Malta è alla vigilia dell'indipendenza Come ricordano le vicende della guerra di Giovanni Giovannini

Malta è alla vigilia dell'indipendenza Come ricordano le vicende della guerra UN P1CC0I0 ARCIPELAGO FRA EUROPA E AFRICA, VX GLORIOSO PASSATO Malta è alla vigilia dell'indipendenza Come ricordano le vicende della guerra Perché gli ilaliani, nel 1940, non attaccarono l'isola? - Era quasi indifesa, disponeva di soli tre apparecchi,- li chiamavano Fede, Speranza e Carità - Riserve non ce n'erano - Eppure le nostre truppe rimasero inerti, fino a quando fu troppo tardi - E proprio a Malta si deve se, per le divisioni corazzate di Rommel, la conquista dell'Egitto restò un sogno (Dal nostro inviato speciale) La Valletta, 29 agosto. Da Qualche minuto appena abbiamo lasciato sotto di noi la casta siciliana, e pia dall'aereo scorgiamo Gozo dalle coste selvagge, e la piccola. Cornino, e Malta, rossastra distesa di pietra senz'ombra di verde, rotta soltanto ad oriente dall'azzurro del Mediterraneo che la penetra con i due autentici fiordi, in mezzo ai quali si allunga il promontorio di La Valletta. E solo attorno a questo intricarsi di terra e di mare, ecco contrapporsi al deserto del resto dell'isola una distesa di paesi e cittadine Quasi senza soluzione di continuità, dalla capitale a Floriana e ad Hamrun, da Msida a Sliema, da Morsa, a Vittoriosa. Trecentotrentamila /abitanti fanno di questo arcipelago, e soprattutto di mmmimimmmmmiiimmimi mimi» Malta die non arriva a trenta chilometri iti lunghezza ed a quindici ili larghezza, la zona più popi/luta d'Europa. Tra una ventina di giorni questo punto nero sulla carta geografica tiri Mediterraneo cesserà, dopo più di un secolo e mezzo, di essere una colonia della Corona britannica, diventerà. Stato libero ed indipendente. Sul bianco e rosso della sua bandiera spiccherà una croce: non quella antica, dei suoi gloriosi Cavalieri che quattro secoli addietro ruppero l'ondata, turca, ma la « George Cross > che ventidue anni or sono il Re d'Inghilterra conferì « all'isola-fortezza a testimonianza di un eroismo e di una devozione che resteranno a lungo nella storia ». Da questa decorazione può prendere l'avvìo un discorso sul nuovo Stato die sorge ai confini d'Italia, a cento chilometri dalla costa siciliana, perché l'indipendenza di oggi e il frutto della vittoriosa resistenza di ieri. Resistenza prima, contro noi italiani soltanto, poi anche e soprattutto contro i tedeschi. Non cV maltese, compiuti itrent'anni, che non ricordi nei minimi particolari quel mattino dell'11 giugno l'.)!,0: a meno di ventiquattr'ore dalla dichiarazione di guerra gli aerei italiani facevano la loro comparsa sul cielo di Malta. Svegliata alle sei e mezzo dui primo suono delle sirene, la gente corse alle finestre a guardare la formazione die avanzava alta nel cielo azzurro e che in quei giorni poteva ancora apparire imponente con i suoi trentacinque bombardieri scortati da diciotto caccia. Quasi sospettosi per la scarsa reazione nemica, gli aerei tricolore sganciarono le prime bombe su La Valletta, Catafratta ed Hai Far, e si allontanarono per tornare nel tardo pomeriggio. Poi, per un paio di settimane, a parte qualche ricognitore, non si fecero più. vedere. Con le prime bombe, ci HVM&i&llrimi m&qj.'itMtut-l - «*ft4»*pìi.... a&ftà'iitfepw>H»t» ' iWtfWgfrfe sfollare'txi^r%ò;He' campagne dell'isola. C'era nella popolazione, mi dicono molti, uno strano risenti- . mento contro gli italiani: a parte poche centinaia di filofascisti o sospetti tali, che furono appena possibile spediti in campo di concentramento nel cuore dell'Africa, l'assoluta maggioranza aveva assunto una posizione di saldo