La «competitività nucleare» discussa da tremila studiosi di Franco Maria Malfatti

La «competitività nucleare» discussa da tremila studiosi Il convegno internazionale di Ginevra La «competitività nucleare» discussa da tremila studiosi L'impiego di centrali elettronucleari su scala industriale è ormai prevedibile per un futuro molto prossimo - Petrolio e gas naturali serviranno, in misura sempre più larga, come materia prima per le trasformazioni chimiche - I compiti dell'Italia Ginevra, settembre. In questi giorni, come è noto, si sono riuniti a Ginevra oltre tremila scienziati, tecnici, «omini politici e rappresentanti di amministrazioni pubbliche, di industrie pubbliche e private di 71 Paesi, impegnati nella partecipazione alla terza Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sulla utilizzazione della energia atomica per fini pacifici. La Conferenza è destinata ad assumere una rilevante importanza, anche perché in essa è stata sanzionata la raggiunta competitività economica dell'energia elettrica prodotta da fonte nucleare. Ciò, fin d'ora, si può rilevare sulla scorta delle autorevoli dichiarazioni rese a Ginevra da numerose personalità, tra le quali il Segretario Generale dell'Orni e il Presidente degli Stati Uniti. Quest'ultimo, anzi, nel messaggio rivolto alla Conferenza, si è espresso con singolare precisione sul problema della competitività, affermando che per le nuove centrali elettronucleari di grande potenza si può valutare un costo per chilovattore oscillante tra i } ni 16 millesimi di dollaro. Con queste dichiarazioni, il Presidente degli Stati Uniti ha avallato le previsioni di costo che in Questi ultimi tempi erano state avanzate da alcune importanti industrie nordamericane produttrici di centrali elettronucleari e che non avevano mancato di suscitare perplessità nell'amen < dello stesso governo americano. Il messaggio di Johnson a Ginevra à destinato Quindi, nella polemica sulla competitività, ad avere ampia eco, anche perché esso è confortato da conferme, che. in seno alla Conferenza, sono state espresse dai rappresentanti delle delegazioni di numerosi Paesi, tra cui Francia, Urss, Gran Bretagna. Di conseguenza, andiamo incontro ad un prevedibile accorciamento nei tempi per l'impiego su scala industriale di centrali elettronucleari. E ciò in base ai dati di economicità di progettazione, di costruzione e di gestione e non più solo in base a dati di previsione di lungo periodo sul progressivo esaurirsi delle fonti energetiche tradizionali. A quest'ultimo proposito, peraltro, deve essere sottolineata con interesse la presa di posizione a Ginevra del sovietico Emelyanov, secondo il quale lo straordinario sviluppo dell'industria chimica consiglia di prevedere per il futuro un pressoché esclusivo impiego delle fonti energetiche tradizionali (petrolio e gas naturale) per usi chimici, e di conseguenza un sensibilissimo dilatarsi del ricorso a fonti nucleari per la produzione di elettricità. In una prospettiva così ravvicinata, una parte notevole della politica nucleare sarà rappresentata dunque dalle scelte da compiere per la costruzione, noti più a titolo sperimentale, di grandi centrali elettronucleari; scelte che, particolarmente per il nostro Paese, si presentano urgenti ed impegnative, in considerazione del fatto che le nostre risorse idroelettriche sono quasi per intero utilizzate e che le importazioni di petrolio e di carbone re a medio termine di metano) incideranno sempre di più sulla nostra bilancia dei pagamenti. E' quindi realistico prevedere la costruzione nei prossimi anni di numerose centrali elettronucleari, in Italia, in Europa, in America e anche in numerosi Paesi in via di sviluppo (basti considerare, a questo proposito, le prensioni avanzate a Ginevra dal prof. Bhabha per l'India). Dovranno, pertanto, essere realizzate a breve termine, le forme migliori di incoraggiamento all'industria nazionale perché essa vi possa adeguatamente concorrere. Il problema, non ha attirato fin qui, forse, tutta l'attenzione che merita. Un indizio potrebbe essere rappresentato dalla scarsa partecipazione della nostra industria al padiglione italiano della Esposizione nucleare di Ginevra. Ma al di là di questi elementi marginali, resta il fatto che il problema può trovare una sua compiuta soluzione soltanto attraverso una organica collaborazione tra il Cnen, l'Enel e l'industria italiana interessata al settore, mediante realistici programmi di ricerca e svtluppo e forme idonee di incentivo. Condizione pregiudiziale — in Italia — è di assegnare al Cnen fondi sufficienti per realizzare organici programmi di ricerca nei settori, soprattutto, dei.reattori di potenza già sperimentati — che offre a breve termine ampie possibilità —; nonché dei reattori autofertilizzanti e della fusione nucleare controllata. Franco Maria Malfatti Deputato al Parlamento

Persone citate: Johnson