Caratterizzano la figura di Cesare Merzagora l'esperienza economica e il reciso antifascismo di Cesare Merzagora

Caratterizzano la figura di Cesare Merzagora l'esperienza economica e il reciso antifascismo M 66 anni è chiamato a svolgere le funzioni di Capo dello Staio Caratterizzano la figura di Cesare Merzagora l'esperienza economica e il reciso antifascismo Esercitò a lungo importanti incarichi come dirigente di istituti di credito e industriali - Durante l'occupazione nazista fu membro del CLN - Nel 1947 De Gasperi gli affidò il dicastero del Commercio con l'Estero - Decisivo il suo apporto nella lotta contro l'inflazione - Presidente del Senato dal 1953, non ha mancato in alcuni discorsi di esprimere con leale chiarezza il suo pensiero in particolare sulle crisi extra parlamentari e sulla corruzione ROMA, lunedi mattina. Cesare Merzagora, l'uomo che 6arà chiamato tra poche ore a esercitare, sia pure temporaneamente, le funzioni di Capo dello Stato, era, da 11 anni, presidente del Senato. Fu eletto per la prima volta a quella carica il 25 giugno 1953; fu riconfermato il 12 giugno 1958 e il 15 maggio 1963. Ha 60 anni Nell'Italia post-fascista, entrò nella politica non come esponente di partito, ma come esperto di questioni economiche. Nel 1947, mentre si tro vava in Brasile, gli giunse un appello di De Gasperi, il quale 10 invitava ad accettare la carica di ministro per il Coni mercio Estero. Céra, in quel momento, bisogno di un uomo che. dal dicastero del Coni mercio Estero, fosse capace di realizzare un'abile politica va lutaria e di scambi che, inco raggiando il rientro in Italia di capitali evasi all'estero, contri buisse a frenare l'inflazione — che allora come oggi costituiva 11 maggior pericolo per l'economia italiana — e a promuovere la ripresa delle esportazioni. Do Gasperi aveva pensa to che Merzagora potesse es sere l'uomo adatto. E, presto, i risultati dell'azione del nuovo ministro del Commercio Estero gli diedero ragione. Ma chi era. allora Cesare Merzagora? Era un economi sta, amministratore di grandi aziende e di istituti di credito con, oltretutto, un limpido passato antifascista. Dopo aver partecipato, con coraggio — tanto da ottenere una promozione sul campo — alla prima guerra mondiale. Merzagora aveva preso un'aperta posizione contro Mussolini e i suoi sostenitori. Questa posizione prima di critica, e poi di lotta si rifletteva negli articoli della «Voce d'Italia», un giornale antifascista che doveva essere soppresso, dal regime, nel 1024. Con quegli articoli il futuro presidente del Senato si qualifico, esplicitamente, come nemico del regime. E il fascismo come nemico lo trattò. Dopo la soppressione della < Voce d'Italia ». Merzagora fu nominato console d'Italia a FiUppopoli. Ma ben presto gli .In .posto i'« aut aut»: o iscriversi al partito fascista, o dimettersi dall'incarico. Merzagora scelse la seconda alternativa. Lasciò il consolato di Filip popoli e tornò in Italia. Ormai, in Italia, la lotta politica non era più possibile. Da allora, per vent'anni, Merzagora si occupò soltanto di economia. Fu fino al 1927 direttore della sede di Bulgaria della Banca Commerciale, poi direttore di altri istituti bancari italiani in Romania, Grecia, Jugoslavia, Turchia, Francia, Marocco e in altri paesi. Nel 1938 gli fu affidata la direzione della « Pirelli » e successivamente fu amministratore di importanti società del gruppo Iri. Venne il '43, la caduta del fascismo. Ora Merzagora poteva tornare a occuparsi di politica. Come nei primi anni del fascismo, se ne occupò non senza rischio. Fu, infatti, a Milano posta sotto il terrore dei fascisti e dei tedeschi, membro del Comitato di Liberazione nazionale per l'Alta Italia. Terminata la guerra, dopo