Ogni anno il Giappone investe il 30% del prodotto nazionale

Ogni anno il Giappone investe il 30% del prodotto nazionale Un rapporto dell'Oece sui progressi dell'economia nipponica Ogni anno il Giappone investe il 30% del prodotto nazionale La percentuale supera, del doppio, gli investimenti europei - Il fatto è reso possibile dall'abbondanza di manodopera qualificata, dall'aumento della produttività superiore a quella dei salari e dall'abitudine al risparmio della popolazione - Il reddito pro-capite è basso, ma in questi ultimi anni sta migliorando (Nostro servizio particolare) Par igi, 3 settembre. Di tutti i paesi del mondo — afferma un recente rappoi to dell'Oece, l'organizzazione economica per la cooperazione e lo sviluppo — il Giappone è senza dubbio quello che aumenta la produzione con il tasso d'incremento più elevato. Questo tasso è stato in media del 10,9% per anno dal 1946 al 1953, periodo nel quale, è vero, bisognava rimediare alle falle causate dalla guerra. Dal 1953 al 1962, questo tasso si è mantenuto al 9,4 %. E' stato dell'S % nel 1963, quest'anno supererà certamente il 9 %. Qual è il motore principale dell'economia giapponese? Secondo un pregiudizio comune, sarebbe l'esportazione. Il rapporto dell'Oece ristabilisce la verità: « Le esportazioni non hanno avuto un ruolo domi nante nell'espansione della do manda ». Questo ruolo dominante è tenuto dalla formazio ne del capitale, in altre parole dagli investimenti. Si tratta essenzialmente di investimenti produttivi (macchinari, ecc.), la parte degli immobili essendo meno importante che in Europa o negli Stati Uniti. L'investimento rappresentava nel 1951 il 20,3% del prodotto nazionale lordo. Questa proporzione è passata al 34,7% nel 1962 (32<7r il solo investimento produttivo contro il 16% in media per i paesi europei dell'Oece). « In termini reali — precisa il rapporto — la formazione lorda di capitale fìsso è aumentata del 320% dal 1959 al 1962, mentre il prodotto nazionale lordo progredì del \2¥/c ed i consumi privati dell'82% *. Ma quali sono le cause di questo sviluppo così rapido dell'investimento? Secondo gli autori del rapporto la causa è, essenzialmente. * l'espansione considerevole dei benefìci delle imprese». Questa a sua I volta si spiega col fatto che « la produttività della manodopera è progredita a un ritmo sensibilmente più rapido dei salai"! ». Non bisogna concludere che l'aumento dei salari sia stato particolarmente debole. Dal 1953 al 1963. l'indice delle paghe, al netto, nell'industria manufatturiera è aumentato in media del 6,5^ per anno, ciò che, tenuto conto di un aumento molto moderato dei prezzi al consumo (27,8% in 10 anni), corrisponde ad un miglioramento reale del 3.6% per anno. i Alla base stessa dell'economia giapponese si trova l'abbondanza di manodopera, dovuta ad un massiccio esodo di popolazione dai campi ed anche ad una notevole progressione demografica. Dal 1953 al 19B1, la popolazione in età di lavorare si è accresciuta di otto milioni di individui. Ci si è trovati cosi davanti ari una situazione che non può non ricordare quella dell'Italia. E come in Italia è venuto il momento in cui, stante la necessità di manodopera « qualificata » gli aumenti di salario hr^nno cominciato a superare gli aumenti di produttività. Dal 1961 i guadagni orari hanno fatto un balzo in avanti del 13.8% nel 1961. del 12,2% nel 1962 e dell'U.3% nel 1963. Questo non ha mancato di provocare un aumento inusitato delle spese per i consumi privati: nel 1963 è stato del 15.3r;,. in valore, e del 9% in volume. Basta raffrontare queste due percentuali per rendersi conto degli aumenti di prezzo avutisi. L'abbondanza d' manodopera di riserva sarebbe stata un freno piuttosto che uno stimolante dello sviluppo se il livello d'istruzione non fosse stato tale da permettere una facile utilizzazione dei giovani lavoratori Orbene, già prima della guerra tasso di istruzione dei ragazzi era piuttosto elevato: il 45 9} di essi seguiva già studi secondari completi e il 10% entrava all'Università. Un altro fattore favorisce l'investimento: l'abitudine della popolazione al risparmio. Questo risparmio è in gran parte raccolto dalle banche. Infine occorre ricordare l'ottimismo, il brio dei capi d'impresa. Dal duplice fatto che l'investimento corrisponde ad una percentuale tanto elevata rei reddito nazionale e che le imprese — soprattutto le piccole p le medie — dipendono così strettamente dalle banche per i loro mezzi di finanziamento, deriva una conseguenza importante: ogni misura restrittiva (IpI credito ha un effetto immediato Ciò spiega perché le autorità giapponesi siano state in grado di stroncare rapidamente le minacce d'inflazione perj mezxn della politica moneta ria. Non appena il pericolo è allontanato il governo ha l'a hitudine ri- riprendere subito la sua politica d'espansione. Ancora oggi le esportazioni l adpiitdmstmdtzdtnF assorbono una parte minore delle risorse che negli altri paesi dell'Oece: 1*11,3% contro i' 12,1 % in media Per di più il Giappone non ha ancora trovato nel commercio mondiale il posto che occupava prima della guerra. Si può pensare tuttavia che questo ritardo sarà -apidamente colmato. Il reddito prò capite, ricordiamolo, è ancora sensibilmente inferiore a quello delle nazioni industriali dell'Europa e dell'America: nel 1961 era stato di 554 dollari, contro 2939 negli Stati Uniti e 1545 in Francia. p. f. Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de <i La Stampa » •lIMlllllMIIIIIIIIIIIIMIlMItlllllllMtllIlllllllllllllll