lealismo verso la Gran Bretagna 'e doveva dimostrarlo col sangue durante tre lunghissimi anni), ma al tempo stesso riteneva inevitabile, per non dir pacifica, una rapida occupazione da parte nostra e per settimane e mesi continuò quindi a chiedersi perché mai i fascisti dovessero ammazzare dall'aria invece che arrivare dal mare. In quella estate del 1940 sarebbero bastate poche decine di navi con qualche migliaio di uomini per far crollare l'« iso¬ la-fortezza *: c j( parere unanimi: di tutti i miei interlocutori. Presa alla gola dalla Luftwaffe, tutta protesa nella sua «battaglia di Inghilterra », la Gran Bretagna non aveva né mezzi né uomini da mandare a Malta, e se li avesse avuti non avrebbe saputo come farli arrivare nella piccola isola nel cuore del Mediterraneo, a metà strada fra le due basi di Gibilterra e di Alessandria. Se la prudenza della flotta italiana e l'audacia di quella inglese di Cunningham rendevano incerto il dominio del mare, la supremazia della Regia Aeronautica era schiacciante: contro Malta avrebbe potuto concentrare centinaia di apparecchi, senza incontrare la benché minima resistenza. Su di un relitto esposto oggi nell'Armeria del Palazzo dei Cavalieri leggo questo cartello: «Ecco Fede, unico rimasto dei tre apparecchi — Fede, Speranza e Carità — con i quali ebbe inizio la difesa di Malta ». Il giorno della dichiarazione di guerra italiana, c'erano in tutta l'isola quattro «Gloster Gladiatore, e per di più smontati: in compenso non c'era un solo pilota da caccia. Si lavorò tutta la notte e si riuscì a metterne in ordine tre ed a trovare tre persone che sapevano guidare solo dei pacifici ricognitori: e furono questi a levarsi in volo il giorno dopo contro il secondo assalto italiano. Fu abbattuta la «Speranza», danneggiata la «Carità»: non rimase, e non poteva rimanere altro, che la «Fede». Ma anche l'ultima delle tre Virtù vacilla. Gli inglesi cercano di mandare qualche aereo facendo avvicinare a Malta la portaerei « Argus » fino ai limiti dell'autonomia dei caccia: in agosto riescono a farne arrivare una dozzina, ma ai primi di novembre, su quattordici apparecchi lanciati dalla nave, nove cadono in mare per esaurimento del carburante. Du- -rtx^ttt&l'mtit-ntilàtartnel Ale- dfrérrifniitìr ronÌMe^ròito.òàme. più che probabile la caduta dell'isola, perfino Churchill si prospetta angosciato la stessa ipotesi. Il 22 settembre, nel pieno della « battaglia d'Inghilterra », trova tempo di scrivere al capo di Stato Maggiore: «A Malta le coste sono difese in media da un battaglione ogni venticinque chilometri e senza riserve degne di nota per il contrattacco, l'isola è alla mercé di qualsiasi forza di sbarco », e due giorni dopo ripete a Eden, ministro della Guerra: «. Rendetevi conto che può essere attaccata in qualsiasi momento da una spedizione italiana di venti o trentamila uomini appoggiati dalla loro flotta ». Ed ancora il 6 ottobre: «Considero Malta in grave pericolo... Appena possibile, mandiamoci almeno un battaglione ». Come i civili ed i militari ! la Luftwaffe e i suoi miglio1 ri specialisti, e furono fatti ! arrivare; alla fine del 'kl i nell'isola, anche Cliurchill appare sorpreso a mano a mano che i giorni passano e che gli italiani non si decidono a «staccare la pera matura »: ma a differenza di tutti — compreso l'Ammiragliato che durante tutta l'estate è pronto con un piano di sgombro di Malta per ripiegare su Gibilterra ed Alessandria — respinge ogni idea di rinuncia, insiste disperatamente per la resistenza ad oltranza; il 13 ottobre, quando ancora non si è riusciti a mandare nemmeno un battaglione di rinforzo, supplica il capo dì Stato Maggiore Ismay di