Le assurde stravaganze dell'avanguardia musicale

Le assurde stravaganze dell'avanguardia musicale Le assurde stravaganze dell'avanguardia musicale Ai Festival di Venezia si sono tentati i più audaci esperimenti : il risultato comune è la monotonia (Nostro servizio particolare) Venezia, 10 settembre. Alcune cifre, per il lettore lontano ed ignaro. In due giorni il Festival ha presentato diciassette autori e venticinque opere, divisi in cinque concerti (quattro da camera, uno sinfonico). Quattro opere erano in prima esecuzione assoluta, nove per l'Italia, e le rimanenti dodici, nuove per Venezia. (Si deve aggiungere, però, che anche molte di queste ultime risultavano sconosciute). Alla realizzazione di tutte queste musiche hanno preso parte l'Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice, l'Internationales Kammerensemble di Darmstadt, e una quindicina di solisti, fra i quali il soprano Magda Laszlo, il baritono M^rio Basiola jr., l'oboista Lothar Faber, il flautista Severino Gazzelloni, il cellista Siegfried Palm, ed infine, i due direttori Hermann Scherchen e Bruno Maderna. Ora, se accanto a tutte queste cifre, a questo massiccio schieramento, si pone in rilievo la costante diversità delle combinazioni strumentali succedutesi nello svolgimento dei cinque concerti, il lettore lontano ed ignaro può essere giustamente indotto a pensare ad una attraente varietà di soluzioni e di risultati, anche se con valori d'arte modesti. Ed invece non è cosi. La monotonia e quindi la noia qui hanno preso dimora stabile. Una noia che impietrisce, una noia che deprime, annienta, toglie ogni volontà di reazione. Torniamo rapidamente, con la memoria, ai diciassette autori, alle venticinque composizioni. Non un rilievo, non una vibrazione, una luce, si levano in questo panorama. Almeno non dalle parti riguardanti la musica contemporanea, recente o recentissima. E le citazioni, le annotazioni, le valutazioni di ordine estetico, diventano difficili, ardue o impossibili, mentre si allarga lo spazio riservato, quando si volesse farlo, alla descrizione delle stravaganze, delle assurdità, delle sciocchezze, con le quali taluni autori tentano di guadagnarsi cinque minuti di notorietà. Tuttavia, tenteremo qualche annotazione, non senza aver liberato, prima, il terreno dal le composizioni già note. Un intero concerto è stato dedicato a Luigi Dallapiccola, anzi un concerto e mezzo, con una antologia di liriche e la esecuzione dell'oratorio Job Che cosa rimane, oggi, se pure c'è stato, di valido, in tutte queste musiche? Una polverosa nobiltà, e molte, molte rughe. Assieme a Job, Hermann Scherchen ha diretto, con l'Orchestra della Fenice, una memorabile edizione della Si?tfonia n. 5 in do diesis minore di G.stav Mahler. Benjamin Britten (Ste Me ttimorphoses after Ovid, per oboe solo), Paul Hindemith (.Sona/a per oboe e pianoforte; Kammermusik n. 3, op. 36, n. 2) e Claude Debussy (Danses, per arpa e orchestra d'ar chi), inseriti in un masKiccio gruppo di composizioni festivalcsche, hanno, invano, tentato di rompere l'assedio. Ecco, ad esempio, un gruppo di composizioni per oboe accompagnato o solo. Gli autori: Wlodzimierz Kotonski con Monochromie, Johannes G. Fritsch con Madrigal triste, Heinz Holliger con Mobile, Bruno Maderna con Stucke. Due elementi cambiano: lo strumentale e la misura dell'audacia nel presentare le soluzioni più assurde. In comune l'aridità, l'astrazione, la noia. Addirittura mortale il concerto di Gazzelloni con sette novità, per flauto, accompagnato o solo. Isang Yung, Hans Ulrich Leumann, Andras Szollosy, Jorge Manuel Feixinho, hanno gareggiato in inutilità e futilità. Battuti, quanto a bizzarrie e sfrontatezze, dagli italiani Domenico diaccerò e Boris Porena. Il primo, in negativo, ha sostituito la car- ta da musica con rotoli simili a carta igienica, inducendo ilflautista a leggere, passeggia re per la sala, dare spettacolo per un monotona sketch. Il secondo, con Musica n. S-neumi, è ricorso alla marimba e al vibrafono per tentare effetti insoliti. Infine, l'ultimo concerto, serale. Ancora il coreano Yung con Loyang e lo svizzero Lehmann con Quanti I, affiancati da Gunther Bechker con Diagly phen alpha-beta-gamma. Il livellamento è apparso totale, l'automazione assoluta. Solo i'„wiTv,r, v,o ai ,.„„; 1 ultimo ha tentato di uscire da questa prigione con alcunieffetti timbrici. A Debussy e Hindemith, inseriti in questo programma, abbiamo accennato. Pessime le esecuzioni. La cronaca. E' necessaria, è utile, è indicativa? Crediamo di no. La inquinata atmosfera di setta toglie ogni significato alle accoglienze sempre favorevoli. Meglio sottolineare la scarsissima partecipazione di pubblico, fuori dagli sparuti gruppi dei clans. Giuseppe Pugliese

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