essere stato presidente delia Commissione centrale economica, Merzagora tornò a usare la penna che aveva messa a riposo dopo la soppressione della «Voce d'Italia». Era ancora una penna vivace, brillante. Una serie di articoli apparsi su un quotidiano milanese furono raccolti in un volume, « I pavidi », per il quale volle scrivere la prefazione Benedetto Croce. Un altro volume, «Le olimpiadi delle barbe finte» fu pubblicato ria Merzagora qualche anno dopo. Più tardi l'attività al governo prima e poi alla presidenza del Senato gli avrebbero lasciato meno tempo sia per scrivere, sia per il suo «hobby» preferito, la scultura. Tuttavia Merzagora non avrebbe più deposto la penna. E anzi, intrattenendosi con I giornalisti, più volte, sottolineò di essere stato, e di essere, « uno dei loro », con tanto di tesserino professionale. Ma torniamo all'ingresso di Merzagora nell'attività politica dell'Italia pnstfascista Al ministero del Commercio Estero egli rimase per due anni, durante il quarto e il quinto gabinetto De Gasperi E diede un contributo non indifferente alla lotta conro l'inflazione Ha amministrato un settore della macchina statale — dissero allora i suoi collaboratori — con gli stessi criteri con cui. in passato, amministrava le industrie e le banche. Si vede che il metodo era buono perché, come si è detto, l'attività ministeriale di Merzagora fu coronata da successo. Era ancora al governo quando, nel 1948. fu eletto senatore per la prima volta. Si presentò, naturalmente a Milano, nella lista democristiana, ma come indipendente. Provava — lo confessa apertamente — una specie di allergia per le tessere di partito. E più tardi, del resto, se ne avrebbe avuto conferma con le polemiche — che anche nella stessa de non trovarono sempre echi favorevoli — contro il « superpotere * dei partiti. Nelle elezioni politiche del 1948, Merzagora fu eletto con 71.894 voti. Tornò a Palazzo Madama nel 1953, e questa vol¬ ta con 73.116 voti. Fu rieletto senatore una terza volta nel 1958, e con un carico di suffragi ancora maggiore: 79.952. Il 2 marzo 1963, infine, fu nominato senatore a vita dall'allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. In queste date, in questi fatti, ci sono i contorni della biografia di Merzagora, l'uomo che assume, temporaneamente, la carica di Capo dello Stato. Ma se si vuole andare oltre i contorni, se si vuole vedere meglio ciò che più caratterizza un uomo politico — cioè le sue idee — occorrerà ricordare perlomeno tre discorsi del presidente del Senato. Discorsi che non sembrarono rivolti soltanto al Par¬ lamento, ma anche al Paese. Col primo, nell'inverno del '60, Merzagora criticò il metodo di alcuni partiti di cercare fuori del Parlamento la soluzione delle crisi dì governo. Pochi mesi dopo, nel luglio del '60, mentre il paese era scosso da manifestazioni popolari durante il governo Tambroni, egli lanciò al Parlamento e ai partiti la proposta di una tregua di quindici giorni, durante i quali, tra l'altro, tutti dovevano impegnarsi a non ricorrere alla piazza. Più recente, e quindi più noto, è il suo discorso sul dilagare della corruzione, pubblica e privata. Tali discorsi — e in particolare quello sulle -risi extra¬ parlamentari e quello sulla corruzione — non sempre ottennero generali consensi. Talvolta, e anche dai partiti democratici, non mancarono addirittura le critiche aperte all'operato del presidente del Senato. Ma nell'esercizio della sua alta carica, alla presidenza dell'assemblea di Palazzo Madama, Merzagora ha sempre ottenuto il consenso di tutti, della maggioranza e degli oppositori, soprattutto per un senso di imparzialità, per una capacità di giudicare obiettivamente le situazioni più difficili e più delicate. Mario Pinzauti