far arrivare a Malta «almeno tre carri armati per l'effetto morale... di farne fare altri finti per ingannare l'avversario ». L'avversario non aveva bisogno di essere ingannato. Mussolini ed i suoi generali, così come erano stati pronti a sacrificare numerof^-soìéaii sulle Alpi contro '. una "Francia, ormai" vicina alla resa (e proprio per questo, come ognun sa) non pensarono minimamente ad impadronirsi con estrema facilità di quella « spada puntata contro l'Italia nel Mediterraneo » come la propaganda fascista era andata per tanto tempo definendo Malta. Per cinque mesi esatti, a. partire dal primo attacco aereo del 16 giugno, l'isola fu alla mercé delle nostre forze armate: solo Vii novembre infatti gli aerosiluranti di Cunningham colpivano Taranto, immobilizzando per almeno sei mesi mezza flotta italiana e modificando cos'i sensibilmente la situazione. Compromesso il controllo del mare, lo sbarco restava possibile dal cielo (come dimostrarono, sia pure a varo prezzo, i tedeschi l'anno dopo a Creta), ma l'impresa si faceva problematica, diventava comprensibile — cessato lo stupore per i cinque mesi di inazione — che non si tentasse di realizzarla. In dicembre poi l'improvvisa e clamorosa sconfitta di Graziagli in Libia rendeva addirittura irreale l'ipotesi di un fortunato attacco contro la base inglese nel centro del Mediterraneo. Continuarono solo i nostri aviatori a portarsi coraggiosamente, ed a cadere numerosi, nel cielo dell'isola. A Malta si respirava, i primi mesi del 191)1 furono sopportabili: i bombardamenti italiani facevano molti danni, ma poche vittime grazie ai sotterranei dei vecchi palazzi ed ai rifugi improvvisati nella roccia; il cibo razionato era appena sufficiente, e scarseggiavano medicine, vestiario, tutti i generi di prima necessità: ma, più male che bene, si poteva tirare avanti, il morale era sempre più ulto. Le ore più drammatiche e gloriose per l'isola, e nessuno poteva rendersene conto, dovevano ancora venire: proprio la sconfitta di Oraziani portava alla comparsa di Rommel e all'inasprirsi della lotta in Africa settentrionale, alla possibilità di uno sfondamento fino al Nilo. La necessità di rifornimenti massicci alle divisioni impegnate in una lotta forse decisiva riproponeva di mese in mese ai Comandi dell'Asse anche la necessità di eliminare il più pericoloso ostacolo nel cuore del Mediterraneo: Malta. L'operazione non sarebbe più avvenuta quasi senza colpo ferire come nell'estate del ':,(), certo ora sarebbe stata una strage tra gli attaccanti come tra i difensori, e l'esito poteva essere incerto. Ci voleva il fiore del- comparve per la prima volta, e di persona, nel cielo dell'isola l'uomo verso il quale tinche a più di vent'anni di distanza Malta nutre un sentimento non molto diverso da quello del cuneese o di altre zone partigiane d'Italia: il maresciallo Kesselring. Venne e lavorò da. par suo: nel giro di pochi mesi, nella estate del 7/2 Malta, estenuata dal sangue e dalla fame, non era più in grado di opporsi al grande sbarco che italiani e tedeschi dovevano ormai essere pronti ad effettuare. Tolta la freccia maltese nel fianco dell'Asse, Rommel poteva a buon diritto sognare lo sfondamento oltre il Nilo e il Medio Oriente, J'a fondo nel cuore dell'Impero inglese. Ma nemmeno nel 'Ifi l'« isola-fortezza» doveva cadere, nonostante sofferenze inaudite che non sarà inutile ricordare, che ancora oggi fanno fremere di orrore e di orgoglio gli abitanti del piccolo arcipelago, del nuovo Stato che sta per sorgere, a cento chilometri soltanto da, quella, costa, siciliana, da dove per tre anni venne a Malta distruzione e morte. Giovanni Giovannini L'atomo per la pace