovrattutto ai grandissimi nostri, Palestrina, Monteverdi, Marenzio, ad alcuni fra i maggiori stranieri, trascorrendo talvolta dalle tragiche espressioni alle comiche. Quella di Stoccolma (Einar Ralf), ricordati Milhaud e Villa Lobos, ha largheggiato in canti popolari nazionali. E altrettali canti sono stati recati, dopo una fugace rassegna di eccellenti cinque-seicentisti, dalla London Student Chorale (Roy Wales). Il popolaresco spesseggiava poi nei programmi del coro Technik di Bratislava (Vladimir Slujka) e nel Coro accademico dell'Università di Zagabria (Adalbert Markovic). Come accade, le composizioni amene, in ispecie le più ridanciane, sono state applaudite più delle austere (Le traduzioni dei testi stranieri, di quelle e di queste, non erano state fornite al pubblico; è forse superfluo l'intendimento delle parole nella musica %'ocale?). Le accoglienze e gli arrivederci ai laboriosi ospiti significavano la gratitudine e la stima. a. J. c.

Luoghi citati: Bratislava, Milano, Stoccolma, Torino